1°Giorno

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15/09/2013
-"Svegliati Elizabeth, è ora di andare a scuola!", mi rimproverò mia madre dalla cucina.
Con un lamento misi i piedi sul pavimento freddo, per un attimo ebbi un brivido, e mi diressi in bagno a lavarmi il viso.
Quando entrai in cucina, sulla tavola, c'erano 5 pancakes e un bicchiere di succo d'arancia, mi sedetti e iniziai a mangiare, o meglio a 'divorare', tutto il cibo che fosse sotto i miei occhi.
Quando ebbi finito mi alzai da tavola e andai ad abbracciare la mamma per ringraziarla della colazione squisita.
Per andare a scuola indossai i miei jeans skinny preferiti, una felpa nera con su scritto 'Vans', e un paio di Vans nere a scacchi, ripresi i capelli in una coda alta e tracciai una linea di eye-liner, indossai dei brillantini come orecchini e decisi di mettere anche il piercing al naso.
Uscii di casa e quando aprii la porta sentii un soffio di vento gelido accarezzarmi il viso, quindi decisi di mettere il cappuccio della felpa.
Avevo la fortuna che l'autobus si fermasse esattamente di fronte casa mia, quindi dovevo solamente attraversare la strada.
Continuavo ad immaginare a come sarebbe stato il mio 1°giorno di liceo, a quanti amici avrei avuto, a quale ragazzo avrei amato, alle cazzate che avrei fatto, essendo adolescente, e non potevo smettere di sorridere.
Mi sedetti su una panchina, sotto una struttura di plastica, che oramai era imbrattata di dediche varie da cima a fondo.
Per mandar via la tensione ascoltaii un po' di musica, nel frattempo iniziarono ad arrivare sempre più ragazzi e ragazze che si sedevano accanto a me, senza però rivolgermi la parola.
Pensai che, dato il fatto che stessi ascoltando la musica, non volessero riportarmi alla realtà.
Sorridente entrai in autobus e, per non rischiare di sentirmi male il primo giorno, non mi sedetti molto a fondo, ma lasciai comunque liberi i posti in prima fila e quelli accanto all'autista.
Non mi curai molto del fatto di chi si sedesse accanto a me, anche se, era snervante che cambiassero posto in continuazione.
Guardando attraverso il finestrino, mi sentivo piccola, non pronta ad affrontare tutto ciò che ci sarebbe stato in cinque anni, insicura di me stessa,delle mie scelte, ma allo stesso tempo mi stupivo di quanto il tempo stesse passando in fretta.
Il mio cuore perse un battito quando un ragazzo carinissimo, anzi forse il più bello della scuola, prese posto accanto a me.
Mi cadde una cuffietta dall'orecchio e non mi accorsi del fatto che lo stessi ancora fissando.
Poi accennò una risata e sussurrò -"Sei così buffa..", scuose la testa e io iniziai a fissare i suoi capelli che ondeggiavano.
-"Sono talmente brutto?", mi chiese in tono sarcastico.
Io arrossii e riuscii solamente a sussurrare "No, non lo sei..", mi sentii avvampare le guancie e lui se ne accorse.
-"Allora, parlami di te, sei nuova?", mi chiese lui, sembrando davvero interessanto a conoscere la risposta.
"Si, io.., beh, ho 14 anni, e mi chiamo Elizabeth, ma puoi chiamarmi Liz, abito di fronte alla fermata degli autobus, e sono un'amante degli animali, e di tutto ciò che non riguardi il genere umano, scrivo poesie fin da quando ero bambina e ho una passione folle per la lettura, insomma.. non sono di certo interessante come le altre ragazze della scuola, come le cherleeder o le sportive, ma nel mio piccolo mondo mi piace pensare di essere interessante anche almeno un po' più di quanto io qui non lo sia..dopo questa illuminante presentazione ti capirò se ti alzerai e sbufferai andandoti a sedere accanto ad una cherleeder o una pallavvolista...", dissi accennando un sorriso, per poi abbassare lo sguardo quando mi accorsi che mi guardava stupito, per l'imbarazzo mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma poi ruppi il silenzio.
"Ah, certo, anche fissarmi è un buon modo per dirmi che sono noiosa, sai, non hai speso una parola per me, questo mi fa intuire tutto giovanotto." Dissi scherzosamente, imitando una nonnina arrabbiata e dandogli una pacca sulla spalla, lui si fece scappare una risatina, Dio; quando sorrideva.
Ricambiai il sorriso.
Poi aggiunse:"Sei in assoluto la ragazza più divertente che io abbia conosciuto fin ora, e non capisco perchè tu abbia un'autostima così bassa, Liz. Forse posso sembrare il ragazzo che preferisce una cherleeder ed una pallavvolista,ad una ragazza acqua e sapone, e sì, devo ammettere che a volte sono davvero sexy. Ma loro non possono competere con un cervello, ed una bellezza interiore, non possono competere con una ragazza perfetta nel suo piccolo mondo,non possono competere con te, Liz." Rimasi attonita dalla sua risposta, e avvampaii di nuovo quando mi guardò negli occhi e poi abbassò lo sguardo.
"Non vergognarti della verità, piccola", mi disse lui, rosso in viso tanto quanto me, il mio cuore perse un battito quando mi chiamò 'piccola'.
L'autobus arrivò a destinazione, e per alzarci dai nostri posti a sedere aspettammo che i ragazzi avanti uscissero dal veicolo.
Poi ci ritrovammo appiccicati come sardine a camminare a piccoli passi, uno dietro l'altro, ridendo come bambini divertiti. Il suono delle nostre voci risuonava così bene di per sè, che per un'attimo il resto del mondo, era solo il resto del mondo.
Mi salutò con un abbraccio e per un attimo rimasi paralizzata a guardare il vuoto, per lo stupore di quel gesto.
MI AVEVA ABBRACCIATA IL RAGAZZO PIÙ CARINO DELLA SCUOLA.
Poi mi salutò, dirigendosi verso le scale per il secondo anno.
Quindi lui era del 2° anno? O, una volta arrivato al secondo piano, avrebbe preso le scale per il terzo?
Beh, insomma, per tutto il tragitto abbiamo parlato di me, ed ero così distratta da lui, che mi sono dimenticata di chiedergli come si chiamasse.
Mentre attraversavo il corridoio, accanto a me, una ragazza iniziò ad imitarmi, e decisi di presentarmi, ero così presa che mi ero dimenticata di farmi un' amica.
-"Ciao, io sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Liz", le dissi, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.
-"Ciao, Liz, io sono Anastacia." Mi rispose ricambiando il sorriso.
Ha davvero una bella voce, è... dolce.
-"Anche te sei del 1°?" le chiesi più interessata di quanto non lo sia.
Insomma, voglio solo farmi un'amica, non mi interessa che età abbia.
-"No, del 2°", mi rispose accennando un'sorriso.
Mi tornò in mente la scena in cui quel tizio 'nonsoilsuonome', saliva le scale per il secondo piano, mi chiedevo se la conoscesse e se ci avesse provato anche con lei.
Aspettate, lui non ci ha provato con me, vero?
Mi ha solo detto che non potrei competere con una cherleeder o con una sportiva, perchè ho un cervello e sono bella dentro, poi mi ha chiamata piccola e mi ha abbracciata, non vorrei illudermi, ma a me sembra che ci abbia provato..
-"Liz, a cosa stai pensando?" , mi chiese Anastacia divertita.
"Bhe..io.. ad un ragazzo."
Se voglio istaurare amicizia con lei, devo fidarmi.
"Nome?"
"Non ne ho la più pallida idea, stammattina si è seduto accanto a me in autobus e abbiamo parlato del più e del meno."
"E non sai il suo nome?" chiede stupita.
"Beh..io..no, abbiamo parlato solamente di me e mi sono dimenticata di domandarglielo.."
"Sai almeno che anno frequenta?"
"Beh..non so, non ne sono sicura, comunque, a me sembrava il ragazzo più carino della scuola" arrosii quando vidi lei che mi guardava maliziosa.
"L'amore accieca, Liz, l'amore non guarda fuori ma dentro." mi disse con aria sarcastica ma allo stesso tempo vantandosi di ciò che stava dicendo.
"Certo" risposi io, provocando una risatina.
"Ora devo andare Eli, ci vediamo a pranzo?"
"Oh mio dio, no, Eli è orribile, chiamami Liz", dissi scherzando.
Rise.
"Comunque si, ci vediamo a pranzo, magari ritrovo anche quel ragazzo e potrei fartelo conoscere, Stacia, buone lezioni." La abbracciai delicatamente e poi mi diressi verso il mio armadietto, e quando lo aprii..

Ragazza Suicida.Where stories live. Discover now