Chapter II: Luke

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Ero sdraiata nel buio, immersa nell'oscurità, ma stavo bene, ero in pace. Non sentivo niente, non avevo peso, fluttuavo nel nulla. Poi un improvviso gelo mi invase contrapponendosi col caldo soffocante che mi circondava. Provavo a muovermi, ma a muovere cosa? Non riuscivo a percepire gli arti o un corpo, eppure sentivo che piano a piano riacquistavo compattezza e il gelo svaniva. Smisi di fluttuare e mi fermai su una superficie rigida non morbida e non dura. Poi il gelo sparì in un colpo. Avevo caldo, respiravo e sentivo ogni parte del corpo.

-Dottore, tra quanto si riprenderà?- la voce preoccupata di Harry risuonò come un'eco lontana.

No! Harry... Non preoccuparti.

-Kris! Kris, sono qui!- qualcosa di freddo si posò sul mio braccio e poi ci fu un lieve contatto gelato sulla mia fronte.

Mi concentrai e dopo poco riuscii ad aprire le palpebre pesanti. Il bianco m'accecò levandomi definitivamente dal nero.

-Kris!- sentii esclamare Harry prima di circondarmi con le sue braccia possenti. Dov'ero? Cos'era successo? Non conoscevo quella stanza...

-Harold, dove siamo?- era strano dire il suo nome per intero. Mi posai una mano sulla fronte: mi pulsava.

-Siamo in infermeria- mi allontanò alzandomi il volto col mento e fissando i suoi occhi verdi nei miei. Lì mi resi conto di trovarmi su un lettino d'ospedale bianco e che un signore sulla sessantina stava controllando dei fogli.

-Oddio, che è successo? Stanno tutti bene? Sono così... confusa- dissi guardandomi le mani e scoprendo di avere un filo attaccato al dorso destro. Lui intrecciò le dita alle mie e mi posò un tiepido bacio sulla fronte. Finalmente mi sentii sollevata mentre le classiche farfalle svolazzavano nel mio basso ventre.

-Stanno tutti bene, sei solo svenuta. Probabilmente le notizie sono state troppe. Ricordi?- chiusi un attimo gli occhi sforzandomi di ricordare. Sì... Elys incinta, Momo e Liset a Palazzo e mamma... morta. Mi sentii mancare mentre le lacrime minacciavano di uscire e la testa mi sembrava esplodere. Harry mi abbracciò forte mentre provavo a trattenere il pianto.

-Ci sono qua io per te, non preoccuparti- ed esplosi. Piansi come non facevo più da anni, da decenni. Non mi ricordavo di aver mai pianto così tanto. Era distrutta, la mia vita andava sempre peggio. Non volevo stare a palazzo, non volevo tutte quelle responsabilità, non ero pronta, non ero pronta per tutto quello. Però mi bastava una carezza di Harold per farmi immaginare una vita migliore, una vita dove io tornavo a casa da lavoro, mi medicavo l'ennesime punture di aghi e lui si sdraiava sul divano dopo aver finito il suo lavoro come operaio o come fotografo o come artista. Non mi importava essere una tre o una quattro. Non ero una uno, non la sarei mai stata, ma amavo Harry. Purtroppo o per fortuna lo amavo con tutta me stessa.

[Momo]

Liset era tornata a casa, Kris era ancora in infermeria ed io avevo appena finito di sistemare le cose di Liset nella sua camera. Avevamo due camere comunicanti, entrambe enormi e perfette. Stavo mettendo i miei pochi vestiti nell'armadio quando sentii bussare alla porta.

-Avanti- dissi piegando lo zainetto di tela sporco e bucato e posizionandolo su una mensola insieme ai miei libri.

-Buongiorno Lady Montgo...-

-Oh, ma andiamo? Lady Montgomery? No, ma scherziamo- urlai irritata girandomi verso la porta. Un ragazzo con due incredibili occhi azzurri e dei capelli biondi che uscivano ribelli da sotto il cappello della divisa da guardia mi guardava sgomento.

-Mi... Mi...-

-Sono una quattro, probabilmente come te. Mi chiamo Montgomery ed avrò solo qualche anno in meno di te- roteai gli occhi. Ero arrabbiata e non ne sapevo al cento per cento, ma tutte quelle attenzioni le odiavo. Odiavo i lady e la ricchezza, io non ero così.

La guardia scoppiò a ridere chiudendosi la porta alle proprie spalle.

-Sei forte- disse semplicemente fissandomi con occhi divertiti ed un simpatico sorriso sbieco circondato da fossette.

-Non sono il capo qui, non ti serve fare il ruffiano- incrociai le braccia al petto guardandolo fisso in modo che i miei occhi scuri inchiodassero i suoi color cielo.

-Lingua biforcuta la ragazzina- si avvicinò a me lentamente e in modo deciso, il volto gli era mutato. Aveva una strana sfumatura maliziosa dipinta sopra e gli occhi brillavano. Con una mossa fulminea annullò gli ultimi metri che ci separavano spingendomi fin contro il muro. Mi ritrovai intrappolata tra lui e la parete, gli occhi legati e i visi vicini.

-Non provocarmi Mer, non ti conviene- i nostri respiri pesanti si mischiavano, l'elettricità era notevole, ma non abbassavo lo sguardo. Era ciò che cercavo. Finalmente una sfida.

-Non sottovalutarmi- risposi col suo stesso tono. Mi studiò per qualche altro minuto prima di staccarsi da me.

-Comunque sono Luke, la tua guardia personale qui e fuori il palazzo- mise le mani nelle tasche e si avvicinò alla porta. L'aprì e prima di uscire e richiudersela mi fissò un'ultima volta, mi fece un'occhiolino e disse un "benvenuta, Mer". Appena la porta si chiuse scivolai al pavimento. Wow!

The warWhere stories live. Discover now