3-Lamya Ibn-La'Ahad

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Anche oggi, come tutti gli altri giorni, spengo la TV quando come al solito si parla delle tragedie che colpiscono la mia gente, la guerra, la povertà mi fanno soffrire, mi fanno pensare ai miei cari che sono lì, condannati a vivere quella che sembra un'eterna agonia, proprio non ce la faccio a guardare quelle immagini senza che le lacrime righino il mio viso, proprio non ce la faccio a vedere con i miei occhi tutte quelle persone che tentano la sorte partendo dal paese che dovrebbe essere la loro casa felice in cerca di una vita migliore, di un posto dove stare, con la speranze che almeno lì riescano a vivere una vita se non lussuosa, almeno dignitosa. Quelle immagini di gente che scappa, quelle lacrime evidenti negli occhi tristi di chi chiede aiuto senza essere ascoltato mi fanno più male di quanto me ne farebbe una coltellata dritta al petto, sapete parlare è facile per chi non ha vissuto quel dolore, è semplice fare finta di niente per chi, al contrario di me, è stato fortunato... Un po' mi sento in colpa per ciò che ho fatto, ho lasciato tutto e tutti, so che la mia famiglia è ancora lì a patire le pene dell'inferno ed è per questo che i sensi di colpa mi tormentano... L'unica cosa che mi dà sollievo è guardare negli occhi Nadira, la mia bambina, porta il nome di mia madre...Quando i nostri sguardi si incrociano mi sento felice, sento di non aver fallito, almeno non come mamma perché so che almeno lei avrà una vita migliore di quella che ho avuto io, lei avrà un'infanzia felice come dovrebbero averla tutti i bambini del mondo...
Mentre penso a queste cose mi vengono in mente un sacco di ricordi, scavare nel passato è tanto doloroso quanto inevitabile.
Mi chiamo Lamya Ibn-La'Ahad e questa è la mia storia.
Sono nata a Latakia, in Siria, diciannove anni fa da una famiglia povera, composta da madre, padre e purtroppo sei figlie... Già, purtroppo, lì mettere al mondo così tante donne senza riuscire a concepire un maschio è un disonore per un capofamiglia, forse è per questo che mio padre ci ha sempre maltrattate, non aveva pietà né di mia madre né di nessuna di noi, neanch'io riuscivo ad impietosirlo nonostante fossi la più piccola. Gli avrei voluto bene se solo fosse riuscito a vederci come figlie prima che come un male, se solo ci avesse viste come un sono anziché come una maledizione.
"Nessuna di voi è in grado di arricchirci, nessuna di voi è in grado di andare a lavorare, nessuna di voi è in grado di soddisfarmi" ci urlava mentre ci spingeva o, peggio, picchiava..Ho ancora impresse nella memoria le immagini delle mie sorelle maggiori che cercavano di proteggermi facendomi da "scudo" con i loro corpi.. Inutili i tentativi di disperati di mia madre che cercava invano di difenderci, anche a costo di essere ferita e maltrattata al nostro posto. Ricordo ancora il suo dolore quando mio padre decise che ognuna di noi sarebbe stata venduta ad un uomo al compimento del decimo anno di vita perché -a suo dire- questo era l'unico modo in cui poteva trarre qualcosa di buono dalla nostra esistenza, io ero l'ultima arrivata, dunque le vidi allontanarsi tutte, ogni addio era più doloroso del precedente, ogni volta avrei preferito la morte a tutta quella sofferenza... Arrivò anche il mio turno, sento ancora sulla pelle l'ultimo abbraccio che diedi a mia madre e soffro ancora per l'addio che dissi a mio padre che non mi rispose, mi fece solo cenno di uscire da quella casa stringendo la mano di Shafeeq, un ricco cinquantenne dai capelli grigi e con la lunga barba bianca piena di nodi il cui colore era in contrasto con la sua pelle scura e i suoi occhi neri, lui sarebbe stato il mio nuovo padrone. Mi portò a casa sua, non passò molto tempo prima che si rivelasse per quello che davvero è: un uomo crudele e orribile, forse è per questo che mi intimoriva tanto. Ricordo quando ogni giorno veniva a controllare se mi fosse arrivato il menarca e ricordo quanto mi picchiava ogni volta che scopriva che non era arrivato, avrei voluto gridargli che a 10 anni non arriva il primo ciclo, avrei voluto gridargli tante cose ma non ne ho mai avuto il coraggio. Andò avanti così per un anno circa, dopodiché stanco di aspettare, decise che avrei perso la mia verginità prima dell'arrivo del primo ciclo, prima di diventar donna.
La situazione di stress che vivevo, la costante paura che avevo, le sue costanti violenze mi facevano ogni giorno più male, diventava sempre più difficile fingere, mettersi quel finto sorriso sulla faccia e giocare a fare la mogliettina perfetta per quell'uomo imperfetto anche se non avevo la forza per reagire, anzi probabilmente mi mancava proprio il coraggio per farlo. Passarono gli anni, ero ormai diciottenne, ero matura, avrei potuto dargli quello che voleva ma non volevo, mi rifiutavo anche di provare ad amare colui che mi aveva fatto tutto quel male.
Dopo l'ennesimo abuso decisi che sarebbero cambiate le cose, capii di non meritare questo, decisi di andarmene nonostante le difficoltà perché scoprii di essere incinta, sentivo che sarebbe nata una bambina, non avrei permesso che vivesse come avevo vissuto io fino a quel momento.
Erano anni che vivevo in quella casa, sapevo dove mio marito teneva tutti i suoi risparmi, così durante la notte decisi di rubarli e scappare lontano, dove non avrei più sofferto, sapevo che centinaia di persone partono ogni notte per la grande Europa, so delle pessime condizioni in cui viaggiano ma non ci pensai su due volte, il desiderio che avevo di essere felice e di dare una vita serena alla mia bambina mi spinsero a tentare la sorte così salii su uno di quei grandi barconi affollati, ricordare quella notte mi fa male. Avevamo anche il mare contro, le onde ci sbattevano a destra e a manca senza alcuna pietà, intorno a me c'erano persone che come me erano partiti alla ricerca della felicità ma nei loro occhi si leggeva chiaramente la paura che nutrivano, mi chiedevo se anche i miei fossero così trasparenti. Ricordo ancora tutti quelli che non ce l'hanno fatta, coloro che sono stati spinti giù dall'imbarcazione dal mare in tempesta, le loro urla strazianti risuonano ancora nella mia testa, avrò per sempre il rimorso di non averli aiutati, anche se so benissimo che non avrei potuto fare un granché.
Me ne stetti per tutto il tempo in un angolo, seduta a terra, con le mani sul ventre, mi accarezzavo la pancia come se avessi voluto rassicurare la creatura che portavo in grembo.
"Va tutto bene" mi ripetevo, anche se sapevo che non era così.
Ricordo le pessime condizioni in cui eravamo, il barcone era sporchissimo, c'era un cattivo odore, riesco a ricordare le voci di tutti i miei "compagni d'avventura" e le grida dell'uomo che guidava l'imbarcazione che minacciava di gettarci in acqua se non avessimo smesso di infastidirlo con le nostre lamentele.
Mi sembrava di essere in un brutto sogno dal quale facevo fatica a svegliarmi, sono state le ore peggiori della mia vita, poi finalmente la luce in fondo al tunnel, eravamo giunti quasi in Grecia quando purtroppo il barcone su cui ci trovavamo si arrese alla furia del mare e cedette. Ci ritrovammo tutti in acqua, non so quante ore passarono, so soltanto che i soccorsi arrivarono alle prime luci dell'alba, ricordo la gentilezza di quel ragazzo che mi cedette il suo posto sull'imbarcazione che ci avrebbe tratti in salvo dopo che quest'ultima si riempì...
"Tu devi lottare per due" mi disse sorridendomi, gli sarò grata per l'eternità, è stato il primo uomo che mi ha trattata con dolcezza, spero si sia salvato.
Finalmente arrivai in Grecia, anche se puntavo all'Italia era comunque un gran traguardo, restai lì per qualche giorno, poi partii per le coste italiane, arrivai lì a Lampedusa dove fui accolta dai volontari che con tanta dedizione mi fornirono le cure necessarie e provvidero a nutrirmi e a far proseguire la mia gravidanza nel migliore dei modi... Uno di loro mi colpì particolarmente, lui è quello che mi è stato più vicino in assoluto, dice che è rimasto segnato dalla mia storia... Iniziammo a frequentarci, ormai sono passati mesi da quel momento, ma lui è rimasto con me, stiamo insieme adesso, accetta la mia bambina senza problemi e cerca in tutti i modi di farmi essere felice, finalmente posso dire di esserlo ed è soltanto grazie al mio amato Federico e alla mia piccola Nadira se posso affermare che adesso conosco il vero significato della parola amore.

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⏰ Last updated: Sep 14, 2015 ⏰

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