Capitolo 49

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Non sono certa di essermi addormentata questa notte, ma sono sicura di non essermi risvegliata dove avrei voluto essere. Mi trascino fino al bagno e commetto l'errore di osservarmi allo specchio. Mi restituisce lo sguardo un viso tirato e pallido dagli occhi spenti, oggi non sarei riuscita a sorridere neppure se ne fosse valso della mia vita. Me lo sciacquo con l'acqua fredda e per una volta mi dimentico del trucco leggero.

Mi vesto, saltando la colazione, e mi affretto alla fermata dell'autobus. Passo la prima ora di questo sabato mattina a eludere le domande di Chiara su cos'ho finché Jessica non viene in mio aiuto. La prende da parte, non so cosa le dice ma la calma. Chiara non cerca più di estorcermi una spiegazione limitandosi a starmi vicino. Guardo Jessica, lei sorride con aria di scusa e io annuisco capendo cosa voglia dirmi e ringraziandola. È bello averla di nuovo come migliore amica.

Ciao, come va?

È impersonale, ma non mi viene in mente niente di meglio da scrivere a Matteo. Sento lo sguardo di Chiara su di me, quando si avvicina all'intervallo, so che mi ha visto con lo smartphone.

«Ho scritto a Matteo.» le dico e lei mi sorride entusiasta.

Non so se mi risponderà, ma non voglio stare a casa da sola stasera. E se davvero è successo quello che temo, ossia che mi è rimasta solo questa vita senza possibilità di scelta, è ora che cominci a dimenticarmi di quella che non posso più vivere, o almeno che ci provi. Spero che non ce l'abbia ancora con me per le mie visite a Caterina.

Il telefono vibra, guardo lo schermo e annuisco a Chiara che mi sta guardano speranzosa. Matteo mi ha risposto, devo solo scoprire se mi ha mandato al diavolo o no.

Ciao, piccola. Usciamo stasera così ti fai perdonare? Faremo faville.

Storco il naso a quel «così ti fai perdonare», per fortuna Chiara sta chiacchierando con Jessica e non mi vede. Dovrebbe cominciare prima lui, ma voglio uscire e lui è il modo più semplice quindi non lo correggo.

Certo. Gli scrivo solo, che interpreti quelle cinque lettere come preferisce, a me non interessa.

Mi trascino fra compiti e studio fino a dopo cena, quando posso scendere e uscire ad aspettare che Matteo arrivi. Lo saluto e salgo sulla moto. Mi porta alla nostra solita discoteca dove c'è il suo gruppo di amici, ma ormai quel locale non ha più alcun significato per me. Entriamo e confeziono un sorriso mentre saluto gli altri.

Mi siedo su un divanetto con il drink che non ho ancora toccato, fissando con sguardo spento la gente che balla attorno a me sulle note della musica del DJ.

«Va tutto bene?» alzo lo sguardo, stupita di trovare Matteo ancora davanti a me. Mi aspettavo si fosse già buttato nella mischia.

«Niente che questo non possa risolvere.» commento scuotendo appena il bicchiere che tengo in mano prima di berne qualche sorso.

«Vuoi che ti riporti a casa?»

So che me lo sta chiedendo solo per cortesia, glielo leggo negli occhi che non vuole andare via.

«No, tranquillo. Fra un attimo mi passa.» gli assicuro. Avrei detto di no, comunque, non è a quella casa che voglio andare. «Vai pure a divertirti. Arrivo subito.»

Non se lo fa ripetere, scrollo le spalle e bevo di nuovo. Non riesco a dormire davvero, rimango a fissare il soffitto sopra di me. E anche se chiudo gli occhi, non sogno nulla. Non so cos'è successo, ma quando le palpebre si abbassano, non mi portano più dagli altri. Il nome di Dimitri mi sale sulla punta della lingua, ma lo respingo giù, sono già abbastanza depressa. Non voglio ricordare anche il viso del giovane che Linda ha convinto tutti essere un mostro sanguinario come quelli che ci danno la caccia. Nei giorni che ho passato nel recinto prima di quest'odiosa insonnia, non sono più riuscita a incontrarlo da quando se n'è andato, dopo che ho rischiato di colpirlo con la freccia che mi ha regalato. Eppure, un paio di volte sono sicura di averlo quasi trovato, se solo si fosse lasciato avvicinare da me. Ha deciso per entrambi che non dobbiamo più avere contatti.

A demolire ancora di più il mio umore resta il fatto che rimango incatenata a questo corpo e, se all'inizio avrei dato l'anima perché succedesse, adesso prego senza sosta di risvegliarmi nel mondo pieno di demoni che è diventato così importante per me.

«Non importa» mi ripeto anche se non ci credo davvero, «se non riuscirò a rivedere Dimitri, voglio essere al fianco di Elisa e Alec.» Per quanto sono certa che avrei sentito la mancanza di Jessica e Chiara, loro non rischiano la vita e se la sarebbero cavata anche senza di me. Dannazione, lo sto facendo di nuovo, continuo a pensare come se avessi ancora una scelta da compiere di fronte a me. I miei desideri valgono poco, se non riesco a lasciare il mondo di Caterina.

Eppure, sono ormai certa che questa realtà non mi basti più, trovo banale e piatto tutto quello che prima mi sembrava eccitante. A partire dalla musica martellante intorno a me o dai corpi sudati che si muovono nella sala, che sembra una scatola di sardine da quanto è piena e altrettanto soffocante.

E se sei morta? Bevo un sorso per zittire quella vocina molesta che mi sussurra proprio quello che non voglio pensare. E se non puoi "passare" a Monsterland perché non hai più una scelta, perché la squadra di recupero è venuta a prendere il tuo corpo senza vita? Insiste. Non era quello che volevi?

"Lo saprei." mi ripeto.

Come hai saputo di esistere in due mondi diversi fino a qualche mese fa? mi prende in giro.

"Se fossi stata in pericolo, mi avrebbe salvata. Lo fa sempre."

Magari è morto con te. Magari sono tutti morti. Per salvare te che dovevi sostenere uno stupido compito in classe.

Finisco il mio drink e mi butto in pista. Mi scopro a ritrarmi quando uno degli altri ragazzi mi sfiora per caso, non mi sono mai accorta di non sopportarlo. Le luci lampeggianti le trovo ancora divertenti, soprattutto quando tocca a quella bianca. Immagino che, se si potesse congelare il mondo nel momento in cui essa avvolge tutto, l'effetto sarebbe stato una specie di spettrale negativo della realtà.

Esco dalla mischia per un altro drink. Mescolo con la cannuccia il contenuto rossastro del bicchiere, a dispetto del suo nome il Bloody Mary non sembra per niente sangue. È solo una sua pallida imitazione alcolica. E dire che una volta amavo berlo proprio per questa somiglianza, per poter fingere di essere una vampira millenaria pronta a mischiarsi fra la folla per scegliere il prossimo pasto.

Guardo Matteo e Serena dimenarsi di fronte a me, lei mi occhieggia di tanto in tanto aspettandosi che mi alzi e la scosti con fare deciso. Ripensandoci, è quello che ho fatto giusto il mese prima. Adesso non trovo in me nemmeno la voglia per infilarmi di nuovo nel mucchio di gente. Che ballino pure insieme.

Per distogliere la mia mente da questi pensieri mi attacco alla cannuccia del bicchiere. Quando lo svuoto, mi accorgo di sentirmi un po' meglio, una certa euforia si sta facendo strada in me insieme al calore dell'alcool. Sorrido pensando di aver trovato la mia valvola di sfogo per questa sera. Posso tornare a essere me stessa e pazienza se il giorno seguente ne avrei pagato lo scotto. Voglio cancellare tutti i pensieri tristi e le decisioni non prese.

Ne ordino un altro e poi un altro ancora. Perdo il conto di quanti ne mando giù, so solo che, a ognuno di essi che finisco, mi sento più leggera e felice. La risata fa sempre più capolino sulle mie labbra e mi sento ora più che pronta a rimettere Serena al suo posto.

Scosto Serena e prendo il suo posto. Sorrido, anche quando Matteo mi guarda compiaciuto come se finalmente mi riconoscesse. Mi chiedo se è per questo che ha scelto me e non lei, è ovvio che gli piaccia essere conteso, per questo non ha mai detto chiaramente a Serena di girare al largo. Io non gli sarei mai corsa dietro rendendomi ridicola in questo modo.

«No, tu lo fai solo con Dimitri.» mi prende in giro una parte di me, ma la scaccio. Non voglio pensare a lui.

Ballo due canzoni con lui poi lo abbandono e inizio a ballare con chiunque si trovi al mio fianco, ricevendo sorrisi e apprezzamenti dai ragazzi. Forse Matteo si è offeso quando mi sono staccata il suo braccio di dosso e ho accettato la mano di un biondino sconosciuto, che assomiglia al ragazzo con il nome che non voglio pensare stasera, ma non mi interessa. Se lui può flirtare con Serena perché non posso farlo anch'io con qualcun altro?

Non so quante canzoni dopo Matteo ricompare, ho bevuto altri drink e credo di aver ballato con ogni ragazzo della discoteca. Non sorride più, pensavo sarebbe stato felice, ho lasciato campo libero a Serena.

«Andiamo via.» dice al mio orecchio, mi prende per un braccio e mi conduce alla sua moto. Mi offre il casco in silenzio, poi aspetta che prenda posto dietro di lui. Il suo mutismo non scalfisce l'euforia che l'alcol ha causato, anche se accetto che mi riporti a casa.

Progetto AlexanderWo Geschichten leben. Entdecke jetzt