Capitolo 1 - Vecchi ricordi

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« Chiunque tu sia,
considerati fortunato per essere giunto nella fantasia!
Indossa gli occhiali posati accanto a te
e sorseggia qualche goccia di thè.
Incomincia a leggere le prossime righe
se brami realmente di entrare in storie a dir poco prodighe:
trame e avventure saranno presenti nella tua mente
in compagnia di altra gente,
ma soprattutto colpi di scena ti sorprenderanno
e oscuri segreti trameranno.
Non attendere altro se sei veramente scaltro,
gira pagina o sarai abbagliato rimanendo senza fiato! ».
Incominciava proprio così il preambolo del libro che un piccolo ragazzino introverso era intento a leggere attraverso una media tonalità di voce, con le gambe incrociate sotto il suo busto e seduto sul bordo del letto mentre scorreva con gli occhi le righe di quel tomo, posato sulle sue gambe leggermente sollevate in corrispondenza delle ginocchia, per permettergli di racchiudere vicino a sé anche i piedi. Il capo era chino verso il basso e i capelli scompigliati di un acceso colore nero oscillavano oscurando gran parte della fronte. La carnagione chiara era interrotta in corrispondenza del volto da delle piccole lentiggini mentre le labbra risultavano essere leggermente screpolate. Sulla copertina del testo era riportato a caratteri dorati lo pseudonimo dell'autrice, Joanelle Scivolorum, divenuta nota negli ultimi anni come tra le migliori scrittrici per ragazzi del Mondo Magico.
« Albus! » urlò a squarciagola la madre dal piano terra a tal punto da attirare la sua attenzione e convocarlo in cucina per la colazione. Al settimo richiamo il ragazzino dai capelli disordinati che avevano un colorito simile alla pece, si rassegnò: chiuse con fragore il libro afferrandolo da entrambe le due estremità - la copertina e la quarta -, permettendo la fuoriuscita di polveri fini residenti fino a quel momento tra le pagine del libro. Si alzò di scatto per riporlo su una mensola dell'ampia libreria che i genitori gli avevano predisposto nella sua camera, deponendolo tra altri due libri: uno inclinato e l'altro in posiziona eretta.
« Arrivo... » avvertì il figlio per evitare di udire ulteriori strilli. Si avvicinò con passo lento e flebile verso la finestra della sua stanza che garantiva una vista spettacolare del piccolo villaggio in cui i Potter abitavano o meglio, in cui la famiglia Potter era ritornata ad abitare. Il villaggio che diede i suoi natali a Godric Gryffindor offriva un paesaggio del tutto differente da quello che solitamente si associava accanto ad esso nell'immaginario collettivo. La loro casa si affacciava su un vasto giardino ben curato dal padre Harry e circondava il perimetro dell'intero edificio, ma in estate non c'era traccia nemmeno di un fiocco di neve, a differenza dell'abbondante presenza nei mesi della stagione invernale, che rendeva Godric's Hollow un villaggio pittoresco. Sul lato sud padroneggiava un ulivo secolare il cui tronco massiccio e voluminoso si attorcigliava su se stesso, per poi diramarsi in folti rami. Il cinguettare degli uccellini posati con le loro zampette sui rami degli alberi fu interrotto da un sonoro 'toc toc' proveniente dal corridoio del primo piano: qualcuno aveva bussato alla porta emettendo il fatidico rumore che Albus era abituato a sentire ogni mattina. Senza intimorirsi o sorprendersi più di tanto, Albus si spostò dalla finestra per avvicinarsi all'uscita della stanza, girò la maniglia composta da un pomello in ottone e si ritrovò dinanzi ai suoi occhi la sua sorellina Lily.
« Su sbrigati, la mamma ti sta chiamando da più di mezz'ora! » disse con la solita vocina dolce, tipica dei bambini di quell'età. Nonostante fosse più piccola di lui di circa due anni, dall'espressione disegnata sul suo volto quel giorno sembrava avere più problemi e preoccupazioni di chiunque altro.
« Solo un attimo... » affermò il ragazzino con un tono forte e deciso, per confermare con fermezza il suo arrivo. "Come mai oggi hanno tutta questa fretta?" pensò nella sua mente, mentre usciva sul corridoio del primo piano e chiudeva la porta dietro di sé, per poi ricordarsi che oggi non era una giornata come tutte le altre: oggi era il suo undicesimo compleanno. La sorellina dai lineamenti fisici simili a quelli del fratello aveva i capelli rossi, quel giorno legati in due codini ben stretti e saltellava da un gradino all'altro della scala per raggiungere il piano terra della loro abitazione, seguita per dietro da Albus.
« Oh eccoti finalmente. Su sbrigati Al, tua cugina Rose ti sta aspettando dinanzi all'incrocio per... Ehm... Deve dirti qualcosa! » tagliò corto la madre Ginny che stava versando del succo di zucca in un bicchiere di vetro. Lily spostò la sedia del tavolo, mise il piede su un aggancio e salì sulla sedia per prendere un cupcake posato sul tavolo. Il figlio dei Potter rimase fermo qualche istante sull'ultimo gradino per guardarsi intorno. "Se lo sono dimenticati...". Non c'erano torte né addobbi come tutti gli altri anni, eppure nel Mondo Magico festeggiare undici anni era un grande evento perché si veniva ammessi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Albus era certamente deluso, ma cercò di cogliere il lato migliore della situazione: lui odiava i festeggiamenti e stava già pensando a quale libro leggere quel pomeriggio; doveva essere un libro speciale, in fin dei conti era pur sempre il suo compleanno, con o senza auguri.
« NON-CHIAMARMI-AL! » rimbeccò corrucciato e impermalito il figlio a causa di quel nomignolo che tutti gli attribuivano, nonostante ripetesse più volte di detestarlo, così come odiava il suo secondo nome: Severus. Non pensò molto su cosa Rosie avesse fretta di dirgli, in quanto i due cugini avevano un rapporto molto stretto tra loro e le loro chiacchierate erano triplicate in quel periodo. Afferrò con prontezza una fettina di bacon servendosi della forchetta e la imboccò subito a causa della prorompente fame che si faceva sentire. Con la bocca ancora piena si avviò verso la porta, indossò un piccolo cappello a punta da Mago che era depositato sul tavolino lì accanto, ricordandosi solo dopo di sfilarselo per non incuriosire i Babbani presenti a Godric's Hollow. Uscì di casa bevendo il succo di zucca preparato dalla madre, con l'aria pensierosa e lo sguardo vacuo, si diresse verso l'incrocio dove Rosie aveva dato appuntamento, lasciando prima il bicchiere sul tavolo presente in veranda. Percorse la strada che conduceva alla chiesa del paese e notò che l'orologio appeso al muro dell'edificio di fronte segnava le ore 10:00.
« Oh finalmente! Ma è possibile che tu dorma fino a quest'ora? » eccola lì Rose Weasley con lo stesso caratterino della madre, pronta a rimproverare chiunque e a bacchettare tutti coloro che non emulassero il suo stile di vita. Il ragazzino si sentì in colpa, ma ebbe il coraggio di rispondere e tentare di porgere delle spiegazioni.
« Forse mi stai confondendo con James, perché io avevo di meglio da fare » con tale dichiarazione, sorprese la piccola Rose che si avvicinava sempre di più al ragazzo « E sentiamo, cosa avevi di meglio da fare? Accarezzare il tuo gufo o pettinare un Kneazle? » domandò e nel frattempo trascinò Albus con il braccio verso la strada che conduceva a nord del villaggio.
« Ero assorto nella lettura... Ehi! Dove stiamo andando? » tentò di allentare la morsa di Rose dal suo braccio e per poco stava inciampando sul marciapiede, ma Rose doveva svolgere il suo compito che le era stato affidato, anche a costo di amputargli un braccio. Inoltre sembrava che anche lei si fosse dimenticata del suo compleanno. « Cammina e stai zitto! » odiava quando qualcuno lo comandava a bacchetta o gli ordinava cosa dovesse fare, ma comprese che con sua cugina era meglio non replicare. Si incamminarono con passo lento su una strada ben pulita e lastricata di case in cui abitavano i babbani, ignari di avere come vicini dello stesso quartiere alcune famiglie di Maghi e Streghe. Alzarono il passo per poi rallentarlo nuovamente seguendo gli ordini e le direttive che Rosie impartiva poiché era lei a guidare il cugino che la seguiva da dietro. « Ma cosa ti prende? Vuoi spiegarmi perché mi hai chiamato? Cos'hai da dirmi di così urgente? » domandò un po' stizzito per i cambiamenti d'animo della cugina e dell'inspiegabile appuntamento di quel giorno, oltre a quella passeggiata che si stava trasformando in una corsa alquanto buffa.
« Umh... Niente, volevo stare un po' con te e soprattutto dobbiamo parlare! » sancì per poi imboccare una stradina laterale che conduceva proprio nella piazza di Godric's Hollow. "Parlare di cosa?" pensò tra se stesso mentre rimuginava nella mente una spiegazione a questo quesito. Si sedettero entrambi su una panchina di legno per riprendere un po' di fiato e seguirono dei lunghi minuti di silenzio, fino a quando uno dei due prese la parola.
« Ammettilo: sei in ansia per la partenza? » domandò riferendosi al viaggio verso Hogwarts che di lì a poche settimane li avrebbe attesi.« Be'... Lo sei anche tu, Al! » il signorino Potter non badò molto al nomignolo con cui l'aveva chiamato e continuò « Promettimi che non lo dirai ai nostri genitori e soprattutto a James! » in questo modo avrebbe evitato qualsiasi scherzo da parte del fratello che era solito fare giochi simili per indispettire Albus.
« Come sempre, promesso » i due erano abituati confidare i propri stati d'animo, senza aprir bocca dinanzi ad altri, nonostante Rose credesse che questa volta non fosse necessario mantenere la promessa: d'altronde i loro genitori avevano da tempo intuito una sorta di nervosismo da parte loro. Albus osservava la cugina con lo sguardo chino verso il basso, intento a riflettere sui propri pensieri mentre la piazza del piccolo villaggio era lo sfondo dietro di sé. Il capo della signorina Weasley oscurava l'obelisco presente al centro della piazza e all'inizio Albus non ci fece molto caso, ma quando l'osservò con più attenzione, notò che l'obelisco era scomparso.

Harry Potter e il Convento di CaithnessWhere stories live. Discover now