Prologo

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Il traffico di Empoli quella mattina era più esasperante del solito, Elisa cercava di sfrecciare tra i vari incolonnamenti di macchine agli incrocio delle principali strade per arrivare in tempo all'uscita dell'asilo. Doveva arrivare in tempo, altrimenti le maestre lo avrebbero fatto presente alla mamma di Sveva, la bambina che ormai da mesi accudiva ogni giorno per guadagnarsi qualcosa da vivere mentre cercava un obbiettivo nella vita. Aveva già ottenuto due avvertimenti per il ritardo, e al terzo sarebbe scattata la chiamata, non poteva permetterselo, aveva bisogno di quel lavoro e soprattutto di quei soldi.
Mancava poco, giusto due svolte e sarebbe arrivata, l'orologio sul cruscotto segnava le 14:53, tirò quindi un sospiro di sollievo realizzando che probabilmente sarebbe arrivata anche in anticipo di un minuto o due.

Controllò che non arrivassero altre auto ferma accanto al segnale del del "dare precedenza" e partì in maniera grintosa, azionando prontamente la freccia per avvisare che a breve avrebbe svoltato di nuovo, infatti da lì a poco avrebbe dovuto rallentare per girare nella strada dell'asilo.
Era ad un passo dalla sua meta, quando improvvisamente avvertì un forte colpo e fu sbalzata in avanti.
Rimase per un attimo immobile con ancora entrambe le mani ancorate sullo sterzo.
Non poteva aver colpito qualcosa lei, non c'erano ostacoli davanti.

«Non ci posso credere» urlò stringendo le mani sulla cintura di sicurezza, che per fortuna era allacciata.
«No no no no no» scese di macchina per andare a vedere cosa fosse successo.
Si passò nervosamente una mano tra i suoi capelli ricci mentre si avvicinava a constatare il danno subito, sperava con tutta sé stessa che non si vedesse, che fosse un piccolo graffio che avrebbe potuto camuffare comprando qualche speciale vernice o soluzione miracolosa al negozio cinese.

Purtroppo le sue aspettative non furono rispettate, sul paraurti posteriore si era formata una rientranza piuttosto profonda, che aveva anche piegato e spezzato in un punto la carrozzeria.
Elisa imprecò sottovoce, iniziando a sentire il formicolio nelle mani dell'attacco di ansia.
Tentò per quanto possibile di fare respiri profondi, ma iniziò a camminare avanti a indietro e a mordersi le unghie.

«Porca troia» sentì una voce maschile farsi più vicina, e si rese conto che ancora non si era sincerata di chi fosse l'autore di questa disgrazia che le avrebbe rovinato la giornata, e molto probabilmente anche tutte quelle successive.

«Eh, a chi lo dici, macchina è della mi sorella, questa volta mi leva davvero dal mondo» sospirò amareggiata, mentre metteva a fuoco il ragazzo davanti a lei.
Era biondo, con i capelli leggermente più lunghi ad incorniciare i lati del viso, portava un paio di occhiali scuri ed era vestito in maniera molto casual e baggy, ma qualcosa comunque le diceva che quegli indumenti valessero più di tutto il suo guardaroba.
Osservò poi la sua auto, sembrava appena uscita da un concessionario, e a prima vista sembrava pure abbastanza costosa. E non aveva un graffio, oltretutto, forse forse una piccola ammaccatura quasi invisibile sotto ad un fanale.

«Tranquillo bro, so cosa fare in certi casi» venne raggiunto da quello che si poteva dedurre fosse il passeggero, un altro ragazzo moro con una specie di taglio mullet, i capelli nei punti rasati erano tinti di un blu e rendevano tutto l'insieme piuttosto inguardabile. Anche lui con occhiali da sole scuri un po' tamarri, si avvicinò ai due con il petto in fuori e le mani in tasca. Prontamente sfoderò anche una iqos, come se fosse una spada e dovesse difendere il suo compare come uno appena uscito dal libro dei "Tre moschettieri".

Oh mio dio dell'amico troglodita ne facevo a meno fu la prima cosa che pensò la ragazza.

«Faster, posso risolvere da solo, davvero»

Oltre ad essere un troglodita ha anche un nome di merda aggiunse dentro di sé cercando di rimanere lucida, quando tutto ciò a cui riusciva in realtà a pensare era a sua sorella mentre le infilava la testa in una ghigliottina prima di fargliela saltare definitivamente perché aveva quasi distrutto la sua macchina.

«Scusa, lascia un attimo stare il mio amico.. senti mi dispiace, è colpa mia, non avevo visto la freccia e ho accelerato.. mi sono accorto troppo tardi che stavi per girare» il biondino si tolse gli occhiali, portandoli sulla fronte e scoprendosi di conseguenza il volto. Sembrava davvero un ragazzino a scrutarlo meglio.

Wow. Un uomo che ammette le sue colpe senza essere sotto tortura, niente male.

«comunque.. se ti va bene lascio i miei dati, siamo un po' di fretta adesso, poi ci risentiamo e mi dici quanto ti devo per il danno. Non ho problemi a restituirti i soldi, senza mettere assicurazioni in mezzo, già pago troppo perché non ho 26 anni, così mi salirebbe il premio ancora di più..» iniziò a gesticolare cercando conferme nello sguardo della ragazza, che lo osservava con la bocca mezza aperta stupita da quella conversazione.

Era stato molto più facile del previsto. Era troppo facile, dove stava la fregatura?

«Allora segnati il mio numero, mi chiamo Pietro, Serafini» iniziò a dettarle il cellulare per poi dileguarsi, nel mentre che l'amico tamarro si fumava appoggiato alla macchina.

«Come so che mi stai dando il numero giusto e non mi lascerai con una macchina incidentata e nessuno da incolpare?» lo sorprese usando un tono pungente.

«Fammi uno squillo e vedrai, comunque hai pure la targa, non posso andare tanto più lontano senza essere sgamato» la rimbeccò mentre aspettava che lei facesse partire la chiamata, quando la schermata del suo cellulare si illuminò mostrando il numero di Elisa sorrise sornione e indossò di nuovo gli occhiali da sole.

Dopo aver salvato i reciproci contatti fecero qualche foto alle auto in maniera celere, sembravano avere davvero fretta di andarsene quei due. Non gliela raccontavano molto giusta sotto sotto ma almeno del numero aveva la conferma della veridicità, e se lo fece bastare, aveva da risolvere anche il problema "Sveva".

«Mi spiace Elisa, ci risentiamo, fammi sapere»

Il nome di Manuela non esitò più di tanto a comparire sullo schermo del telefono della ragazza, sapeva di essere nei guai ma questa volta la colpa non era sua.
Per fortuna la mamma della bambina si mostrò abbastanza comprensiva quando le raccontò che era stata tamponata a due passi dall'asilo, e le chiese anche se avesse bisogno di farsi vedere da un medico e che quindi andasse qualcun altro a prendere Sveva. Elisa la rassicurò, la cosa che più le premeva in quel momento non era la sua salute, anche se cominciava ad avvertire un certo dolore dietro al collo, dovuto sicuramente al colpo di frusta.

Mentre cantava una delle miriadi di canzoni dello Zecchino d'Oro - ringraziando che non fosse ancora arrivata alla fase "Me contro te" - insieme alla bimba in macchina pensò a quanto fosse surreale ciò che aveva vissuto nell'ora precedente.

Era davvero ironico come i guai la rincorressero ovunque lei andasse, sorprendendola sempre nei momenti meno opportuni.




***
N.d.A

Hello, benvenut* o bentornat* su questi schermi!
Ho fatto la pazzia, l'ho iniziata a scrivere, sapevo che in realtà non avrei resistito molto quando sarei rientrata nel giro di Wattpad.
Mi sono inizialmente trattenuta perché rispetto a ciò che leggo in giro mi sento mooolto arrugginita, ma poi qualcosa ha avuto la meglio, non saprei dire cosa.

Se vi va, fatemi sapere che ne pensate, come sempre mi fa molto piacere anche ricevere critiche o consigli.

Mai sonno || Fares Where stories live. Discover now