13 settembre 1940, ore 1.15am circa

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Era notte fonda e la pioggia batteva forte contro la finestra. Niall ed io eravamo sdraiati in due brandine che avevamo unito, infilati in un unico sacco a pelo abbastanza grande per contenere entrambi.

Il chiarore e le ombre delle gocce provenienti dalla finestra si riflettevano per metà del pavimento, e rispetto al mio viso nascosto dal suo corpo, quello del biondino era abbastanza illuminato. Riuscivo a vedere le sue espressioni e gli occhi che si strizzavano quando sbadigliava.

George e Jhoanna erano andati a dormire nella segretaria dell' Università, uno dei pochi luoghi rimasti isolati dell'edificio e anche Niall ed io eravamo stati altrettanto fortunati; occupavamo lo stanzino del tè e degli asciugamani in cui la sera precedente avevamo preso delle tazze da servire al signor Colin e a sua moglie...Quando i ragazzi informarono Mrs Skilton delle loro intenzioni di restare qui per la notte, un' espressione di diffidenza comparve sul suo volto, ma subito dopo fece un cenno di assenso e li mostrò i luoghi dove potevano appartarsi. Così avevano recuperato quattro brandine inutilizzate e le avevano piazzate due in segreteria e le altre nello stanzino del tè, che ora occupavamo il biondino ed io.

Niall era rimasto in camicia e con i pantaloni della divisa, mentre io indossavo ancora il grembiule infermieristico. Faceva freddo e la pioggia rendeva ancora più fredda quella notte, per questo eravamo rintanati al caldo, nel nostro sacco a pelo.

Ero sdraiata sul fianco, e la testa appoggiata sul cuscino duro, rivolta verso il suo viso. Anche lui mi guardava. Inizialmente fu difficile distinguere ogni dettaglio del suo volto, i miei occhi dovevano ancora abituarsi al buio, ma ben presto anche grazie alla luce notturna che giungeva dalla finestra, riuscì a riconoscere il suo viso.

"Hai i piedi freddi" disse all'improvviso, proprio un attimo dopo aver chiuso gli occhi.

"Bè fa freddo..."

Niall si avvicinò di più a me e mi strinse in un abbraccio. Ora poggiavo la testa sul suo petto.

"Va meglio?"

"Sì...ma questo non renderà i miei piedi meno congelati, ti toccherà sopportarli fino a che non si scalderanno"

rise e poi appoggiò la testa sui miei capelli.

"Ti chiedi mai..."continuai "ti chiedi mai se passare del tempo con una persona che ti piace, in periodo di guerra, sia da egoisti o meno?"

rimase in silenzio e poi sospirò:

"Ogni tanto...ma poi arrivo alla conclusione che è una cosa legittima. In fondo rischi la tua vita ogni giorno, è bello poter tornare da qualcuno dopo una dura giornata. È bello poter tornare da qualcuno che ti voglia ancora nonostante la strage di morti che compi ogni giorno. Anche se sono nemici, sono sempre persone...mi ricordo la prima volta che sparai a un soldato nemico. Rimasi sconvolto e per tutta la notte non facevo altro che pensare al suo corpo che cadeva a terra.
E' bello tornare da una persona che ti guarda come se fossi la cosa più preziosa su questa terra, nonostante quello che fai. Quindi non penso sia da egoisti, pensare alla persona che ami".

Era stato incredibilmente sincero e umile, e per tutta risposta, io non fui in grado di rispondergli; Anzi, mi ero messa quasi a ridere perchè mentre parlava il suo mento appoggiato alla mia nuca, faceva vibrare la mia testa: era una sensazione piacevole e anche divertente. Ma subito dopo mi pentì della mia frivolezza e ritornando seria, con la mente mi ricordai delle parole che gli erano sfuggite il giorno del bacio.

"Niall, che cosa mi hai detto il giorno del bacio?"

"Quando?"

"Dai...quel giorno in cui siamo ritornati a Londra, ti sei girato verso di me mentre ti allontanavi e mi hai detto qualcosa."

War kiss   #Wattys2015 #JustWriteItWhere stories live. Discover now