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Tyler cerca di ritrovare quella calma che ormai gli è sfuggita da troppo tempo. Ha paura ma non direttamente di Ragna. La sua paura è dovuta al fatto di non riuscire a riconoscerla. La sente viva e crescere dentro di se ma senza riuscire a darsi una spiegazione logica visto che tutto quello che gli sta capitando di logica non ne ha...

Decide di provare a dormire nuovamente, magari però senza sprofondare nuovamente in quello che era un incubo, o forse no?...

"Lo stare a terra scomodo potrebbe avermi recato quell'incubo. Incubo dettato anche dalle paure che Corinne ed Eve mi trasmettono di fronte a questa folle situazione. Si, sarà sicuramente così."

La ragione vince sempre su Tyler. Essendo un uomo con i piedi per terra non sembra voler cedere a ciò che "vede". Non vuole credere alle fandonie di demoni, spettri ed entità del male, vuole solo trovarci quella logica mancante.

Il divano-letto è libero visto che Ragna sembra aver scelto quella sedia a dondolo come posto dove riposare. Lo sguardo della ragazzina è di nuovo nascosto dietro le palpebre ma quel sorriso no, e per la prima volta anche Tyler lo nota sprofondando nel terrore.

"Mio Dio, sembra che ci sia qualcosa di davvero oscuro dentro questa ragazzina". Lo sguardo sbigottito di lui continua ad osservarla impietrito.

"Da dove proviene quel ghigno così agghiacciante, chi è davvero questa persona?."

Queste come le altre sono domande che non sembrano trovare delle risposte. Tyler si siede su quel divano-letto completamente ubriaco di paura. Questa notte probabilmente non dormirà, e anche se adesso quella paura avvolgente la sente crescere anche lui, a maggior ragione deve restare in quella stanza con la giovane. Deve proteggere la sua famiglia.

Il sole torna a risplendere sul cielo di Woods Hill. La notte è finalmente passata. Il cinguettio degli uccelli di bosco svegliano la piccola Eve. Lei è innamorata di questi animali, vederli liberi e felici vibrarsi nell'aria la fanno sentire leggera, e poi quanti colori...

Si alza dal letto che divide con la madre e infilandosi le sue ciabatte pelose si avvia verso la porta della stanza. Girando la maniglia capisce da subito che è stata chiusa a chiave, e appena la gira, un brivido improvviso s'impossessa di lei... Resta sconnessa per qualche istante ma qualcosa dentro di se le dice di aprirla e di uscire fuori. Avanza a piccoli passi per quel corridoio che ne divide il piano sottostante. Passa davanti il bagno tirando dritta, poi è il turno della sua cameretta che questa notte ha lasciato sola e poi giù per le scale finalmente, quelle scale che dividono quel suo senso di paura e sicurezza. Si sente protetta dall'alto di quelle scale ma deve scenderle se vuole svegliare suo padre, colui che ha sempre visto come la sua roccia. Come tutte le mattine è lui che le prepara la colazione dopo che lei si diverte a svegliarlo con i pizzicotti o il solletico. I sette anni di Eve sono un'età dove non si è ne troppo grandi ne troppo piccoli per giocare. Molte cose si vedono chiare e altre meno nella purezza di quegli anni, mentre moltissime altre ancora sembrano sfuggire agli occhi... Nonostante quella sensazione di disagio e paura, la piccola si appresta a scendere le scale. La mano stretta a pugno su quel reggi mano la fanno sentire ben salda a terra e in parte protetta. Porta avanti il piede destro sul primo gradino che la indirizza verso l'angoscia ma anche verso il padre... Poi un secondo gradino e così un terzo...

Giunta a metà scale si ferma avendo una visuale maggiore della stanza. Tutto sembra normale, e vedendo suo padre dormire ancora beatamente, sorride rincuorata.

"Sembra molto stanco il mio papà." Pensa con il primo sorriso mancato da troppe ore.

E' felice di vederlo, adesso non ha più paura. Andrà giù e lo sveglierà come tutte le mattine. Giocherà e riderà con lui per poi tuffarsi in quelle frittelle al cioccolato che le piacciono tanto. Berrà il suo latte caldo e tutto andrà bene.

Si volta verso la cucina, la finestra le mostra quel sole che le accarezza per un quarto il volto. Avanza calcando gli ultimi gradini per poi fermarsi all'ultimo restando immobile. Da qui adesso vede tutta la stanza. Il tavolo è vuoto e le sedie sono riposte ordinatamente intorno ad esso. La sedia a dondolo è li che si muove come fosse accarezzata dal vento. Si mette sulle punte stando in equilibrio su quel gradino per vedere la testa di quella figura ciondolare dal dondolo. Qualcosa però la turba.

"Dove sta quella ragazza?" Pensa ingenuamente curiosa Eve. Una sensazione di freddo s'impossessa di lei, le sue manine diventano bluastre dal gelo. Un freddo indescrivibile l'assale senza farle capire cosa le stia accadendo, sarebbe comunque troppo piccola anche solo ad immaginarselo. Inizia a calpestare quei gradini all'indietro per risalire ma senza voltare la testa. Tiene lo sguardo fisso sulla stanza cercando di vedere dove fosse quella ragazza così "misteriosa". I capelli svolazzano nell'aria come se avesse davanti un enorme ventilatore e il freddo le gela quel viso pulito tanto da farle chiudere gli occhi. Ha paura!

"Apri gli occhi!" Le rimbomba in testa una voce sconosciuta dall'accento raggelante.

Li apre e finalmente la vede, è davanti a se sollevata di qualche centimetro da terra che la osserva. La ragazza avanza lentamente verso di lei senza toccare il pavimento, e solo questo provoca in Eve una paura ancora più indescrivibile, una paura fino a quel momento sconosciuta.

"Guardami!" Le dice ancora quella voce che dalle labbra serrate della ragazzina muta non sembrano uscire.

Eve la fissa, non riesce a resisterle. Si sente comandata da una forza interiore di sconosciuta provenienza, non riesce a ribellarsi. Non ne ha la forza.

Gli sguardi delle due s'incrociano in un tempo indefinibile e il freddo inizia a screpolarle le mani. Le sembra quasi di vedere coriandoli di pelle volteggiare nell'aria.

"Cosa mi sta accadendo." Pensa Eve non riuscendo ad emettere alcuna parola, come se anche lei adesso fosse muta. Come se avesse le labbra cucite.

"Ho paura!"

La pelle ghiacciata della piccola sembra tenerla lì ferma come se fosse un pezzo di ghiaccio stesso e non più un corpo fatto di vene e pelle. Gli occhi iniziano a farle male, è un dolore indescrivibile, sopratutto per una bambina della sua età. Nonostante questo dolore insopportabile la bocca non si apre. Sembra non averne più la facoltà per farlo.

Il dolore si placa all'improvviso e un flusso di sangue le scende dal naso. La sua mano si apposta con fatica sotto di esso per constatarne il flusso, sono poche gocce ma che alla loro vista Eve inizia a tremare. E' un freddo diverso.

"Il sangue dal naso, l'aria. Mi manca l'aria." 

Eve entra nel panico. Oltre alla voce adesso sembra mancarle anche l'ossigeno. Ragna nel frattempo si è portata davanti a lei e come se fosse soddisfatta da quello che le stesse accadendo la osserva divertita. Portandole una mano sulla guancia inizia ad accarezzarla con un mal celato senso di disprezzo. Continua ad osservare la sua piccola vittima con espressione compassionevole. Delle parole escono poi da quella voce ostile:

"Non respirare Eve... Non respirare."

Un tonfo sveglia di sobbalzo Corinne e Tyler. Il corpo della piccola giace a terra privo di sensi. Ragna torna volteggiando ad una velocità indicibile su quel dondolo richiudendone gli occhi. Questa volta sul suo volto il sorriso che ne appare è soddisfatto. Malevolo. Una soddisfazione macabra, cruenta...

Una soddisfazione che porterà inevitabilmente più squilibrio e scompiglio nella mente già provata degli Smith...


RAGNA DORMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora