Ti odio.

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"Signorina Walcott? Signorina Wolcott!"

Apro gli occhi di scatto. Sollevo pesantemente la testa e mi strofino gli occhi con le mani sporche d'inchiostro nero.

"M-mi scusi..." riesco a dire sottovoce, circondata da risolini e battutine.

"Se la vedo un'altra volta addormentarsi in classe la spedisco fuori!" la vocina acuta della signora Croodence mi perfora le orecchie. Annuisco leggermente, cercando di mettere a fuoco la sua piccola testa bionda che si muove avanti e indietro cercando di riprendere la lezione di trigonometria.

Ed eccomi qui, Angeline Walcott. Una sedicenne sbronza alle otto di mattina, i capelli color cioccolato tutti spettinati, posizionati in modo disordinato sopra a dei grandissimi occhi scuri, contornati da profonde occhiaie grigie. Perchè mi sono addormentata qui, sul mio banco in seconda fila? Beh, come ho già detto, sono sbronza. Forse non avrei dovuto bere quei tre Martini nella speranza di colmare il vuoto lasciato dal mio ex. O forse non dovevo aprire quella stramaledetta bottiglia di vino rosso che mia madre tiene solo per le occasioni. Forse non sarei dovuta venire a scuola e basta. Ma il fatto è che... Volevo vedere la faccia di Liam quando mi vedrà attraversare i corridoi a testa alta, come se nulla fosse. Ma forse questo piano non è proprio dei migliori, sicuramente non con l'aspetto che mi ritrovo questa mattina.

"Signora Croodence? Potrei andare al bagno?" chiedo sbuffando e alzandomi in piedi. Lei mi fa segno di si con la mano, non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Attraverso il corridoio troppo luminoso e troppo colorato per il mio stato. Sbatto violentemente la porta del bagno, e mi metto in ginocchio davanti alla tazza. So che è questione di secondi, poi butterò tutto fuori, di nuovo. Comincio a tremare e a sudare, afferro la tazza con le mani e a quel punto vomito. Vomito tutto quanto. Pensieri, angoscie, ansia, paura. Cerco di buttare tutto fuori, ma rimane comunque tutto dentro. 

Mi alzo lentamente, cercando di trovare le poche forze che mi rimangono. Mi avvicino al lavandino e mi guardo allo specchio. 

Cavolo, sono davvero orribile. 

Tiro fuori dalla tasca il correttore, e me lo passo lentamente sulle profonde occhiaie scure. Poi tiro fuori il mascara, una piccola passata e poi tocca al lucidalabbra. Adesso va un pò meglio. Cerco di pettinare i capelli con le mani ancora sporche di inchiostro. Ricordo quanto Liam mi prendesse in giro per questo. Ma non ha senso continuare a pensarci. Non posso credere di aver perso sette anni della mia vita dietro a quel coglione.

Prendo il contenitore di vetro del sapone appoggiato sopra al lavandino e lo lancio per terra dalla rabbia. Tante piccole schegge di vetro volano per la piccola stanza, fino ricoprire tutto il pavimento. Guardo ipnotizzata la macchia verde scuro che si cosparge lentamente, come il petrolio. Questo è quello che ho dentro in questo momento, schegge di vetro dappertutto. E se respiro, cavolo fa davvero male. 

Scuoto la testa cercando di allontanare qualsiasi tipo di pensiero mi attraversi la mente e esco. Una ragazzina bionda sui quindici anni corre verso il bagno.

"Attenta alle..." sento un piccolo grido da dietro la porta rossa. Troppo tardi. Mi incammino velocemente verso la classe, ma proprio quando apro la porta la campanella suona. Una ventina di porte si aprono quasi contemporaneamente, sputando fuori centinaia di ragazzi e ragazze, con una strana voglia di vivere. Migliaia di voci riempiono il silenzio che fino a poco prima aleggiava nel corridoio. Sbuffo e cerco di attraversare i miei compagni di classe che escono dall'aula spintonandomi. Entro e vado a prendere il mio zaino, abbandonato sul mio banco. Qualcuno tossicchia, guardo verso la cattedra e vedo gli occhi color ghiaccio della signora Croodence che mi scrutano severi. Sorrido sfacciata, faccio un piccolo inchino e me ne vado.

Mi avvicino al mio armadietto e inserisco la combinazione, ma come sempre il lucchetto fa il bastardo con me e non si apre. Comincio a colpire ripetutamente quel pezzo di metallo verde, ma dopo poco ci rinuncio. Appoggio la fronte su quella superficie fredda.

"E' tutto okay?" sento una voce, ma non una qualunque. Quella voce.

"Lasciami stare." rispondo fredda rimanendo immobile. Liam Dunbar sospira allontanandosi un pò e alzando le mani in segno di resa.

"Davvero? E' colpa mia adesso?" la sua voce profonda mi fa sorridere. Mi giro verso di lui, ma non sono pronta ad affrontare i suoi meravigliosi occhi azzurri.

"Ma non farmi ridere. Di certo la colpa non è mia." dico riprendendomi velocemente.

"Ti ho già detto che mi dispiace."

"Ti ho già detto che non mi importa." alza gli occhi al cielo. Si avvicina e da un pugno secco all'armadietto, facendolo aprire. Solo lui sapeva farlo. Poi si gira, e se ne va. Rimango a guardare dritto davanti a me, non dicendo una parola. Mi riaffiorano alla mente ricordi e immagini che vorrei cancellare. Stringo fortissimo i pugni fino a farmi male.

"No ma il punto sai qual'è?" grido voltandomi verso di lui, a circa tre metri da me "Che ti ho amato fino a distruggermi. E mi hai lasciata, abbandonata... Tradita. Trattata male, fatta piangere, illusa. E mi sono rotta i coglioni." sbatto la porta dell'armadietto, tenendo lo sguardo fisso sulla schiena scolpita del ragazzo che mi ha tradita. Che è fermo, immobile, in mezzo al corridoio improvvisamente silenzioso, voltandomi le spalle. Che cerca di ignorare le persone attorno a noi che ci guardano con un sorrisetto di scherno, aspettando chissà che cosa. Lo guardo mentre si passa una mano tra i capelli, i capelli che adoravo accarezzare durante le serate passate a guardare le stelle cadenti. Chiudo gli occhi e rimango li. Aspettando qualcosa. Una risposta, una parola, un segno. Perchè tutti siamo fatti così. Ci innamoriamo di chi è in grado di tenerci testa, di chi non cede, di chi ci sfida, di chi è misteriosamente affascinante, di chi è in grado di distruggerci, di chi è il nostro degno avversario, quello con il quale siamo alla pari per gusti e pensieri. Ci innamoriamo dell'impossibile perchè siamo fatti così. In fondo, ci innamoriamo di chi ci assomiglia ma non ha tutti i nostri difetti, o li ha ma li rende perfetti. Ma quando riapro gli occhi, lui non c'è più.


Adorable. ||Dylan O'Brien||Where stories live. Discover now