12. Jealousy, jealousy

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Ana's pov

Il giorno successivo fu alquanto stancate è stressante. Mia mamma era sempre stanca, doveva dormire ogni mezz'ora, sennò non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Ezra stava morendo. Ha degli altri figli, ma non gli ha cresciuto lui. Ha sempre pensato a tutto la sua ex moglie, lui pensava soltanto a portare a casa i soldi. Quindi per lui fu un vero sforzo occuparsi di un neonato mentre la mamma dormiva.

Io invece continuavo a dover fare avanti e indietro per andare a comprare delle cose che dovevano ancora comprare. Facevo sempre un via vai tra ospedale, casa e centri commerciali. Non stavo ferma un attimo.

La maggior parte delle volte ero da sola, mentre altre volte avevo compagnia, soprattutto da parte di Penny. Non aveva molto da fare, i suoi non c'erano, così veniva spesso con me.

Thomas invece si presentò diverse volte, alcune insieme a Jason. Restavamo con noi per una mezz'ora e poi se ne andavano perché avevano degli "impegni".

Non sapevo di che impegni si trattasse, non mi interessava neanche. La cosa che più mi interessava, al momento, era la mia famiglia.

Io e Jake non avevamo ancora fatto pace. Nessuno dei due faceva la prima mossa. Di certo non ero io quella intenzionata a farla. Se avessi dovuto avrei aspettato anche settimane, ma non sarei stata io.

Lui era sempre presente in ospedale, per tutta la giornata. Stava spesso in camera con la mamma e non smetteva di andare a controllare il nostro fratellino.

A un certo punto della giornata dovemmo respingere diversi giornalisti, che volevano avere notizie su nostra madre e non se ne fregavano minimamente della privacy oppure della tranquillità. Erano due cose a loro sconosciute.

«Risponderemo a tutte le domande quando sarà il momento. Per adesso preferiamo trascorrere del tempo in famiglia.» gli disse Jake, per levarseli di torno il prima possibile.

Alla fine la giornata passò molto velocemente. Verso le otto di sera incominciai a sentirmi le gambe deboli e il corpo che non ce la faceva più a reggersi.

Ma dovevo resistere. Dovevo restare lì con la mamma, Ezra e Jamie.  Non potevo lasciarli da soli, non in un momento come questo.

Ma ovviamente mia mamma non è d'accordo con me. «Vai a casa, tesoro. Io starò bene. In più domani hai scuola, quindi devi svegliarti presto.»

Cercai di supplicarla in tutti i modi a non mandarmi a casa, anche se da un lato lo volevo veramente.

«Ci sentiamo.» le dissi infine, quando cedetti.

Lei mi rassicurò di nuovo per la millesima volta che stava bene. Poi salutai lei, Ezra e passai un attimo dal piccolino.

Entrai nella stanza dei neonati e mi diressi subito verso il mio. «Ehi, Jamie.» lo salutai con un sorriso, prima di ricordarmi che era un neonato e che non poteva capire cosa stessi facendo e in che modo.

Gli feci dei grattini sulla pancia.«Ci vediamo domani, subito dopo scuola. Okay?»

Un bacio sulla fronte al piccolo Jamie e poi scappai a casa. Jake decise di restare ancora in ospedale, sarebbe tornato più tardi. La mamma non cercò di obbligare lui, solo me.

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