Capitolo 31

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"Ho parlato con i miei fratelli, agiremo domani al calar della sera" Kyle fa il suo annuncio a mia madre e mio padre.
"Domani notte?" esclama mamma "impossibile, ormai tutti si sentono liberi, credono che i demoni non siano più una minaccia. Adesso le persone escono liberamente anche la sera."
"Cosa?" freme Kyle "uccideremo ogni individuo che si trova sulla nostra strada" dice freddamente "dovete impedire alla vostra gente di uscire."
"Non possiamo. Mio marito ed io non siamo nessuno. E poi, siamo alla fine dell'estate, nessuno vuole privarsi di godersi gli ultimi giorni di ferie."
Kyle annuisce. "Va bene. Io però non posso impedire la morte eventuale di qualcuno. Vi ho avvertiti. "
"Come fate a fidarvi di un essere simile?" sbotta Lilah, disgustata.
"Se uccidi qualcuno mi causi una grande scocciatura, lo sai vero?"
Kyle sorride maliziosamente. "Allora farò un bagno di sangue."
Mi fa l'occhiolino, poi esce di casa.
"Stava scherzando" tento di rassicurare i miei genitori che mi guardano sconvolti, abbozzando un sorriso.
Spero solo che stesse scherzando veramente.
Il giorno dopo, mia madre non osa aprire le finestre.
"Mamma, durante il giorno puoi uscire tranquillamente" le faccio notare, "dobbiamo chiuderci in casa dopo il tramonto."
"Non mi interessa. Sono molto più sicura in questo modo."
Verso l'ora di pranzo, papà accende le luci, e ci sediamo tutti e quattro al tavolo.
"Dov'è Lilah?" chiede papà, anche se si vede che queste parole gli creano una sorta di disagio.
"Di sopra. Non ha bisogno di mangiare, credo" dico io fissando il mio piatto.
Improvvisamente, una ventata d'aria mi fa rabbrividire. Guardo le finestre, che sono tutte rigorosamente chiuse.
Anche la porta d'ingresso, è chiusa.
"Oh, Cielo!" esclama mamma all'improvviso, fissando un punto alle mie spalle.
Mi volto di scatto, incrociando gli occhi di Kyle.
"Mi dispiace essere venuto così, ma avevo bisogno di parlare con Katherine."
"Come sei entrato?" urla mamma "le porte sono tutte chiuse, e..."
"Sono un demone. E sono stato invitato ad entrare, in precedenza. Perciò, posso farlo quando voglio."
"E gli altri demoni?"
"Basterà che teniate chiusa la porta, le finestre, e loro non entreranno. Ma se permettete loro di entrare, anche solo aprendo la porta in loro presenza, loro non se lo faranno ripetere due volte."
"Di cosa dovevi parlarmi?" gli chiedo.
"Hai un minuto?"
Annusico, alzandomi da tavola ed avviandomi verso la camera dei miei genitori.
"Di sopra c'è Lilah" dico, quando Kyle mi guarda con un'espressione interrogativa.
Solleva brevemente le sopracciglia, poi serra le labbra.
"Ho sottovalutato le capacità del sindaco, ed ho sbagliato."
"Cos'è successo?"
"Ha eliminato un altro dei nostri."
"Cosa?" mi porto una mano alla bocca.
"Non so se possiamo agire senza essere presi in contropiede. Non posso permettere che qualcun altro venga eliminato in questa battaglia."
"Che pensi di fare?"
"Ci serve più tempo per organizzarci, per studiare e prevedere le sue mosse. Non possiamo agire alla cieca, ma non possiamo neanche permetterci di perdere altro tempo, dandogli modo di eliminarci per primo."
"Come l'hanno presa gli altri?"
Sorride amaramente. "Oh, sono incazzati neri."
"Florian sta cercando di mantenerli calmi, ma adesso sono tutti desiderosi di vendetta. Una vendetta molto salata."
"Voglio essere presente, questa notte" dico determinata "non ho intenzione di rimanere chiusa in casa quando tu sei lì fuori ad affrontare il sindaco."
"No, Katherine. Questa volta non lascerò che ti metta in un pericolo tale."
Sto per replicare, ma Kyle posa due dita sulle mie labbra, impedendo alle parole di uscire.
"Ascoltami, almeno per una volta" sussurra, prima di svanire nel nulla.
Torno in cucina, mi siedo con un'espressione sconfitta stampata in faccia.
"Che ti ha detto?" chiede papà, osservandomi.
"Che questa è una cosa troppo grande per noi" mormoro soltanto, fissando il vuoto, e chiedendomi se questa sia davvero una faccenda troppo grande per tutti quanti. Una battaglia destinata ad essere persa.
Scuoto la testa per allontanare i pensieri negativi.
"Ne ha eliminato un altro, non è vero?" chiede Lilah non appena entro nella mia stanza.
È appoggiata alla finestra chiusa, le braccia incrociate.
"Sì, e questo non mi piace per niente" replico, afferrando il mio cuscino per stropicciarlo e poi riporlo nuovamente sul letto.
"Tornerai nel corpo di mia sorella?" rompo il breve silenzio che si era creato.
"Sì, ma solo in forma spirituale. Per intenderci, sarò in un angolino recondito della sua mente, per aiutarla ad usare i suoi poteri. Quando saprà usarli correttamente, me ne andrò."
"E dove andrai?"
"Svanirò. Con tua sorella termina la stirpe delle sensitive appartenenti alle dieci famiglie."
"Oh" sussurro abbassando il capo.
Il silenzio torna ad alleggiare tra noi, impadronendosi della stanza.
Adesso tutto quello che posso fare è attendere e attendere ancora, finché non sarà calata la sera e gli ultimi raggi di sole non saranno spariti dietro le montagne.

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