Capitolo 7: I miei angeli

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Stavo scappando, ma da cosa scappavo e soprattutto dove mi stavo dirigendo, non conoscevo quella strada eppure continuavo a correre e non riuscivo a fermarmi proprio come non si fermavano le lacrime sul mio viso. Correvo in cerca dei piccoli cocci di cuore andato in frantumi, correvo per recuperarli e provare a riattaccarli, ma tutto sembrava veramente inutile. Sapevo bene da cosa scappavo, stavo scappando dalla quella agghiacciante verità che mi aveva stravolto la vita, stavo scappando da questa nuova realtà, stavo scappando da tutte le conseguenze, ma soprattutto scappavo da me stessa.
Dovevo raggiungere una meta,la meta della libertà, la meta della verità. Corro fin quando le mie gambe cedono e cado a terra, non ho la forza di alzarmi, non ho la forza di vivere, non ho la forza di sorridere; sto per cedere. Il contatto con quel prato su cui sono caduta è molto delicato, le piccola erbetta umida mi rinfresca la pelle e mi sento cullata per un attimo, mi sento protetta dalla mia unica famiglia la natura. Mi sentivo talmente bene che decisi di rimanere lì sdraiata e appena mi girai riconobbi qualcosa che mi lasciò a bocca aperta,mi ritrovavo nel prato di tulipani che avevo visto da bambina e piansi rievocando tutto e poi pensai a me che correvo da piccola incontro al mio papà e allora lì qualcosa mi colpì e mi accecò... era lo stesso prato della foto; ecco perché lo amavo così tanto, ne ero certa non mi potevo sbagliare. Ora capivo perché mi sentivo così protetta, quel prato di tulipani mi ricordava la mia famiglia, il mio nido d'amore.
Mamma e papà mi avevano visto crescere, ma Rosaline mi aveva tenuto nascosto anche questo, neanche durante quel pomeriggio era riuscita a dirmi tutta la verità.
Mi domandavo perché mamma non ci fosse nella foto e poi pensai che a scattarla era stata proprio lei, la donna che mi aveva detto di amare i fiori era Ledra non Rosaline..quel luogo era l'unico ricordo che mi rimaneva di loro, l'unica volta in cui li vidi in vita. Li amavo e adesso potevo solo ammirare il cielo per vederli, guardai insistentemente il cielo e riconobbi i loro sguardi. Ormai erano due angeli, i miei angeli custodi che mi avevano protetto per tutta la vita, che mi amavano e che mi avevano insegnato ad amare. Era gli angeli più belli nell'intero paradiso.

Gli angeli vengono se tu li preghi e quando arrivano ti guardano,ti sorridono e se ne vanno per lasciarti il ricordo di un sogno lungo una notte che vale una vita e poi non torna più.
(Tiziano Ferro).

Desideravo rivederli per un' ultima volta, desideravo poterli abbracciare per un'ultima volta, desideravo sussurargli un grazie seguito da un ti voglio bene, desideravo proteggerli proprio come avevano fatto loro con me, desideravo chiamarli mamma e papà, ma potevo chiamarli solo angeli.

Mi coprii gli occhi come per bloccare le lacrime che sgorgavano, ma non ci riuscivo e cominciai ad urlare e tremare per tutto il dolore che avevo subito in questi anni..fin quando stanca e senza forze persi i sensi in quel posto che mi apparteneva da sempre.

Cari lettori spero che il capitolo sia di vostro gradimento e spero che aumentiate. Se vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento.
A presto la vostra cara sognatrice,un mondo di bacioni soprattutto per il mio scrittore e lettore preferito ♥

Il respiro di un tulipanoWhere stories live. Discover now