Capitolo 19

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Aziraphale, Ottobre 2023

La primavera e l'estate erano passate, incredibilmente. Mai il tempo gli era sembrato tanto lungo, e contemporaneamente così rapido. I giorni della settimana erano tutti identici, tranne che per la domenica, in cui l'ateneo era generalmente vuoto e quindi Aziraphale non andava a lavorare. Per il resto, cercava di passare più tempo possibile all'università.

Si alzava presto, faceva colazione, andava a lavoro. Restava fino a che anche le ultime persone non andavano via, e quindi tornava indietro. Faceva la spesa, sistemava la casa, cucinava, mangiava e andava a dormire. Ogni giorno faceva le stesse cose, variando la routine il meno possibile. La domenica si occupava di tutto quello che non riusciva a fare in mezzo alla settimana, e vedeva Maggie di tanto in tanto. Non era più tornato a nessuna delle cene organizzate dalla sua famiglia.

A Maggie aveva raccontato quello che era successo per grandi linee, senza scendere nei dettagli. A nulla erano valse le sue richieste. Aziraphale si era rifiutato di parlare dell'argomento, e alla fine Maggie aveva rinunciato. Lei provava una pena enorme nel vederlo così spento e rassegnato, ma allo stesso tempo non sapeva come fare per aiutarlo a riprendersi. Crowley, a quanto pareva, gli aveva proprio rubato l'anima. Però si erano fatti troppo male, e forse non c'era più nulla da aggiustare. Forse quello quello che c'era stato tra di loro non aveva avuto abbastanza fondamenta per reggere a un grosso litigio come quello che c'era stato.

Aziraphale aveva vissuto con il pilota automatico inserito, cercando di tenersi occupato e di non pensare mai a Crowley. Ciononostante, non era una cosa facile. Durante la primavera e l'estate non aveva potuto fare a meno di ricordare i giorni che solo un anno prima aveva vissuto insieme a lui. Ogni data sembrava essere un anniversario. Il giorno che si erano incontrati. Quella sera al Duomo di Gemona, quando si erano sfiorati le dita, e lui aveva avuto i brividi per tutto il resto del tempo. E in quella occasione aveva desiderato così tanto baciarlo, ma poi lui era andato via prima del tempo, e l'occasione non si era più presentata. O lui non ne aveva mai più avuto il coraggio. E poi c'erano stati i giorni in cui erano saliti sul Montasio, la notte al lago, la notte del suo compleanno in cui avevano guardato le stelle. Aziraphale aveva un'ottima memoria, purtroppo. Ricordava ogni cosa, ogni sfioramento, ogni attimo in cui erano stati insieme. Aveva mentalmente e tristemente depennato tutti i giorni dal calendario che aveva appeso su di un muro in cucina.

Il 29 di Agosto, anniversario della sua partenza (o meglio fuga) dall'Italia, era stato un giorno davvero orribile. Era un martedì. La sua vecchia Mini si era fermata per strada mentre andava a lavoro, aveva dovuto chiamare il carro attrezzi e poi raggiungere l'ateneo con i mezzi pubblici. Quando aveva chiamato l'officina, nel primo pomeriggio, gli avevano detto che non valeva nemmeno la pena di riparare l'auto, perché ormai troppo vecchia. Aziraphale aveva chiuso il telefono in faccia al meccanico quasi senza salutare, perché si era reso conto che stava per mettersi a piangere. Cosa che fece, poi. Urlò di andarsene via terrorizzando una giovane studentessa che aveva bussato alla porta del suo ufficio, visto che era nell'orario di ricevimento. Aveva cercato di fermarsi, senza successo. Aveva pianto perché quella era la macchina su cui era salito Crowley, quella con cui era andato a prenderlo l'ultima volta in aeroporto. Non voleva rottamarla, non poteva. Pianse, e pianse ancora. Perché aveva perso l'uomo che amava, perché non aveva saputo capirlo, ascoltarlo, tenerlo accanto a sé.

Perché in quei mesi Aziraphale aveva riflettuto molto.

Alla fine pensava di aver capito quale fosse stato il suo errore. Crowley aveva detto che non voleva più avere nulla a che fare con la sua famiglia d'origine, e Aziraphale aveva sì registrato le sue parole, ma non le aveva credute vere. Non aveva ascoltato con attenzione le note di sofferenza e di rabbia che erano il tono portante dei racconti del suo passato. Non aveva compreso la gravità del rifiuto che aveva dovuto subire Crowley. Soprattutto, non aveva tenuto in considerazione i suoi sentimenti. Aveva pensato che quello che sentiva lui stesso valesse anche per Crowley, e quindi che se lui era rimasto in contatto con la sua famiglia, anche Crowley dovesse farlo. Aveva preso per buona solo la sua verità, senza considerare che Crowley era una persona diversa, che aveva vissuto situazioni diverse con emozioni diverse. Aveva classificato la sua rottura con i genitori come una ragazzata, qualcosa che poteva essere risolta semplicemente. E soprattutto, cosa di cui si vergognava adesso più di ogni altra frase che gli aveva rivolto quella sera, gli aveva rinfacciato il suo passato non esattamente pulito, come se quello giustificasse il rifiuto della sua famiglia nei suoi confronti, invece che esserne la causa. Crowley poteva essere stato un bambino arrabbiato e un ragazzo difficile, ma questo non toglieva che la famiglia non l'aveva mai amato né compreso, e che lui aveva reagito di conseguenza.

Up to the Peaks, Down to the CoreWhere stories live. Discover now