20 ~Visita inaspettata~

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Camminai per le strade dell'inferno per schiarirmi la mente, mi aveva usata? Si ma per cosa? E se mi stesse prendendo in giro fin da quando ci siamo conosciuti in vita? E se conoscermi fosse stata solo una parte del suo piano?

Impossibile, lui aveva il desiderio di uccidermi, come poteva essere tutto un piano? Le domande presero vita nella mia testa, essa cominciava a farmi male.

Entrai nel solito bar, mi guardai intorno per controllare che non ci fossero persone inappropriate. Via libera. Mi avvicinai al bancone, <Una bottiglia di birra> dissi, mentre il barista mi guardava terrorizzato.

Tutti avevano paura di me, ma grazie, sei uno degli overlord più potenti. Guardai le varie persone che si trovavano nel bar, alcune scopavano sui divanetti, altre sbavavano dietro le spogliarelliste, idioti.

All'inferno non c'era altro che sesso, droga e alcool. Anche se all'ultima sono molto favorevole. Stanca di tutto quel rumore, uscì dal bar, e mi misi a camminare per le strade degli inferi.

La gente urlava spaventata, ma non per me. Una grande figura nera si aggirava lungo le vie, non riuscì a scorgerla, ma qualcosa mi diceva di dovermene andare, prima che qualcosa di brutto accadesse.

Con uno schiocco di dita aprì un varco, che mi portò nella mia vecchia casa. Tutto era come lo avevo lasciato, le tende ormai erano diventate solo un cumulo di cenere, il divano era tutto bruciacchiato, le foto erano distrutte.

Notai, però, una lettera intatta sul tavolo. Niente bruciature, ciò significava che era stata messa da poco lì. La presi in mano e vidi solo una scritta; Sono tornato, puttanella. Non riuscì a decifrare il mittente, ma capì di dovermi preparare ad ogni evenienza.

Decisi di dirigermi di corsa all'hotel e, con un gesto della mano, un portale si aprì, portando al grande salotto. Per fortuna nessuno era nei dintorni, così riuscì ad andare nella mia stanza senza farmi vedere da nessuno.

Mi misi sul letto e continuai a rileggere il foglietto, e più lo leggevo, più mi si impallava il cervello. Chi poteva essere? Ma soprattutto cosa voleva da me? Mille domande mi si intrecciarono nella testa, mandandomi in confusione.

Dovevo solo capire di chi fosse la scrittura, riguardai varie volte il pezzo di carta con sopra l'inchiostro e, una volta capito, un brivido percorse la mia schiena. <Non è possibile..> sussurrai a me stessa.

<Che cosa?> si intromise Angel, tempismo perfetto.
Per una volta la mia coscienza aveva ragione, il ragno si trovava ovunque sempre in momenti meno adatti. Nascosi di fretta il biglietto, cosicché non lo vedesse.

<Nulla, Angel> risposi con tranquillità, come se adesso non ti stesse per uscire il cuore dal petto. Zitta coscienza del cazzo!
Il campanello suonò, merda. Già, merda.
Corsi subito di sotto urlando <Non aprite la porta per nessun motivo!>, tutti mi guardarono straniti, Charlie non mi ascoltò e continuò ad avanzare verso la porta.

In un istante mi ritrovai davanti a lei, la presi per le spalle e la teletrasportai sul divano. <Ma che cazzo hai in mente?> mi attaccò subito Vaggie. <Ascoltatemi, potremmo finire nei guai se facciamo entrare la persona che c'è dietro!>.

<Ah si, mia cara? E spiegaci il perché allora> prese parola Alastor, con quel suo solito sorriso strafottente. Il campanello continuò a suonare, ripetutamente, senza fermarsi. Dopo poco si fermò, <Non è affatto un buon segno..> dissi preoccupata.

Sentì dei rumori da dietro la porta, sta per sfondarla. <Tutti giù!> urlai, ma nessuno mi diede retta. I miei occhi si fecero rossi per la rabbia, adesso stavo perdendo la pazienza. <HO DETTO GIÙ CAZZO!>, gli altri, diffidenti, si abbassarono qualche secondo prima che la porta volò.

La sua figura alta e possente.. Era lui a spaventare i demoni, quel lurido bastardo, erano anni che non lo vedevo.
<Papà..> sussurrai, <Sono tornato, puttanella.>

Flashback: 1924, New Orleans

Le mie mani erano sporche di sangue, i cadaveri della mia famiglia erano per terra senza vita, mentre il mio volto si riempì di lacrime. Qualcosa si mosse, mi avvicinai lentamente al rumore, vidi che mio padre respirava a malapena.

Mi inginocchiai davanti a lui, fece cenno di avvicinarmi, e così feci. <Ritornerò, puttanella.> quelle furono le sue ultime parole, prima di andare all'altro mondo.

Nei giorni seguenti

Mi preparai per il funerale, un grande senso di vuoto mi invase il petto, ma ero comunque soddisfatta della mia piccola opera. Tutti si misero a piangere, dispiaciuti della morte dei miei parenti. Non riuscì a controllarmi, un sorriso si espanse sul mio viso, una risata uscì dalla mia bocca.

Tutti mi guardarono stupiti dal fatto che l'unica sopravvissuta della famiglia Waller, mi cacciarono dal funerale per mancanza di rispetto. Non mi dispiacqui, non ci volevo nemmeno essere a quello stupido "evento". Beh, si, per me era un'evento, uno per far vedere a tutti cosa avevo fatto, la mia arte.

Fine flashback

Si trovava davanti a me, alto e potente, pronto a schiacciarmi come una cimice. <È un piacere, Malìa, rivederti> <Per me no> mi misi sulla difensiva, conoscendolo mi avrebbe manipolato dal primo secondo.

<Beh, se ricordi l'ultima volta che ci siamo visti..> non volevo ricordarlo, tutti si girarono verso di me, guardandomi con aria confusa. Sospirai, sconfitta, <Che cosa vuoi> chiesi acida. <Oh, te l'ho già anticipato puttanella, voglio la mia vendetta> ok, ero nella merda.

<Mamma dov'è> <In paradiso, cosa ti aspettavi? È sempre stata una santarellina che obbediva ai miei ordini, a differenza tua> stavo cominciando ad incazzarmi, come si permetteva? <La mamma era solo una stupida, si lasciava stuprare da te perché non aveva le palle di denunciarti, poi per fortuna sono arrivata io..>

Mentre pian piano finivo la frase un ghigno compiaciuto mi si formò sul volto, ricordandomi cosa avevo fatto a quel lurido verme. La mia "battuta" non gli piacque, intuì che si stesse per incazzare e mandare all'aria l'hotel.

<Tu, piccola troia>, il mio cuore si fermò a quelle parole, la rabbia iniziò a scorrermi nelle vene. I miei occhi diventarono rossi e, con un gesto, i miei tentacoli lo incatenarono al muro. <Osa chiamarmi troia un'altra volta e io ti tolgo tutti gli organi che hai in corpo>.

Mio padre mi guardò un attimo, poi si mise a ridere, non riuscendo a prendermi sul serio. <Tu? Ma fammi il piacere, chi avrai ucciso dopo la tua famiglia? Qualche rag-> <95 persone, 40 uomini, 30 donne e 20 bambini> si intromise Alastor, elencando tutta la serie di omicidi che ho compiuto in vita.

L'uomo di fronte a me non riuscì a crederci, quindi si mise di nuovo a ridere, convinto che fosse tutto uno scherzo. Con i tentacoli iniziai a fare pressione, mio padre smise di respirare. Non riuscì a trattenere il sorriso che mi si stava formando sul viso, compiaciuta nel vedere quella scena.

L'uomo iniziò ad spaventarsi, il fiato gli mancava e alcuni organi gli stavano uscendo dal petto. Decisi di lasciarlo andare, solo per compassione, e lui cadde a terra. <Se solo provi a ritornare qui, finirò il lavoro che ho iniziato> lo minacciai, lui mi guardò terrorizzato, annuì e, come se non ci fosse un domani, si alzò e si diresse verso la porta d'entrata, uscendo dall'hotel.

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⏰ Last updated: May 16 ⏰

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My Dear // Alastor x Reader (IN PAUSA)Where stories live. Discover now