➸𝑪apitolo cinque

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Wendy Spalletti🍒

La sera nuovamente mi viene proposto di uscire con i ragazzi, ma per ovvie ragioni (ovvero non ne ho alcuna voglia) decido di declinare l'offerta.

Mi guarderò la nuova stagione di una delle mie serie preferite su Netflix, sperando di riuscire poi anche a chiamare Pietro. Diciamo che non sto rispettando la promessa che gli avevo fatto, ovvero quella di integrarmi nel gruppo per non rimanere come sempre sola.

Ho sempre avuto grandi difficoltà a farmi amici nuovi, specialmente se non ho una persona conosciuta ad introdurmi nella collettività.

Quando sto per indossare il mio fantastico pigiamino floreale, sento qualcuno bussare alla porta.

"Papà entra, sono in bagno"

"Non sono tuo padre, ma entro lo stesso"

La voce di Andrea è ciò che sento, seguita subito dopo dal rumore della porta che viene chiusa.

"Che ci fai qui?"

Litigo con il pantaloncino che proprio non si vuole sbottonare, mentre attendo pazientemente una risposta.

"Ti sto per obbligare ad uscire con noi, sappilo. Ho anche preparato diversi motivi perché dovresti accettare. Primo tra tutti siamo pochi, giusto i closed. Quelli più simpatici ovviamente. Il secondo motivo-"

"Fermati qui, non ho la minima intenzione di venire con voi"

Mi paleso all'interno della camera con il pigiama addosso, le ciabatte pelose ai piedi e i capelli racchiusi in una crocchia.

"Sei incantevolmente inquietante, fattelo dire"

Mi squadra dall'alto verso il basso, non limitandosi a giudicare in mente ma anche ad alta voce. Che caratterino.

"Comunque vieni dai, ti prego. Che resti a fare qui da sola in hotel?"

"In realtà avevo già un piano ben strutturato, quindi se non vuoi fare tardi ti conviene andare"

"Se ti trascino mi picchi e poi mi fai cacciare via da tuo padre, vero?"

Io annuisco, anche se entrambi sappiamo che non arriverei mai a tanto. Apprezzo tanto l'idea che ci abbia provato fino all'ultimo, ma stasera nulla mi smuoverà da camera mia.

"Domani però mi dici di sì, o verrò ogni sera qui a darti fastidio"

"Ci penserò sù"

Non è né un sì né un no, ma comunque rimango più tendente a rifiutare che ad accettare.

Lo vedo uscire dalla stanza con una speranza in più, ma comunque da solo. Devo dire che tra tutti è stato quello che mi ha colpito di più, è quasi un mio coetaneo, sa usare bene i termini giovani senza apparire un boomer ed è estremamente solare.

Indubbiamente adoro le persone solari, poiché essendo io molto introversa mi piace interagire con persone che sanno mandare avanti le conversazioni. Anche se nel profondo provo una grande gelosia per questa tipologia di persone, vorrei anche io saper stare in mezzo alla gente senza sentirmi così a disagio. Sono sempre sulla difensiva e raramente permetto alle persone di fare breccia nelle mie mura.

Prima di iniziare la mia sessione di poltrire a letto, decido di fumarmi una sigaretta. Mio padre non sa che fumo e spero non lo venga mai a sapere, però non faccio nulla per nasconderlo.

Cerco l'accendino, ma sembra essersi volatizzato nel nulla.

"Cazzo, non dirmi che l'ho perso di nuovo"

Parlo con me stessa nella più totale disperazione, dato che a quest'ora sarà impossibile reperirne un altro.

"Parli anche da sola, oltre ad origliare le conversazioni altrui"

Una voce mi fa letteralmente spaventare si palesa durante la mia ricerca disperata.

"Cazzo Nicoló, non puoi comparire dal nulla"

"Sta volta c'ero prima io"

Mi fa sapere. Oggi sembra essere di buon umore, o almeno sembra essere più disposto a parlare rispetto all'altro giorno.

"Non sei uscito con gli altri?"

"Domanda stupida. Potrei dire lo stesso di te"

"Effettivamente era abbastanza palese"

Rimaniamo in silenzio dopo questo inutile scambio di battute. Non mi sento così tanto a disagio nel non colmare il silenzio in questo caso.

"Comunque è li"

Mi indica la poltrona dove solo ieri sera ero seduta.

"Cosa è lì?"

"L'accendino"

Alzo di poco il cuscino scovando quindi il mio clipper rosa. Subito accendo la fiammella per poter fumare la mia sigaretta.

"Perché non esci con gli altri?"

Gli domando ad un certo punto, senza nemmeno sapere se sia ancora lì in ascolto. Non mi sono più girata verso di lui dopo quella conversazione, quindi non ho più fatto caso a Nicolò.

"Ti hanno mai detto che chi si fa i fatti suoi..."

"Campa cent'anni"

Completo la sua frase, intuendo che non ha così tanta voglia di esporsi come sembrava all'inizio della serata.

"Va bene"

Non lo forzerò a parlare se non ne ha voglia, così come adorerei che anche gli altri facessero con me.

"Tu però dovresti uscire con gli altri, sono simpatici e ti metterebbero subito a tuo agio"

"Non ne dubito, ma non ne trovo nemmeno la necessità. Non voglio farmi amici e fingere di voler stare ancora qui per molto"

"Sei strana Trilli"

"È Wendy, non Trilli"

"A me sembri fastidiosa come quella là, quindi Trilli ti si addice di più"

Prendo sul personale questa offesa, decidendo di rientrare nell'esatto modo in cui lui l'ha fatto ieri. Senza salutare e senza far capire la mia voglia di tornare in stanza.

Mentre guardo la coppia della serie tv tentare di superare qualsiasi problema che si palesa in mezzo a loro, ripenso più volte alle due conversazioni avute con il giocatore della Juventus.

Mi appare molto strano, quasi enigmatico il suo atteggiamento. Sembra avere sbalzi d'umore, come se fin quando si parla di altri sia disposto a sostenere la conversazione, ma appena l'attenzione si sposta su di lui un gatto gli viene a mangiare la lingua.

Che tipo strano.

➸Summer of love || Nicolò FagioliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora