Verso una nuova casa

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Diario di Lupo
Giorni: //////
La situazione in città era ormai insostenibile, era diventata troppo pericolosa, tra bande , cani e lupi non si poteva più uscire. Passammo qualche giornata chiacchierando cercando di ridere un po', facendo qualche veloce incursione nel negozio sotto casa e bucando i serbatoi sotto le auto prendendo la benzina per il generatore. Durante il giorno cercavo di unirmi al gruppo conoscendo meglio le due ragazze, mentre passai intere notti sveglio studiando mappe e cercando un modo per scappare da quella città e trovare un posto dove sistemarci. L'idea migliore era di raggiungere il porto, prendere il motoscafo di papà e navigare fino all isola d'Elba. Era un isola abbastanza piccola, con molte risorse e una popolazione ridotta. Appena completato il piano lo mostrai ai miei amici che furono tutti d'accordo, l'unico problema era come raggiungere il porto. Per fortuna Luca aveva un anno in più di me e sapeva guidare,un problema in meno. Io sapevo portare la barca quindi eravamo a cavallo. Cercai per ore le chiavi della jeep di papà e del motoscafo. Quelle del box erano incluse a quelle di casa. Passammo una giornata preparando i bagagli per il viaggio portando tutto quello che avevamo. Prendemmo anche qualche vestito di riserva e questo rese felicissime Martina e Ludovica. All'alba scendemmo nel garage e caricammo le valigie facendo il pieno alla macchina con la benzina raccolta. Eravamo pronti. Avevamo ripassato le strade da fare per il porto il giorno prima. Luca si mise al posto del guidatore, io accanto a lui con il fucile e le ragazze dietro. Stetti all'erta con il fucile finché non imboccammo l'autostrada, era deserta, c'era qualche macchina ferma in mezzo alla strada ma bastava mettersi nella corsia d'emergenza per non avere intoppi. Il viaggio fu lungo e noioso,le ragazze si misero a cantare insieme a Luca. Decisi di non aggiungermi a quei tre cantanti mancati , abbassai il mio cappello sul volto e mi addormentai. Al mio risveglio eravamo arrivati al porto e le ragazze stavano scaricando i bagagli. Il porto era deserto , c'era una fresca aria di mare e il rumore rumore del mare era bellissimo. Mentre scaricavano la jeep andai a cercare il motoscafo , era uno dei più potenti sul mercato, quando lo vidi mi ricordò i momenti passati lì con papà e mi scese una lacrima. Caricammo le valigie sul motoscafo e controllai il serbatoio, era mezzo pieno, serviva più carburante. Andammo alla pompa di benzina del porto, l'elettricità non c'era quindi bisognava pompare il carburante con il sistema manuale. Ci servivano cinquecento litri per fare il pieno e dovevamo riempire un paio di taniche di scorta. Portai la barca alla pompa e cominciammo, io e Luca a pompare faticando come muli mentre le ragazze facevano da vedette. Fu un lavoro faticosissimo e ci fermammo tre quattro volte per riprenderci, finimmo il lavoro in tre ore e mezza. La barca era pronta ma era troppo tardi per partire, così prendemmo un paio di materassi e qualche cuscino da un negozio sul porto e li mettemmo sul motoscafo. Passammo il resto della giornata mangiando, riposandoci e giocando con i cuscini,in fondo eravamo ancora ragazzini e ci piaceva giocare. Verso sera cominciò a fare freddo così prendemmo una grossa coperta per entrambi i materassi. Ci infilammo sotto le coperte ricordando io e Luca i nostri pigiama party quando eravamo piccoli mentre le ragazze ci prendevano in giro. Calò la notte e fece ancora più freddo così ci avvicinammo, io con Martina e Luca con Ludovica, ormai era sempre così. Mi sentivo così felice e spensierato che mi addormentai senza spegnere la torcia, grave errore. Mi svegliai nel cuore della notte cercando Martina ,ma non c'era e non c'erano neanche metà delle nostre scorte, poi sentii qualcuno salire sulla barca , avvicinarsi alle scorte e prendere una borsa e allontanarsi , decisi di seguirlo senza perdere tempo. Lo seguii fino a una barca a vela con le luci accese sull'altro molo. Sbirciai all'interno e vidi Martina legata e imbavagliata accanto a tutte le nostre scorte , Osservai attentamente il rapitore, era magro e abbastanza vecchio , con una barba incolta e pelato. Aveva l'aria stramba ma non lo rendeva meno pericoloso. L'uomo prese una pistola e scese dalla barca , probabilmente per ucciderci mentre dormivamo. Mi preparai ad affrontarlo a mani nude , il mio unico vantaggio era l'effetto sorpresa. Appena scese dalla barca lo assalii da dietro con un pugno alla testa , l'uomo cadde a terra e fece cadere in mare la pistola. Si rialzò infuriato e mi tirò un goffo pugno, lo parai con la mano sinistra mentre con la destra lo colpii allo stomaco togliendogli il respiro. Mentre cercava di riprendere fiato tirai l'ultimo pugnò centrandolo sul naso,l'uomo perse i sensi e cadde a terra. Andai a slegare Martina che pianse dal terrore,poi insieme riportammo le scorte sul motoscafo spiegando l accaduto agli altri due. Dovevamo anche decidere cosa fare con l'uomo svenuto e decidemmo di legarlo e lasciarlo dentro un negozio alimentare . Ci pensò Luca, io ne avevo passate abbastanza per quella notte. Tornammo a dormire con difficoltà, ma alla fine Martina si strinse a me e finalmente dormimmo tranquilli. Il giorno dopo avremmo raggiunto l'isola dove forse avremmo avuto più possibilità di sopravvivenza.......

La silenziosa apocalisseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora