Two

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Qualcosa dentro di me andò in frantumi. Il cuore, la mente o forse addirittura la mia anima. Ero impietrito, non riuscivo a muovere un muscolo. Me ne stavo lì, immobile a fissare la mercenaria e quello che credevo fosse il mio sourwolf, scambiarsi quel bacio. Quel bacio che mi stava trafiggendo il petto più di quanto avrebbe potuto fare la lama di un Berserker.

Senza rendermene conto mi lasciai sfuggire un gemito spezzato, attirando l'attenzione del ragazzo.
- Stiles. Che cosa ci fai qui?- mi chiese, allontanando Braiden e piantando le iridi verdi su di me, fissandomi con uno di quegli sguardi che avevo iniziato a detestare.

- I-io...- mormorai, con voce tanto flebile che non ero sicuro mi avesse sentito.

La determinazione che divampava in me un attimo prima, era sfumata, lasciandomi dentro solo cenere, che iniziò a soffocarmi dall'interno.

-E' successo qualcosa? Ti ha chiesto Scott di venire?-. Fu Braeden a parlare. La sua voce mi giunse distorta. Bruciante come acido, mi si insinuò nella testa, quasi più letale di quella dello spirito oscuro che mi aveva posseduto qualche tempo prima. Avrei preferito mille volte di più i mormorii iniqui del Nogitsune, al suono che fuoriusciva dalle labbra che avevano osato toccare quelle del mio lupo. Come poteva rivolgermi la parola? Come poteva fare quell'espressione allarmata? Non le importava se c'era qualcosa che non andava, non le interessava sapere se Scott mi aveva mandato ad avvisarli di qualche imminente pericolo. Lei era una mercenaria e la prima cosa a cui pensava erano i soldi. Strinsi i denti, cercando di nascondere l'odio che mi aveva tinto lo sguardo, spostando gli occhi altrove. Tentai di dire qualcosa, di pronunciare una frase qualunque, ma le parole rimanevano incollate alla mia lingua.

Derek si avvicinò a me di un passo, guardandomi con aria apprensiva. Il mio cuore perse un battito e io mi riscossi. Mi voltai e corsi fuori dal loft, giù per la scalinata, fino alla mia jeep, inseguito dalla voce del licantropo che pronunciava il mio nome. Partii facendo stridere le gomme contro l'asfalto, senza guardarmi alle spalle, mentre la nebbia prendeva il posto del sole, offuscandomi la vista. Mi resi conto che in realtà non era il cielo ad essere coperto, solo quando sentii una lacrima fredda bagnarmi una guancia. Sterzai bruscamente e inchiodai su un lato della strada, sollevando nuvole di polvere. Chiusi le dita attorno al volante, fino a sbiancare le nocche, e vi posai la fronte. Ogni sussulto del mio cuore faceva male come se qualcuno mi stesse prendendo a pugni, congelandomi il respiro nei polmoni. Iniziai ad ansimare, tentando di prendere aria, senza riuscirci. Mi sentivo soffocare, annegare in una sofferenza nera e densa, da cui non ero in grado di uscire. Le lacrime continuarono a scendere lungo il mio volto, rendendo i miei occhi gonfi. Di scatto chiusi un pugno e colpii il cruscotto una,due, più volte, finché un diverso tipo di dolore non si diffuse lungo il mio braccio. Portai il polso al petto, singhiozzando forte.

Poi il mio cellulare squillò. Mi asciugai gli occhi, guardando lo schermo. Era Lidya.

 - Ciao Lidya- la salutai, sperando che non si accorgesse del tono ferito della mia voce.

- Stiles! Dove sei? Sono passata a casa tua ma non ti ho trovato!- esclamò la Banshee e io mi preoccupai della nota nella sua voce.

- Che...che succede?- domandai diffidente.

- Stiles, tuo padre è in ospedale. E' stato colpito da un colpo di pistola-. La ragazza mi avvertì con tranquillità, probabilmente per non farmi agitare. Ma non aiutò.

Riattaccai il telefono senza aggiungere altro, senza salutare la rossa e rimisi in moto la macchina, divorando l'asfalto fino all'ospedale, ancora una volta con il fiato che mi bruciava in fondo alla gola.

Fortunatamente la mia ansia si rivelò inutile, almeno in parte. Mio padre doveva essere operato per estrarre il proiettile che gli aveva penetrato una spalla, senza colpire nessun punto vitale, ma il costo di quell'intervento si sarebbe andato ad accumulare a tutte le altre spese non saldate.

- Ehi, smettila. Ero solo curioso di sapere il significato. Non siamo in gravi difficoltà- disse l'uomo, vedendo come lo stavo guardando.

Sospirai, chiudendo per un istante gli occhi, per poi tornare a fissarlo, mordendomi il labbro inferiore. - So dei nostri problemi papà. So degli esattori che chiamano per Eichen House, so dell'anticipo del dipartimento, delle carte di credito-.

- Stiles...hai rovistato tra le mie cose?- mi chiese duramente.

- Sì... certo che l'ho fatto. Sapevo che mi nascondevi qualcosa- osservai.

Lui storse la labbra in una smorfia. Iniziava ad arrabbiarsi sul serio. - Ti ho nascosto determinate cose perché non c'è bisogno che tu sappia tutto!-.

- Sì che c'è bisogno! Io devo sapere tutto, altrimenti come posso proteggerti- esclamai, con voce tremante.

Questa volta l'espressione di mio padre divenne apertamente furiosa. - E' qui che ti sbagli. Non mi devi proteggere! Io sono il genitore, tu il figlio! Ci arrivi? Genitore. Figlio- gridò, indicando prime sé stesso e poi me. - Sono io che ti proteggo-.

Indietreggiai, scuotendo la testa e lasciandomi cadere sulla poltrona che c'era di fianco al letto dell'ospedale. - Ci dovremmo proteggere a vicenda- mormorai.

I lineamenti del suo viso si distesero. - Ehi, andrà tutto bene-.

- E come fai a saperlo?-.

La bocca gli si piegò in un leggero sorriso. - Non lo so, ma l'effetto della morfina sta iniziando... e al momento non sono affatto preoccupato-. La sua testa ricadde sul cuscino, mentre chiudeva gli occhi, lasciandosi andare al sonno con un sospiro.

Guardai il volto rilassato di mio padre, ma con la mente ripensai a tutto quello che stava succedendo. I debiti. I Berserker. Kate Argent. La lista. E... Derek. Per l'ennesima volta il vuoto freddo s'insinuò dove avrebbe dovuto esserci il mio cuore, ma non era solo a causa di Braeden la str... mercenaria. Era anche per colpa mia, perché ero stanco. Stanco di essere quello debole del gruppo, stanco di sentirmi così inutile e mortale. Con tutto quello che dovevamo affrontare, con tutto quello che stava alle costole del branco, sarei potuto morire, lasciando solo mio padre. E io invece, riuscivo a pensare solo a Derek, al dolore che mi stava procurando e che mi faceva credere che la morte, forse, non sarebbe stata una cosa tanto male.


 


Remember MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora