Don't forget where you belong

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Margot si buttò con foga sopra di Niall e gli sfilò rapidamente la lettera dalle mani, con il timbro ancora impresso, impaziente di essere letta. Fremeva dall'emozione, le dita pallide che le tremavano, così Giselle prese Niall e Zayn per un braccio, lasciandola da sola nella stanza. Erano le prime ore del pomeriggio, il sole che iniziava a colorarsi di arancione entrando nella stanza con i suoi tiepidi raggi. Quando i ragazzi si chiusero la porta alle spalle, Margot si sedette sul bordo del letto, portandosi la lettera chiusa alle labbra, odorando il profumo della carta e dell'inchiostro che trapelava, poi se la strinse al petto, cullandosela come se fosse un bambino. Quella era la prova che Liam le sarebbe rimasto sempre accanto, qualsiasi cosa fosse successa. Strappò il sigillo rosso e spiegò la carta, un raggio di sole che illuminava le parole scritte elegantemente e anche con una certa fretta, si rese conto Margot, vedendo alcune lettere sbavate per l'inchiostro versato.
Sbattè le palpebre, gli occhi improvvisamente lucidi, poi iniziò a scorrere lo sguardo sulle righe.

Cara Margot,
ti scrivo perchè non ce la faccio più a rimanere chiuso in questo silenzio, in queste quattro mura che mi isolano dal resto del palazzo. Sì, sono nel nostro nascondiglio, quello che abbiamo utilizzato per...beh, ''scappare'', te lo ricordi bene, direi.
Mi manchi. Mi manchi tantissimo.
Ormai è quasi un settimana che il palazzo impazza a destra e a manca, mentre io rimango in silenzio, dedito al mio lavoro di stalliere.
Ci sono tante, troppe cose di cui vorrei parlarti, ma purtroppo devo dare sempre la precendenza.
Tuo padre si è chiuso in biblioteca, esce così raramente che si pensa abbia persino smesso di mangiare. La regina si è chiusa nelle sue stanze, solo in compagnia delle sue cameriere, non dando più segni della sua presenza a palazzo. Mi amareggia scriverlo, ma... Amanda si è ammalata. Non si sa cos'abbia di preciso, ma quando mi trovo a passare di fronte alla porta della sua stanza sento dei sussurri e dei singhiozzi repressi.
Ci manchi, tanto, troppo.
Ah, una cosa.
Harry.
Il principe ormai è sempre al castello, cammina circospetto per i corridoi soffermandosi a parlare con chiunque, e giuro che approfitti anche per fare delle domande. Molti giornalisti l'hanno intervistato, e devo dire che è davvero scosso. Sono sicuro che fra qualche giorno passerà anche per le stalle, manchiamo io e mio padre all'appello.
Spero che la famiglia Horan ti tratti bene e che si siano dimostrati amorevoli come lo sono stati con me quando ero più piccolo.
Ma, cosa più importante, spero che tu stia bene, che ogni cosa vada per il meglio e che tu possa godere di tutto ciò.
Solo, non scordarti a chi e a cosa appartieni.
Aspetto tue notizie, con la speranza che questa lettera non tardi ad arrivarti.
Ti voglio tanto bene, Marge, ricordalo.
A presto,
Liam.

Margot si accorse dopo delle lacrime che le scivolavano lungo gli zigomi pronunciati, cadendo sulla carta che si intorpidiva nel punto in cui l'acqua veniva assorbita.
Spostò lo sguardo appannato sulla data in alto a destra: 26 agosto 1867 , mentre da lei era il 30 agosto.
Quella lettera aveva impiegato quattro giorni per arrivarle, e chissà cos'altro era successo. La porta si aprì cigolando e Louis fece capolino, con lo sguardo basso e i capelli arruffati. «So che sono l'ultimo che vorresti vedere, ma...»
Margot non gli fece nessun gesto con la mano, girò semplicemente la lettera verso di lui. «Sì, ci sono novità».
Louis aprì totalmente la porta e le si sedette accanto, attento a come si muoveva, poi prese la lettera e se l'avvicinò, per poi allontanarla dagli occhi. «Diamine, ma come scrive? Non si capisce niente!».
«Dice che mamma e papà si sono rinchiusi e non parlano più, Harry girovaga per il palazzo..».
«Il principe Harold al palazzo? E che vuole ora?».
«.. e Amanda si è ammalata» terminò la principessa con la voce rotta. Girò la testa verso la finestra e fece scorrere lo sguardo sulle imposte di legno. «Se l'avessi avvisat-».
«Sarebbe successo un casino» disse Louis cercando di vedere quelle informazioni attraverso quella scrittura a lui incomprensibile.
«Ma a quest'ora saprebbe tutto, e sarebbe più tranquilla».
«Non ti avrebbe lasciato partire».
«Lo so, però..» però niente, sarebbe andata così e basta. Non avrebbe mai conosciuto Niall, Giselle e Zayn, nessuno, sarebbe rimasta la solita principessa di Monaco. Quanto era stupida, pensò. Come avrebbe mai potuto solo pensare che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto? Tutti a palazzo rischiavano, sopratutto Liam.
Margot si girò verso di Louis. «Ho bisogno di un pezzo di carta, urgente».
«Lo sai che questa cosa qui delle lettera è davvero fin troppo rischiosa?».
Margot scosse le spalle, «Scriverò per mano di Chantal Horan, sono sicura che Liam capirà».
Louis si alzò appoggiando la lettera sul materasso incavato. Sbuffò. «E chi ti da questa certezza?».
«Lo conosco» disse lei semplicemente, poi si asciugò con il palmo della mano le guance umide e si fiondò fuori dalla stanza, lasciando che la porta sbattesse e Louis rimanesse all'interno, con le braccia allungate ai fianchi, sconsolato.

Nothing is like it used to be Where stories live. Discover now