22)Distanza

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28/04/2024 - Monte-Carlo
Charles Pov

Della luce, che probabilmente entra da una finestra, mi arriva dritta in faccia e mi sveglia.

Mi metto, delicatamente, a sedere.
Non sono nel mio letto, e ci metto un attimo a capire dove sono. Guardo attorno a me, e quando sul comodino vedo una foto, che ben conosco, capisco dove sono.

Ieri sera ho esagerato con alcol, e dopo essermi lamentato per tutta la sera del fatto che mi mancava mia sorella, quando mi sono sentito male, i miei amici l'hanno chiamata e mi è venuta a prendere.

Dopo essermi dato dell'idiota, per innumerevoli volte, mi alzo ed esco dalla stanza. Cammino piano per il male alla testa e per trovare un qualcosa da dire. Arrivo in cucina dove la vedo, lei è di spalle e non mi ha notato o almeno così credo.

Juliette:siediti a tavola *dice senza girarsi *.

Senza dire nulla mi avvicino al tavolo e mi ci siedo, davanti a me mi ritrovo dei pancake, del succo e della pastiglie.

Juliette:mangia e poi prendile, saranno d'aiuto per il male alla testa che sicuramente avrai *dice mentre si siede*.

Mangiamo nel più totale silenzio, ogni tanto alzo lo sguardo per guardarla, è così bella , ma a dire il vero lui è sempre sempre stata .

Charles:Mi manchi *Queste sono le uniche parole che riesco a dirle*.

Lei finalmente alza lo sguardo, e finalmente i suoi occhi incontrano i miei. Quegli occhi così belli, in cui sono sempre riuscito a trovare trovare uno sguardo gentile, ma che ora hanno tanta tristezza dentro, delusione, rancore e posso perfino notare quanta voglia in realtà lei abbia di buttarmi fuori da qui, pur di non affrontare questo discorso.

Juliette: se pensi davvero che queste semplici parole riusciranno a far passare gli ultimi cinque anni ti sbagli di grosso Charles.

Il mio nome è uscito da quella bocca sembra così sbagliato, non mi ha mai chiamato per nome tranne quando era arrabbiata con me, ma ero talmente rare quelle volte che nemmeno le ricordo.

Charles: so che non bastano, e so anche quanti nostri fratelli abbiano provato a parlarti e ci hai respinti. ma ti prego dammi la possibilità di poterti spiegare di poter affrontare questa cosa.
Juliette: affrontare cose esattamente * mi domando con aria quasi supponente* ?
Charles: sai bene cosa....
Juliette: non c'è più nulla da dire su quello, è stato tutto abbastanza chiaro quella notte.
Charles: abbiamo sbagliato e lo riconosciamo ma ti prego ti prego dacci la possibilità di scusarci.
Juliette: non c'è alcuna possibilità, quello che ho provato in questi anni non ha rimedio.

sento il suo dolore in ogni singola parola , non ha superato quello che è successo e a questo punto non credo lo farà mai.

Charles: ti capisco July, quello che hai provato non lo augurerei a nessuno ma - * lei sbatte la mano sul tavolo e da questo movimento quasi mi spaventa*.
Juliette: tu non sai nulla, tu non puoi capire nulla. Quello che ho provato non è stato come perdere papà, Jules o Anthoine, quello che ho provato è stato innumerevole peggio. Non ho perso solo il mio bambino ho perso la mia famiglia, ho i miei amici e tutti coloro che credevo di conoscere. E tutto per cosa? Perché ero incinta, perché ero stata abbandonata dal mio ragazzo, perché voi non lo potevate accettare. Non c'è più niente da dire, i fatti sono questi e nulla potrà mai cambiarli. Finisci la colazione, prendi le medicine, vatti a fare una doccia e usa i vestiti che ti ho lasciato su una sedia nella stanza ed esci da questa casa prima del mio ritorno.

Nel suo sguardo vedo solo odio, comprendo odio anch'io a me stesso. Lei si alza, prende i suoi piatti e li mette nel lavandino per poi alzarsi.
La vedo raggiungere la porta e prendere la sua borsa, che era posata su un mobile vicino alla porta.Apre la porta ed esce, prima però di richiuderla le sue spalle mi rivolge un ultimo sguardo, la vedo sospirare poi si rigira, chiude la porta e se ne va.

Io rimango lì tutto solo , finisco di mangiare e prendo le medicine che butto giù con un bicchiere d'acqua che era lì.
Mi alzo , torno nella stanza dove mi ero svegliato e noto i vestiti che aveva detto, erano miei non li trovavo da cinque anni ma sapevo benissimo che ce li avesse lei. Vado nel bagno privato che possiede la stanza, e dopo essermi tolto tutto mi butto in doccia, ripenso a tutte le parole a tutto quello che ha detto, ma non è  vero che non c'è più niente da dire, c'è ancora tanto e devo trovare il modo per parlare ancora con lei, ma non oggi e forse nemmeno domani ma un giorno riusciremo a finire tutto questo, e molto probabilmente tutto tornerà come in passato.

Finisco questa benedetta doccia e dopo essermi asciugato mi vesto , prendo tutte le cose che avevo lasciato in quella casa e me ne vado. Ma prima di chiudermi con la porta alle spalle do un ultimo occhiata, quella casa sa di lei. E così con un sorriso ama involto me ne vado.

N.A.
scusate la lunga assenza ma purtroppo tra impegni scolastici e personali non ho così tanto tempo tempo per aggiornare , spero che questo capitolo vi sia piaciuto l'ho lasciato una stellina e un commento.

Ma soprattutto  Charles e la sua famiglia riusciranno a fare pace con Juliette?

Ghiaccio// Max VerstappenWhere stories live. Discover now