#26

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Michael era preccupato.
Stava sul ciglio del marciapiede, marciapiede che l'avrebbe portato a casa di Victoria.
Pensava continuamente a come stava la ragazza che gli aveva trafitto il cuore, la ragazza che da quando conosceva non aveva mai smesso di sorprenderlo.
Prendeva a calci piccoli sassolini che gli intralciavano il cammino, levando la tensione in quel piccolo gesto.
Lei sarà lì?
Era arrivato davanti la grande casa e dopo minuti e minuti di pensieri e sopriri suonò il campanello.
"Arrivo!" Disse una voce dall'altra parte della porta.
Si sentiva qualche rumore.
"Ciao." Disse neutro lui. Non voleva che la ragazza gli chiudesse la porta in faccia.
"Ciao, come mai qui?" Lui alzò le spalle e lei gli fece cenno di entrare.
Si guardò attorno.
Sul divano c'erano libri di scuola. Per terra invece c'erano scarpe.
Ma un certo modello di scarpa attirò la sua attenzione.
Le sue scarpe.
"Dov'è?" Urlò lui arrabbiato.
Lei lo guardò prima confusa ma poi ghignò perfida.
"Perché vuoi saperlo? È solo una stupida nullità." Michael strinse i pugni e a grandi falcate raggiunse il lungo corridoio di casa Justice.
"Dove sei?" Urlò disperato.
Aprì una porta. Il bagno.
Ma non c'era niente.
Aprì altre diverse porte fino ad arrivare alle cantine, dopo delle scale.
"Non aprire quella porta. Non serve a nessuno quella sfigata." Lui si fermò al penultimo scalino girandosi nella direzione di Victoria, in cima alla rampa di scale.
"Serve. Serve a me." Sussurrò lui pensando al sorriso della ragazza che stava al di là della superficie di legno che li separava.
Mise la mano sulla maniglia e dopo aver trattenuto il respiro aprì la porta.
Lei era in quella stanza.
Su un materassino, con una benda sulla bocca.
Aveva le mani legate appoggiate sulla pancia e aveva gli occhi chiusi.
"Cosa gli hai fatto?!" Urlò lui.
Lei corse dentro la stanza e sorrise guardando la ragazza stesa addormentata.
"Gli ho dato qualcosa che la farà star zitta almeno per un pò. Non finiva di parlare. Ma sai...hai degli amici fedeli, sopratutto Ashton." Lui si girò verso di lei e si avvicinò.
"In che senso?" Lei rise beffarda e lo guardò negli occhi.
"Secondo te l'ho portata qui da sola? E poi come facevo a sapere dove abitava questa cagnetta? Ashton mi ha aiutata. In tutto." Indicò la ragazza legata.
"Non finirà qui. E sopratutto io non sarò mai tuo Victoria." Lei si avvicinò all'orecchio del ragazzo e sorrise contro il suo collo.
"Vedremo Clifford. Non è finita neanche per me." Gli sussurrò lei maleficamente.
Lui si scansò e andò verso la ragazza che amava.
La prese a mò di sposa e silenziosamente la portò via da quella che si poteva chiamare persona.
Arrivato davanti casa di lei, provò a cercare le chiavi della sua dimora nelle tasche del giacchetto che indossava la ragazza e dopo averla trovate entrò in casa di lei.
Andò in una camera che sembrava la sua e l'adagiò gentilmente sul letto.
Gli levò le fasce e la benda per poi darle un bacio a fuor di labbra.
"Ti amo perché sei bella anche quando non riesci a fare un singolo gesto." Sussurrò sulle sue labbra.
E se ne andò, lasciandola a dormire.
Senza far vedere il suo volto alla ragazza dei suoi sogni.

Mr. Anon » cliffordWhere stories live. Discover now