• Chapter 14 •

218 25 2
                                    

Mentre io passavo i giorni seduto alla scrivania a fare i compiti mia madre faceva vedere la casa a molti possibili compratori.
Ormai la mia vita era fatta solo di compiti.
Andavo a scuola a fare gli esami e poi tornavo a casa a fare gli esercizi che mi avevano dato i professori.
«Credo di aver finito» mi disse mia madre venendo in camera mia.
«Anche io» risposi guardando il quadro e sorridendo.
«Ricordi quanto ci divertivamo io e tuo padre?» mi domandò mentre metteva a posto degli oggetti.
«E perché è finita allora? Com'è andata?»
«Sai, le cose cambiano» mi rispose, mentre io bevo un sorso d'acqua «A volte così in fretta che neanche te ne rendi conto. Non lo so... è come se la felicità fosse qualcosa che devi curare... e non smettere mai di coltivare»
Io le sorrisi, lasciandola continuare. «Però anche Jack ci voleva bene. Non era una mia convinzione. Per lui eri come suo figlio»
«Lo sai dov'è andato?» chiesi abbassando lo sguardo sul bicchiere.
Mia madre scosse la testa per poi rispondere con un secco «No»
«Hai idea di che cosa vuoi fare dopo il liceo?»
«Vorrei entrare in una scuola d'arte» ammisi guardandola negli occhi.
«Mmm...» mi rispose annuendo.
«Mi servono dei corsi veri»
Tornai in camera mia ed aprii la porta.
Era strano vedere la mia camera completamente vuota. Mentre mi stavo per far assalire dalla nostalgia il mio cellulare vibrò.

Luke: Ho bisogno di vederti.

*

Eravamo seduti in un locale, con due birre davanti a noi.
«Grazie di essere venuto. Sono cambiate tante cose, e continueranno a cambiare. Ma io ho bisogno di te come amico, capisci? Io... ne ho davvero tanto tanto bisogno. Ti prego» mi supplicò lui.
«Uh uh» annuii in risposta.
«Mia madre sta per sposare un uomo che ha conosciuto tre mesi fa e si trasferirà in Texas con lui. Adesso è lì in vacanza» spiegò, mettendosi a giocare con la bottiglia. «Se si sposa significa che non avrà più diritto agli alimenti. Il che significa che non potrà più pagarmi le tasse per l'università l'anno prossimo. Il che significa che non ci andrò. Vuole che vada a vivere con lei in Texas»
«Tu che cosa vuoi fare?» gli domandai guardandolo negli occhi.
«Devo pensarci. Ma non ho tempo. Visto che... domani parto»
«Dove vai?»
«Io e Dustin passeremo l'estate in giro per l'Europa. La sua mostra è andata bene e... mi ha regalato il biglietto» mi disse, abbassando lo sguardo.
«E la consegna del diploma?»
Luke sospirò. «In fin dei conti, chissene frega. Me lo spediranno a casa»
«E Calum, Ashton...» dissi, iniziando ad elencare i suoi amici.
«Gli voglio bene ma...» rispose alzando le spalle «Sono troppo diversi da me»
«E dopo l'Europa?» chiesi, volendo sapere di più.
«E chi lo sa. Ma il Texas, lo escludo»
«Anch'io devo dirti una cosa» dissi abbassando lo sguardo sul tavolo, per non guardarlo negli occhi. «Avevi ragione in un certo senso... Avrei dovuto dirti che cosa volevo... Io mi sono innamorato di te» spiegai con le lacrime agli occhi «Dal primo giorno. Credevo che ti fossi comportato male ma sono io che ho sbagliato a non dirtelo. Così te lo dico adesso. Prima... prima non ero nessuno. Mi sentivo una nullità. Anche meno... Tu mi hai cambiato»
Luke si morse il labbro e mi prese la mano.
«Tu lo sai che un giorno staremo insieme. Dobbiamo risolvere alcune questioni prima. E poi... vai a letto con tanti ragazzi così ti passa la voglia» scherzò lui, tra un bacio e l'altro.
«Non andare. Ti prego»
«La vita è lunga» mi rispose prima di baciarmi.
«Traditore, sadico, fichetto, spudorato» dissi facendogli scuotere la testa e scoppiare a ridere. Avrei potuto ascoltare la sua risata per sempre. Sarebbe stato bello registrarla per poi riascoltarla tutte le volte che mi andava.
«Anch'io ti amo»

The Art of Getting By| MukeWhere stories live. Discover now