Capitolo 1

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Capitolo 1
Mi chiamo Valeria e ho 18 anni. Ho i capelli scuri e ricci, gli occhi verdi e ho un carattere dolce e timida. Non sono come tutte le altre ragazze, ho un piccolo difetto fisico, ho le coscie più larghe, i fianchi più larghi rispetto alle ragazze. Questa cosa mi rendeva debole, ma mi sono ricreduta e non penso al mio aspetto fisico, anche se alcune volte vedermi allo specchio fa male, molto male. Per fortuna avevo al mio fianco una grande amica, Irene, che mi ha aiutato a superare una fase della mia vita che non è stata molto bella.

"Vale!" sento la voce di Irene dall'altra parte, mi giro e me la ritrovo addosso.
"Ehy, ma che ti succede?" gli chiesi incuriosita, non mi abbracciava mai così forte. "Ho conosciuto un ragazzo!" quasi urlava mentre lo pronunciava, mi salvò la campanella dalla sua gioia.
"Ti racconto tutto dopo, adesso andiamo altrimenti la prof ci fucila".
Questa giornata era interminabile, tra la curiosità di sapere i maggiori dettagli del amico di Irene e tra le noiose lezioni di matematica, per fortuna suonò l'ultima campanella, presi il mio zaino e corsi via, non volevo stare un minuto in più. Nella mia corsa verso l'uscita sbatti contro una massa muscolosa che mi fece indietreggiare di qualche passo.
"Scusa, anche se non è colpa mia" disse un ragazzo alto, capelli castano chiaro e occhi verdi, con una voce rauca e dolce contemporaneamente "Si è vero, scusa, colpa mia ma ora devo proprio andare" e non gli diedi neanche il tempo di rispondere che io ero già fuori il portone. Raggiunsi la fermata dell'autobus dove vidi Irene che mi stava già aspettando, prendiamo lo stesso autobus ma prima che passa da lì ci vuole un'ora così abbiamo tutto il tempo per parlare del suo nuovo "amico".
"Allora..." dico avvicinandomi facendole prendere uno spavento
"Ma sei impazzita?! Volevi farmi fuori?"ci guardammo per due secondi e poi scoppiammo a ridere.
"Dai racconta tutto, sono curiosa!"ero più felice io di lei.
"Lo conosciuto grazie a mia madre, le nostre madri sono colleghe e grandi amiche, hanno deciso di fare una cena con tutte e due le famiglie e parlando ho scoperto che ha la nostra stessa età e viene nella nostra scuola. Si chiama Michael e oggi ci siamo dati appuntamento qui, così nel frattempo che arriva l'autobus possiamo parlare. Ah eccoli..." alza la mano per salutare e fare segno. Io mi giro e divento immediatamente rossa vedendo chi sta venendo contro di noi.
"Ci rivediamo!"sono ancora rossa per la vergogna.
"Ciao Michael!"dice Irene avvicinandosi a un ragazzo alto con capelli neri e occhi azzurri, un contrasto che quasi mi spaventa. "Lei è Valeria!"dice presentandomi ai due ragazzi.
"Lui, invece, è Sean!"un nome che li si addice.
"Si, ci siamo già incontrati" dice facendomi l'occhiolino
"Ehm...si" guance rosse e sguardo a terra, segni evidenti dell'imbarazzo e della vergogna. Irene mi guarda con lo sguardo da "come? E non me lo hai detto?" io li rispondo con un semplice sorriso. Abbiamo parlato del più e del meno , fino a quando non mi giro verso Irene e Michael, sembrano due amici che si conoscono da una vita, lei sorride sempre, lui non le toglie gli occhi di dosso.
"Sembrano che si conoscano da una vita!"dice una voce affianco a me
"Vero" annuisco.
"E tu hai altri amici al di fuori di Irene?" questa domanda mi spiazza, non poteva farla, non doveva. Una semplice domanda a cui ogni persona avrebbe una risposta positiva e immediata, tranne me. Come poteva dire che una persona come me avrebbe degli amici! Forse non mi vedeva?!
Non risposi, troppo dolore, troppi ricordi. "Scusa non volevo!" Se n'era accorto. Forse l'ha capito dalla mia faccia, dal fatto che non ho risposto, forse dal fatto che i miei occhi sono diventati spenti.

Questa mattina le lezioni non finivano mai, prima lezione con la prof. di italiano che ha spiegato Dante, seconda lezione con la prof. di arte che si lamentava del fatto che non prendiamo l'arte sul serio, poi la matematica e le sue formule difficili e infine la prof. di storia ha la brillante idea di interrogare. Ogni volta il suono del campanella mi risolleva il morale per qualche istante, esco dalla classe e mi ritrovo due figure davanti.
"Ohi, ciao ragazzi" interviene Irene sbucando dietro di me. Alzo gli occhi e me lo ritrovo appoggiato sulla porta con gli occhi fissi su di me e senza che io me ne accorgessi lo stavo fissando intensamente.
"Ehi, attenta stai sbavando!" No, anche lui no.
"Divertente!" dico superandolo e cercando di non pensarci.
"Eddai, stavo scherzando!" Mi urla dietro, ma ormai ero già fuori la scuola. Assaporavo quell'aria fresca, pulita e non quell'odore di disinfettante e gesso.
Quella frase mi gira in testa. Perché? Perché doveva dire proprio quella frase, non poteva dire normalmente "ciao" o "buongiorno",

Messaggio da Irene:
"Ma che ti è preso?"

Chiudo il telefono e entro a casa
"Ciao tesoro" mi urla mia madre dalla cucina
"Ho preparato il tuo piatto preferito!"
"Non mangio mamma!" dico entrando in camera mia.
"Vale dai, dovrai pur mangiare qualcosa e da ieri che non mangi!"
"Beh che problema c'è! Non mangio e divento come una balena, tanto vale non mangiare" sento i passi di mia madre allontanarsi, non ho mai affrontato questo discorso e neanche mia madre, questa volta ho sputato il rospo. Le lacrime amare mi iniziarono ad accarezzare le guance. Mia madre sa tutto quello che mi è successo, mi è stata accanto quando tutti mi avevano abbandonata. Con la quella frase in testa, chiudo gli occhi.

*Spazio autrice*
Questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia e vi ringrazio se mi aiutate a condividerla.

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⏰ Última actualización: Nov 27, 2019 ⏰

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