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Marzo 2010

New York City

Io e Benjamin iniziammo a vederci spesso, soprattutto in seguito alla mia decisione di trasferirmi a New York City definitivamente dopo un paio di settimane passate a casa di Taylor.

Mia sorella Eloise si trasferì poco dopo di me, insieme a suo marito Hayes. I due avevano celebrato un matrimonio riservato, solamente con i familiari più stretti, e avevo avuto l'occasione non solo di rivedere la mia famiglia e presentare Lilith a tutti, ma anche di far conoscere Ben. Terminata la luna di miele, si trasferirono subito a Manhattan, senza battere ciglio. "Così possiamo aiutarti con Lilith!" mi aveva detto Eloise poco tempo prima e la promessa fu mantenuta. Non mi avevano mai fatto impazzire le babysitter, e l'idea che Lilith avrebbe passato le giornate con mia sorella semplificava di gran lunga le cose.

Dopo l'università di belle arti, Eloise aveva deciso di dedicarsi alla pittura a tempo pieno, quindi non fu un problema per lei prendersi cura di mia figlia nei momenti in cui ero troppo occupata con il lavoro.

I paparazzi diventarono routine per me: a tour terminato iniziai a uscire spesso, sia con Benjamin che con Taylor e il suo gruppo di amiche, tutte modelle e attrici. Pian piano imparai ad abituarmi ai flash accecanti che mi assalivano ogni volta che entravo o uscivo da un locale, ma la disinvoltura che vedevo sempre in Taylor era ancora molto lontana da me.

Anche a Ben non sembrava importare essere seguito ovunque e forse fu questo l'incentivo di cui avevo bisogno per sciogliermi più in fretta. La notizia della nostra relazione si diffuse in un batter d'occhio: le riviste parlarono solo di noi per mesi e nelle interviste ci chiedevano solo dell'altro.

Insieme alla notizia della mia nuova fiamma nacquero numerose speculazioni sull'identità del padre di Lilith. Non ci diedi molta attenzione, soprattutto perché nessuno era ancora riuscito a collegarmi ad Alex. Il problema? Prima o poi sarebbe venuto fuori e io non ero per niente pronta.

Un giorno o l'altro, qualcuno avrebbe connesso i puntini: anche se il mio nome non era accreditato nel primo album dei Sunset Parade, io e la band vivevamo abbastanza vicini ed eravamo andati nello stesso liceo. Inoltre, anche se mio fratello aveva lasciato la band, aveva comunque registrato il loro primo album, uscito molto prima della rottura e del mio trasferimento a Londra.

La questione mi tolse il sonno per settimane: come nascondere un segreto del genere? Come non volevo essere collegata ai Sunset Parade quando io e Alex stavamo insieme, il mio ultimo desiderio al mondo era di esserlo dopo tutto quel tempo, quando neanche ci parlavamo.

Non vedevo Alex da un anno ormai e contattarlo era fuori questione per me. Phillip mi aveva raccontato che i ragazzi avevano appena fatto uscire il loro secondo album, ma tra un impegno e l'altro non mi ero mai presa un momento per mettermi seduta e ascoltarlo.

Era un giorno di metà marzo quando mi decisi a prendermi un pomeriggio libero per ascoltare il nuovo disco dei Sunset Parade. Benjamin era fuori città per finire le riprese di un film: occasione perfetta per un attimo di tranquillità senza domande a cui non avevo voglia di rispondere. Chiesi a Natalie di comprare un cd senza farsi vedere dai paparazzi e consegnarlo a casa mia e alle tre di pomeriggio in punto iniziai l'ascolto.

L'album si intitolava The Back of my Hand e doveva parlare della differenza tra Nottingham e Los Angeles, città in cui la band si era recentemente trasferita. Non mi ci volle molto per capire che parlava di ben altro:

'Cause I've known you

like the back of my hand.

All my life I learnt,

Now your face's a blur.

Yet I still know you

like the back of my hand.

Non stava parlando di me. Oppure sì?

Non era un evento raro per gli autori di personificare le città e descriverle come persone, ma il testo era alquanto ambiguo, evidentemente per effetto voluto.

Forse aveva nascosto un significato per me da decifrare, qualcosa che solo io avrei potuto comprendere? No, mi stavo montando la testa. Il mondo non gira intorno a te, Clarke!

Ero a quasi metà album quando sentì dei rumori provenire dal piano di sopra.

"Lily si è svegliata" mormorai tra me e me mentre mi alzavo per bloccare il vinile. Salii le scale, incapace di elaborare ciò che stava succedendo. Nella mente volavano frasi sparse dalle canzoni che avevo appena ascoltato ma non ero stata in grado di decifrare.

Arrivata nella camera di mia figlia, la presi in braccio dalla e iniziai a cullarla per farla smettere di piangere. Lentamente, la portai con me al piano di sotto.

"Che ne dici, vuoi sentire un paio di canzoni di papà?" Le sussurrai. La adagiai sul divano e feci ripartire il vinile: eravamo alla canzone numero sette, intitolata Important Thoughts. Non appena iniziò la melodia, vidi Lilith calmarsi immediatamente. Smise di piangere e iniziò a saltare sul posto, mettendosi seduta da sola.

Finimmo di ascoltare l'album insieme, Lily seduta sulle mie gambe che batteva le mani e saltellava gioiosa. Non appena la musica si fermò e guardai la puntina del giradischi alzarsi lentamente, sentii la testolina di mia figlia adagiarsi sul mio petto: si era appena addormentata.
La riportai al piano di sopra, nella sua camera, e la misi dolcemente a letto. Poi scesi le scale, prestando attenzione a non fare troppo rumore e presi in mano il cellulare.

Dopo un paio di squilli, il numero che avevo chiamato rispose.

"Hey, Andy" salutai. Dovevo sistemare la questione il prima possibile e il primo nome che mi venne in mente fu quello di uno dei miei vecchi amici di Nottingham.

"Dimmi Lilly, va tutto bene?"

"Sì, o almeno, potrebbe... puoi farmi un favore?"

E in quel momento, Andrew Painter divenne il presunto padre di Lilith Clarke.

nota:

traduzione: da The Back of my Hand, Sunset Parade

Perché ti ho conosciuto

come il palmo della mia mano.

Per tutta la mia vita ho imparato,

ora il tuo viso è sfuocato.

Eppure ti conosco ancora

come il palmo della mia mano.

A Certain RomanceWhere stories live. Discover now