30° Capitolo

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Kaitlyn guarda Shannon dormire, è sotto una continua dose di sedativi che la tengono addormentata nel piccolo letto per la maggior parte della giornata. Le accarezza i capelli cresciuti in quell'ultimo periodo fuori dall'ospedale. Tre settimane di gioia e sollievo che si erano concluse nel peggiore dei modi.
Come si può vivere sapendo che quelli saranno gli ultimi giorni di tua figlia?
Come si può guardare il calendario appeso alla parete e pensare che lei non rivivrà mai più quella data?
Come si possono aprire le finestrelle del calendario dell'Avvento che Harry le ha portato con la consapevolezza che potrebbe non aprire mai quella più grande?
Come?
E l'unica risposta che è riuscita a darsi è quella di fare come se quelle eventualità non esistessero, la bambina non deve capire che c'è qualcosa di diverso, lei non deve sapere.
Niall è uscito a fare compere, compere natalizie, e Harry lo sta accompagnando ignaro del motivo per cui il biondo abbia tutta questa fretta di comprare le decorazioni nonostante non sia ancora dicembre.
«Dobbiamo cercare un albero, di plastica, alto non più di un metro» dice Niall tirando fuori dalla tasca posteriore dei jeans la lista scritta su un post-it giallo. «Festoni, pupazzi vestiti da Babbo Natale e luci».
«Un albero finto?» domanda Harry confuso. «Perché quest'anno non volete mettere l'abete in sala come tutti gli anni?». Niall lo ignora continuando a camminare a passo sostenuto.
«Queste luci dovrebbero andare bene» sussurra l'irlandese mettendole dentro al cesto preso all'entrata del centro commerciale. «Però anche queste sono belle per la finestra».
«No, sono da interni» lo ferma Harry. «Per come le metti te servono quelle da esterno». Anche questa volta Niall lo ignora mettendosi a curiosare tra fiocchi di neve di plastica trasparente e stelle con glitter dorati. «Mi spieghi cosa stiamo cercando? Hai i fiocchi di neve in vetro di Murano perché dovresti volere degli stupidi fiocchi di plastica?».
«Non lo passiamo a casa Natale» ammette senza distogliere lo sguardo dalle decorazioni.
«Andate da tua madre? Permettono a Shannon di fare viaggi in aereo?». Niall nega scuotendo la testa, prende dei fiocchi di diverse dimensioni e li appoggia nel cesto. «Oh ti divertirai dai genitori di Kay, sua madre odia solo Maggie più di te, per ovvie ragioni».
«Harry smettila, non andiamo dai genitori di Kay». L'irlandese si volta e lo guarda esasperato dalle parole del riccio. «Aiutami e stai zitto».
«Mi spieghi che cos'hai? Shannon sta bene, hai detto che si è ripresa dalla crisi e le stanno facendo solo dei controlli, non capisco cos'altro possa essere successo». Harry si passa una mano tra i capelli spostandoli da davanti agli occhi pensando ad altre valide possibilità. «Hai di nuovo litigato con Kaitlyn?» domanda con un tono dolce, un tentativo che spera sia sbagliato. «Allora cos'hai?».
«Non ora» sussurra Niall, Harry si limita ad annuire rassegnato.
Odia quando Niall si tiene tutto dentro, quando accenna ai suoi problemi, ma poi non li espone del tutto lasciandolo con la preoccupazione riguardo qualcosa che non conosce nemmeno del tutto.
Il riccio lo segue in silenzio, lascia che l'irlandese diriga l'intero pomeriggio limitandosi a consensi o negazioni con cenni del capo quando gli propone qualcosa su cui in realtà ha già preso una decisione, sembra quasi nona accorgersi di quel silenzio o forse è proprio quello che vuole: la quiete in mezzo al rumore di un mondo in continuo movimento.
Posano le ultime borse nella macchina del biondo, Harry si ferma a guardarlo mentre lo vede esplicitamente cercare di evitare il contatto visivo con lui.
«Mi vuoi dire cosa sta succedendo?» domanda Harry appoggiandogli una mano sulla spalla. «Niall lo sai che puoi dirmi tutto. Perché mi stai escludendo?».
«Possiamo andare da te? Non è troppo lontano» chiede a testa bassa.
«Certo» risponde pronto. «Vuoi che guidi io?». Niall scuote la testa, mima un sorriso e sale dalla parte del conducente, Harry lo imita dalla parte opposta dell'auto.
Il tragitto è riempito da qualche canzone alle prime posizioni di chissà quale classifica che loro probabilmente avevano dominato, e forse stanno ancora dominando, Harry ogni tanto si fa domande al riguardo, ma si era zittito prima che le parole potessero uscire dalla sua bocca.
L'appartamento è disordinato sinonimo di un Harry annoiato e pronto a provare cose nuove senza una logica, si siedono sul divano in pelle, abitualmente il riccio avrebbe preparato un the ma con Niall sa che non sarebbe stato apprezzato.
«Io...» inizia Niall giocando nervosamente con le dita delle mani. «Io non so come si dice». Tiene lo sguardo basso. «Come si può dire una cosa del genere?». Si copre gli occhi con le mani scuotendo la testa.
«Respira e dillo, tenerlo dentro ti fa solo male» lo incita con un sorriso che immediatamente si spegne quando Niall alza la testa e vede i suoi occhi color cielo pieni di lacrime che non è riuscito a controllare. «Niall...» si avvicina e lo abbraccia. Lo stringe forte a sé restituendogli uno di quegli abbracci che solo Niall sa dare: pieni di calore e sostegno.
«Harry fallo smettere» sussurra. «Ti prego non ce la faccio più, fa troppo male». I singhiozzi rimbombano nella stanza. «Fallo smettere tutto 'sto dolore».
«Sta passando, Shannon si sta riprendendo» lo consola senza allontanarlo, Niall appoggia la testa nell'incavo del collo dell'amico, non hanno mai avuto un contatto così intimo.
«Ho mentito» geme. «È la fine ed io non posso sopportarlo». L'irlandese stringe un lembo della camicia tra le mani come se fosse il suo unico sostegno. «La mia bambina, perché lei? Perché?».
Harry non reagisce, ci mette qualche attimo ad assimilare le parole e a comprenderne il significato, prende un respiro profondo quando la consapevolezza lo colpisce dritto in viso. Stringe Niall più forte a lui, lo sente rompersi tra le sue braccia come non era mai successo in dieci anni.
«Harry non ce la faccio» sussurra. Harry si allontana quel poco che basta per guardarlo negli occhi. Un uomo distrutto è ciò che ha davanti, un uomo che non ha più nulla per cui combattere.
«Invece tu ce la farai perché ci sono io con te, ci sono i ragazzi e la tua famiglia. C'è Kaitlyn» lo rassicura. «Non sei solo e Shannon ce la farà, è una Horan».
Niall si asciuga gli occhi con il dorso della mano scuotendo la testa, non crede più a quelle parole, sono una possibilità ormai troppo lontana perché possa realizzarsi.
«Perché?» domanda. «Perché?».
«Non lo so...» ammette Harry impotente. «Ma prometto che finirà questo dolore».
«Harry no, non questa volta». Il corpo di Niall viene ancora scosso dagli ultimi singhiozzi. «Le decorazioni sono per la camera di Shannon, passeremo Natale lì». Harry annuisce. «Se...». Ferma sul nascere le lacrime pronte a solcare nuovamente il suo viso, si morde il labbro indeciso. «Potrebbe non arrivare a Natale».
E tra tutte le possibili tempistiche che la testa di Harry aveva formulato nessuna era così breve, la sua piccola leprechaun non poteva lasciarli. Abbraccia nuovamente Niall, ma questa volta non è più totale altruismo, no, tra le braccia del suo migliore amico a sua volta cerca conforto senza darlo a vedere.
Un colpo al petto gli scuote tutto il corpo e per la prima volta sente quel dolore di cui Niall parlava e che lo tortura da mesi, consapevole allo stesso tempo che il suo, quello di Harry, è niente rispetto a quello dell'irlandese.
«Devi smetterla di tenerti tutto dentro, dimmelo Niall, sfogati con me o ti distruggerai». Gli passa la mano sulla schiena rassicurandolo.
«Lo so» risponde asciugandosi il viso con il maglione beige.
«Ma non ti interessa» aggiunge il riccio.
«No, a sto punto non più» ammette.
Il silenzio cala nella stanza, entrambi troppo presi dai propri pensieri, Harry sa che toccherà a lui aggiornare gli altri e non ha idea di come poterglielo dire quando qualche giorno prima erano tutti insieme a divertirsi davanti ad una pizza e una birra a brindare al futuro.
Cambierà tutto, quando in realtà tutti fingeranno che niente sia cambiato, ci saranno sorrisi e ottimismo, mentre tutti si chiederanno "tra quanto?".
«Sai vorrei credere in Dio» esordisce Niall guardando la croce sulla mano di Harry. «Avrei sempre voluto essere in grado di credere in Dio, in certi casi sarebbe tutto molto più semplice e saprei sempre che c'è qualcuno al mio fianco che mi sostiene e mi aiuta, ma ora no. Ora vorrei credere in Dio solo per prendermela con qualcuno, per incolparlo, insultarlo e poi...». Sospira passandosi la lingua sulle labbra secche. «Chiedergli un po' di pietà».
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Yep sono le 2 di notte, quindi Buongiorno perché si spera che ora voi stiate dormendo.
Per prima cosa GRAZIE per quelle diecimila visualizzazioni e quasi mille voti che per me sono numeri assurdi, come sia possibile non lo so. Grazie sinceramente, io scrivo perché mi piace e pensare che anche ad altre persone piaccia quello che scrivo è la soddisfazione più grande.
Questo capitolo "di passaggio" per me è invece il capitolo centrale di tutta la storia: in questo capitolo si vede il crollo di Niall, ne ha già avuti altri, ma da questo non vuole neanche riprendersi, vuole lasciarsi morire come la sua bambina e alla fine ammette che vorrebbe credere in Dio per chiedergli pietà. Ora PIETA' -> MERCY
Spero che vi sia piaciuto, nel caso così non fosse mi dispiace, mi scuso e vi invito a soffermarvi sulla Gif perché i Narry sono sempre cosa buona e giusta.

  Per qualunque cosa --> twitter: @lethertalk
Grazie di dedicarmi qualche minuto del vostro tempo leggendo questa storia.

Mercy | N.H.Where stories live. Discover now