11. Arrivo e sfuggite

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Dopo mezz'ora dentro la limousine con i quattro fratelli vampiri, mi sembrava per poco che la macchina si stesse restringendo lentamente e che tutti i presenti mi stessero per venire addosso. Le mie gambe immobilizzate rendevano la cosa più complicata di quanto già non fosse per me, ma per loro... la rendevano facile. Non avevo fatto altro che stare applicata all'angolo con molto poco spazio per rimanere il più lontano possibile dal grosso fratello che mi trasmetteva paura e sinceramente preferivo stare isolata da lui, da tutti. Perché mi compartavo così con i Mukami, i miei padroni? Forse il motivo erano state le parole che mi avevano detto, anche se non le avevo ancora conosciute. Era straziante e la paura prendeva ogni minuto di più ed intensamente il posto della calma mentre questa diventava sempre più flebile a tal punto di non sentirla quasi più.
Subito dopo il mio lungo pensiero, la limousine di lusso bianca si fermò ed io avevo ancora lo sguardo perso a vedere fuori dal finestrino scuro. In quella mezz'ora mi ero arresa dal continuare a provare con la porterà di fianco a me ad aprirla ed evitando che la roba essi o danneggiassi. Quel poco di coraggio che mi era rimasto lo utilizzai per riavviare le gambe e la forza, finché non aprii con cautela la portiera facendo scattare la sicurezza e la spinsi verso l'esterno con la più tranquillità che potevo far sembrare di avere ancora. Poggiai il piede sull'asfalto a testa bassa e con grande velocità mi diedi una spinta decisa con l'altra gamba e riprendere a correre verso un posto, qualunque esso sia stato. Ma appena poggiai per la seconda volta lo stesso piede con cui avevo toccato l'asfalto, mi sentii cingere con molta forza il polso destro quasi da fermarmi la circolazione e con una pressione violenta verso l'incontro fu introdotta dalla forza muscolare del fratello che mi aveva fatto provare dolore.

Mi allarmai sentendomi tirare nuovamente all'interno della macchina. "No, aspetta." Fu troppo tardi, che chiusi gli occhi per lo spavento quando atterrai con il corpo sopra un'altro. Riaprii lentamente gli occhi ritrovandomi sopra le gambe forzute del fratello mentre mi teneva ancora il polso e non scostava il suo sguardo dal mio e anche se ci avessi provato non ci sarei riuscita. La sensazione di timidezza si scatenò attraverso il corpo sentendo pochi brividi lungo il braccio, le mie guance si colorarono a poco a poco di un rossastro leggero sentendomi avvampare con violenza. Invece, lui, aveva un'espressione né timida né arrabbiata, mi stava solamente ammirando con uno sguardo serio e solitario, quando la sua morsa si fece più stretta intorno al mio piccolo polso e mi fece scendere lentamente dalle sue ginocchia trattenendomi, sempre, dal polso con attenzione. Poco dopo sentimmo la strada dura sotto i nostri piedi e la tentazione dal liberarmi era così forte, che tutti i fratelli mi fissarono in malo mondo per via di aver capito ciò che mi passava per la testa, così ne feci a meno.

Gemetti dalla sua forza. "Allenta la presa." Mi lamentai divincolandomi.

Velocemente mi sentii libera dalla sua mano, ma contemporaneamente fui scaraventata a causa di una sua spinta verso sinistra. "Mizuki..." quella voce somigliava con grande stupore alla voce paralizzante e piccola di Kanato, ma questa era più libera, più ruvida. In quanto non mi dispiacesse avere un fratello Sakamaki accanto a me, nuovamente, fui afferrata all'avambraccio. Abbassai la testa in direzione della mia parte del corpo e con lespressione corrucciata e spaventata seguii con lentezza insieme gli occhi la mano che mi teneva stretta fino al suo viso. Questo ero un altro dei quattro fratelli, forse il più piccolo, che mi guardava in espressivamente. Il suo viso era molto pallido, aveva qualche taglio leggero fresco o chiuso su parti diverse del corpo, perciò intuii subito che cos'era. Lo osservai non per tanto tempo e solo quei pochi minuti mi servirono a descriverlo. Egli era di statura media, qualche centimetro più alto di me, aveva dei ciuffi di capelli sparpagliati che gli arrivavano prima delle spalle ed erano di un colore simile al grigio e nero scuro, mentre delle sfumature bianche coloravano le sue punte. Sopra alla testa indossava uno spazioso ma piatto cappello tra il colore del grigio scuro e il verde morto. Osservai con attenzione i suoi occhi e la loro forma era letteralmente diversa da quella degli occhi di Kanato, mentre il colore era quasi simile, apparte una leggera chiarezza. Le sue braccia erano magre, quello destro portava una lunga fascia bianca attorcigliata alla'avambraccio fino al polso. Anche vedendo il viso o il fisico del piccolo ragazzo non metteva tanta inquietudine più di quanto non la faceva vedere Kanato e forse la sua era dovuta dal suo peluche di orso Teddy.

Diabolik lovers: La seconda sposaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora