Perche mi fai questo?

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Maya:
Da quando papà ha mandato Grazia da scuola è sempre più distaccata da me, ho una paura che la posso perdere, ieri mi ha staccato in faccia, mi manca il nostro vecchio rapporto perché adesso fa così?
Oggi volevo tanto vederla ma no, mi ha anche attaccato in faccia...
Mi fa stare così tanto male quando fa così...
E se mi stesse tradendo?
E se si stesse stancando di me?
Volevo andare ha casa sua ma avevo paura di ciò che potevo trovarmi... e se ad aspettarmi ci fosse un uomo?
Ho un'altra donna?
Perché mi tratta così?
Misi da parte i miei mille pensieri e senza dirle niente andai da essa.
Mi accompagnò mia madre da lei quindi ci stesi poco ad arrivare
*suono il campanello*

<<chi è?>>
<<Grazia sono Maya>>
Calò il silenzio per una frazione di secondi poi mi aprii.
Presi l'ascensore 

<<che ci fai qui?>>
<<dobbiamo parlare Grazia>>
Alle mie parole lei si irrigidì
Con un tono proucupante
Mi disse
<<prego, entra>>
Ci accomodammo nel suo divano
<<cosa è successo tesoro?>>
<<cosa ti prende in questi giorni?>>
Lei palesemente preoccupata
Si asciugò le mani sulle ginocchia e incomincia a parlare
<<cosa devo avere piccola?>>
<<sei distante in questi giorni>>
<<Maya che dici>>
<<quello che senti gra>>
Dissi secca.
Lei sospirò e quello che mi dice mi crollo di nuovo il mondo
<<Maya senti... forse è meglio che ci prendiamo una pausa, e meglio che per un bel po ci allontaniamo...
Forse fino hai 18 anni...>>
Io scioccata e agitata
<<perche? Cosa ho sbagliato?>>
<<tu nulla, anzi tu sei perfetta non vorrei mai separami da te ma dobbiamo..., ora ti prego di andartene, e troppo rischioso>>
<<ma perché? Perché così di bello e buono?>>
<<Maya ti prego...>>
<<no! Mi devi delle spiegazioni!>>
<<Maya per favore...>>
Disse trattenendosi le lacrime hai gli occhi ma cosa le prendeva?
<<centra mio padre?>>
Calò lo sguardo e mi ridisse di andarmene
<<rispondi Grazia!!>>
<<SI MAYA SI. CENTRA TUO PADRE, TUO PADRE MI HA MINACCIATA DI MANDARMI IN GALERA!>>
<<ma... e tu credi a lui?>>
<<Maya ti prego ora basta vai via, e meglio che stiamo lontani.>>
Con le lacrime hai occhi me ne andai senza nemmeno guadarla in viso...
Perché mi faceva questo?
Da quando le importava degli altri?
Mi faceva male sopportare tutto quel dolore.
Chiamai mia madre che mi venne a prendere immediatamente, le spiegai tutto e lei si incazzo tanto con mio padre, non le importava dell'orario e chiamò mio padre per rimproverarlo ma quando stavo per salire le scale di casa mia non vidi un gradino per gli occhi lucidi e caddi a terra e dopo tutto buio...
Al mio risveglio mi ritrovai con una gamba ingessata e la testa che mi pulsava forte
Ero sola in stanza non c'era nessuno era sera tardi, erano le 22:24 quando ripresi la lametta in mano dopo tanto tempo... mi tagliai.
Non potevo accettare più quel dolore, non potevo accettare che la donna che amavo fosse andata via con il primo contrattempo...
Perché mi fa questo?
Mi ha detto che mi amava, ma se mi amava perché è andata via?
Non contai di quanti me ne fossi fatta, ero distrutta il giorno dopo mia madre senza che se ne accorgesse dei tagli mi accompagnò ha scuola, entrai ma quando vidi che se ne era andata uscì da scuola e me andai in un boschetto fuori città, mi misi sotto l'albero preferito e piansi, piansi così forte...
Fino ad un certo punto sentì toccarmi la spalla mi girai di scatto ma non c'era nessuno, poi la sentì
<<non piangere gioia, ti assicuro che tutto ciò finirà molto presto e lui la pagherà molto cara, vai ha scuola però stai attenda a lui, e malvagio ti proteggerò io, ma ti prego farlo per me e per tua madre orsacchiotta>>
Era chiara...
Solbazzai immediatamente in piedi mi girai in torno e la intravidi per pochi secondi, poi sentì sussurrarmi all'orecchio
<<vai>>
E nuovamente mi sentì toccare la spalla destra.
E così andai ha scuola, erano le 8:55 quando sono entrata a scuola e lo vidi, lo fulminai con lo sguardo e lui mi rivolse un sorriso perfido.
Non ce l'ha facevo a stare in quella scuola, tornai indietro e feci per andare all'uscita
<<hey signorina dove credi di andare?>>
<<non rompermi i coglioni Carlo>>
La gente attorno a noi mi iniziarono a guardare sconvolti e iniziarono a sussurrasi qualcosa.
<<come ti permetti?>>
Urlò lui mentre io scappai da scuola
Lui mi rincorse fino al cancello ed infine mi prese per il braccio
<<non permetterti mai più di rispondermi così brutta ragazzina viziata>>
<<brucia bastardo.
E non azzardarti mai più a toccarmi!
Io qui non ci metterò più piede>>
Dissi mentre mi liberavo bruscamente dalla sua presa
<<sta zitta che ti ho solo salvata da quella, sei ancora troppo piccola ma poi capirai che tutto questo è sbagliato, tutto questo è contro natura>>
<<contro natura ci sei tu coglione, brucia all'inferno!!
Non meriti un cazzo ti odio figlio di puttana>>
Lui a quel punto mi diete uno schiaffo.
Il suono dello schiaffo mi rimbomba nelle orecchie, e per un attimo tutto si ferma. Il viso mi brucia, ma è niente in confronto a quello che sento dentro. Anni di dolore, rabbia e silenzi non detti mi esplodono nel petto. Lo guardo, incapace di credere che abbia avuto il coraggio di alzare la mano su di me, proprio lui, mio padre, colui che mi ha abbandonata per così tanto tempo.
Il respiro mi si blocca in gola, poi qualcosa si spezza. Senza pensare, senza fermarmi, mi scaglio contro di lui con tutta la furia che ho accumulato negli anni. I miei pugni colpiscono il suo petto, il suo viso. Lo colpisco con tutta la forza della mia rabbia, ogni colpo un grido che non sono mai riuscita a tirare fuori. Sento il sangue sulle mie nocche, vedo il suo viso spaccarsi sotto i miei colpi. Lui cerca di difendersi, di alzare le mani, ma è inutile. Non posso fermarmi. Ogni colpo che gli do è per ogni giorno in cui mi ha ignorata, per ogni volta che mi ha fatto sentire invisibile.
Non mi fermo finché il suo sangue non imbratta le mie mani, e anche allora, non sento sollievo, solo un vuoto più grande.
Il mio respiro è affannato, come se avessi corso per ore, ma sono ferma. Le mani tremano, ancora chiuse a pugno. Mio padre è lì, disteso a terra, il volto sporco di sangue e lacrime. Non l'ho mai visto così vulnerabile.
Un senso di colpa mi travolge, come un'onda fredda che mi paralizza. Cosa ho fatto? Non posso cancellare quello che è successo. Ogni pugno che gli ho dato mi pesa addosso ora, e non c'è modo di riprendermelo. Vorrei urlare, chiedere scusa, ma le parole non escono. Resta solo il silenzio.
Il silenzio è peggiore della rabbia.
Peggiore di qualsiasi schiaffo.
In quel momento realizzo che non posso più scappare da ciò che provo. Non posso continuare a ignorare il dolore che mi ha fatto accumulare dentro per tutti questi anni. Ma ora che ho riversato tutta la mia rabbia su di lui, cosa mi resta? Mi sento più sola che mai.

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