Prologo

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Riuscivo a percepire il timore e la paura.
Io non ero come tutti gli altri bambini,io ero DIVERSO tutti mi definivano strano.
Cosí mio padre mi fece trasferire in una "clinica per bambini speciali" cosí diceva lui,ma nonostante all'epoca avessi 11 anni non ero stupido.Era una clinica per malati mentali,mi piaceva quel posto.La mia camera era imbottita da dei cuscini bianchi,non c'erano finestre e neanche un letto ma mi davano fogli e pastelli a cera per disegnare.
Più i giorni passavano più "i pazienti" sparivano,ma non me ne accorsi agli inizi.Stavo tutto il tempo a disegnare sul muro e il pavimento (che erano imbottiti da quei cuscini),speso veniva zoe diceva di non essere un dottore ma non gli credevo.Lei diversamente da gli altri dottori aveva un comportamento strano come se anche lei fosse come noi.
Mi chiedeva cosa rappresentassero i miei disegni e io glielo spiegai senza tante cerimonie-questo- dissi indicandolo,-è una trave che cade addosso ad una ragazza.Mentre questo è un orologio-dissi ripassando il disegno -bello,ma non ha lancette?-sorrisi -no,indica la vita e la morte- lei incominciò a battere le mani -spiega,spiega- sorrisi ancora -beh..tutti si preoccupano di come moriranno ma nessuno si preoccupa della vita che stanno conducendo,se continuerà cosí il tempo gli scivolerà via dalle mani e quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi- la dottoressa mi guardò un secondo sorpresa per poi fare un respiro profondo -woooooow bravo stai facendo progressi- so che non era vero,ma sorrisi lo stesso per poi incominciar a mettere a posto i colori.

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