Capitolo 13

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Quando mi svegliai Sarah stava ancora dormendo, cosí decisi di scendere senza svegliarla, appeso al frigo c'era un biglietto.

"Buon giorno tesoro, noi siamo fuori perché tuo padre ha avuto un emergenza di lavoro, c'è il pranzo e la cena in frigo, torniamo domani, se vuoi fai restare anche Sarah. Ti vogliamo bene, a domani."

Dopo aver letto il biglietto aprii presi il latte e feci colazione, mentre mettevo a posto la tazza Sarah scese in cucina.

"Buon giorno dormigliona" sembrava uno zombie, allora mi misi a ridere.
"Ireee..." disse sbadigliando.
"Che ore sono?" guardai l'orologio appeso alla parete e le risposi.

"Le 10:23, vuoi mangiare?" lei annuí, ancora con gli occhi chiusi, poi andó di sopra per vestirsi. Preparai dei toast e del latte con i cereali, misi tutto sopra il tavolo e presi il mio telefono, c'era un messaggio da Dylan.

-Ire se ti spiego mi aiuti?- gli risposi subito.
-So già tutto, è colpa mia e di Tom... Ti aiuteró, ma sará molto dura-
-Non è colpa vostra, so che sará dura, ma... tipo te?-

feci un sorriso, anche se nessuno mi avrebbe visto, Sarah era molto piú dura di me, sopratutto se avesse applicato il piano stronza.

-Oh no, lei è molto peggio... Come vuoi che ti aiuto?-
-Ah...Le piacciono i tulipani gialli vero??-
-Si sono i suoi preferiti... Perché?-
-Si è svegliata?-
-Si... PERCHÉ??- Non capivo quali erano le sue intenzioni.

-Tra poco lo capirai... Falla rimanere a casa-
-Okey...- Posai il cellulare appena Sarah entró in cucina.

"Ti ho preso una maglia, ti dispiace?"
"No figurati, anzi sai che sta meglio a te, la puoi tenere se vuoi"
"Grazie Ire... Che mi hai preparato?" con uno sguardo affamato cercava di capire cosa c'era sul tavolo e questo mi fece ridere.

"Vieni qua ingorda, toast e latte con i cereali le va bene maestà?" lei rise e mi rispose.

"Puó andare" la lasciai alla sua colazione e andai di sopra per vestirmi, mi misi i jeans, una felpa della Hollister e le mie vans blu preferite. Una volta in cucina Sarah aveva finito e stava mettendo la tazze nel lavandino.

"Ci penso io Sarah. Ah se vuoi puoi restare a pranzo, i miei non ci sono" si voltò verso di me.
"Tranquilla Ire e se ci tieni resto volentieri" le sorrisi, ma prima che potessi dire altro il campanello suonó e andai ad aprire, era Dylan con un mazzo di tulipani gialli in mano.

"Emm... Sai che ho un ragazzo vero Dyl?" gli dissi sarcasticamente, lui con aria un po' imbarazzata mi rispose.
"Dai Ire! Chiamami Sarah" gli sorrisi.

"Sei dolcissimo... Sarah! Vieni è per te!" urlai, lei venne di corsa e appena arrivò davanti alla porta si fermò incrociando le braccia.

"Ciao Sarah... Sono per te, mi perdoni" lei stava facendo una smorfia, allora entrai nella conversazione.
"Che dolce che è... Io non saprei che fare" lei si avvicinó prese i fiori, Dylan sorrise.

Poi Sarah aggiunse.
"Io si..." sorrise e gli chiuse la porta in faccia.

"A quanto pare non mi perdoni" disse Dylan da dietro la porta, io mi girai a guardare Sarah.
"Non pensi di aver esagerato? So che il piano stronza vuol dire vedere fino a che punto Dylan è disposto ad arrivare, ma erano i tuoi fiori preferiti..." lei mi sorrise.

Un amore quasi impossibile    •Dylan and ThomasOù les histoires vivent. Découvrez maintenant