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Dopo un'ora di rimuginazione su come comportarmi decisi di fare la cosa più giusta: parlare con Emily.

Lentamente scesi le scale, pensando nel frattempo a come iniziare il discorso. Non avevo idea di cosa dire e quasi me ne stavo pentendo della scelta fatta.

Così, senza pensarci due volte, mi voltai e feci per ritornare indietro nella mia stanza.

"Non ci provare" sentì sussurrare dietro di me.

Sbuffai infastidita e roteai gli occhi.

Okay, ho capito. Vado a parlarle.

Mi voltai nuovamente e mi diressi in salotto, dove trovai Emily comodamente seduta sul divano. Mi schiarì la gola per annunciare la mia presenza. Lei si voltò di scatto con gli occhi rossi e le guance umide. La guardai, un pò dispiaciuta per il mio atteggiamento, e mi sedetti vicino a lei.

Dopo molti minuti di completo imbarazzo decisi di rompere il silenzio.

"Mi dispiace" sussurrai con gli occhi bassi, puntati sul tavolino di fronte a me.

"Non devi scusarti." Fece un sorriso tirato, tirando su con il naso "Hai solo detto quello che pensavi"

Le lanciai un'occhiata di sfuggita, indecisa se annuire alle sue parole e andarmene o cercare di consolarla.

Dopo un breve momento di silenzio, sospirai stanca "Sono stata una stupida Emily. Mi dispiace e non volevo farti piangere. Non sei mia madre, è vero, ma...è come se lo fossi. Se non ci fossi stata tu in questo momento sarei rinchiusa in un orfanotrofio. Mi sono resa conto solo adesso di quanti sacrifici hai fatto per prenderti cura di me ed io da stupida egoista non ti ho mai ringraziato nemmeno una volta quindi..." deglutì imbarazzata "Quindi te lo dico adesso: grazie, davvero. Oggi è stata una giornata molto stressante e ci sei andata tu di mezzo. Non volevo gridarti contro in quel modo ma odio quando cerchi di controllare la mia vita e di renderla perfetta. Sbaglierò, questo è sicuro, però almeno voglio imparare a rialzarmi da sola senza l'aiuto di nessuno"

Lei sorrise e abbassò lo sguardo sul suo grembo.

"Faccio pena come madre." Affermò, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo "Mi dispiace se sono così opprimente con te, vorrei solo che-- che fossi come tua madre. Lei era una donna così forte, brava in tutto, responsabile e che affrontava tutto con un sorriso. Volevo solo crescerti come lei avrebbe voluto, mi dispiace se ho fatto un casino" concluse con un piccola risata triste.

Scossi la testa e la presi tra le mie braccia. Non mi capitava spesso di abbracciarla però dovevo ammettere che era una bella sensazione. Sentire il calore di un corpo contro il mio e il suo cuore battere all'unisono contro il mio petto era un qualcosa di stupendo.

"Non hai fatto nessun casino, Emily. E non è vero che fai schifo come madre. Insomma, guardami. Mi hai fatto diventare quella che sono adesso, dovresti essere fiera di te stessa" le sussurrai all'orecchio, accarezzandole la schiena e regalandole un sorriso che lei però non potè vedere.

Si staccò dal mio abbraccio e sorrise sinceramente, accarezzandomi teneramente una guancia.

"Forse hai ragione. Però voglio che da adesso in poi mi racconti tutto, dal fumare in cortile al fidanzatino segreto. Non sono tua madre ma voglio sapere lo stesso quello che succede nella tua vita. Comportati come...come se fossi una tua amica a cui puoi svelare tutti i tuoi segreti." Mi fece l'occhiolino "Ricordati solo che sono io l'adulta in questa casa"

"Sì, certo." Roteai gli occhi, con un leggero sorriso ad incresparmi le labbra "Adesso però non esagerare"

Lei semplicemente rise e si alzò dal divano "Forse è meglio che vada a preparare la cena. Tu puoi ritornare nella tua stanza, ti chiamo io quando è pronto"

My Guardian Angel //Zayn MalikWhere stories live. Discover now