Chapter one.

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"Amore mio, sarai forte.
Sarai forte perchè una come te supera tutto, una come te non ha paura di niente, e credimi, piccola mia, avere una come te, morire sapendo di restare nel tuo cuore, è la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Adesso non piangere, non pensare a me, io starò bene. Quindi asciugati quelle lacrime e vivi, perchè è il tuo momento di stare bene.
Vivi, urla al mondo che sei viva, trova la felicità e tienila stretta.
Trova l'amore della tua vita, tesoro, trovalo e amalo come io ho amato te. Trova un amore che ti consumi, una passione tale che ti arrivi fin dentro le ossa.
Trova la vita in quell'amore, perché Allison, il tuo amore è profondo come il mare.
Trova la tua ancora, io l'ho trovata, sei tu, tu troverai la tua, e se ti porterà giù non importa, non spaventarti, perchè nello stesso modo in cui ti ha fatta affondare ti salverà. E non pensare mai che riuscirai a salvarti da sola, io l'ho pensato, l'ho detto, e poi sei arrivata tu.
Hai stravolto il mio mondo, l'hai reso il paradiso, e non mi importa dove andrò perchè ho avuto un angelo come figlia, una guerriera, e sono fiera di te.
Quindi vita mia, non dimenticare le mie parole, portale con te, come porti me.
Ricordati che la mamma ti ha amato tanto, e ti ama ancora, sempre e per sempre.
Buonanotte, piccolo angelo."

Continuavo a versare lacrime su quelle parole, le ultime parole di mia madre. Non riuscivo a concepire il fatto che mi avesse abbandonato, non riuscivo ad andare avanti, ma sapevo di doverlo fare.
Mi ha detto di amare, ma come si può amare di nuovo se la persona che hai amato più di tutti non c'è più.
Mi ha detto che la mia ancora mi avrebbe salvata, ma non sa che la mia ancora è sempre stata lei.
Continuavo a ricaricare il suo cellulare solo per sentire la sua voce, sempre la solita stupida segreteria telefonica.
Ero stanca. Ero a pezzi, e aveva ragione, non sarei mai riuscita a salvarmi da sola.
Ma chi salva una persona che non vuole essere salvata? Chi ama una persona che non vuole essere amata?.

"Senti, Allison, adesso mi hai stancata. E' tutta l'estate che non ti fai sentire, sono tre mesi che ti lascio messaggi in segreteria, vengo a casa tua e mi lasci fuori dalla porta. Devi andare avanti, è difficile lo so, ma devi farlo. Tua madre non avrebbe mai voluto questo per te, Allison, nemmeno io voglio questo per te. Rivoglio la mia migliore amica sorridente, la ragazza che conoscevo, quella forte, quella che non ha paura di niente. Mi manchi."

Ascoltavo l'ennesimo messaggio della mia migliore amica, me ne lasciava uno ogni giorno, se non di più.
Forse aveva ragione.
Forse avevo iniziato ad ascoltare il mondo che si trovava al di fuori di quella lettera.
La chiamai.

"Allison oh mio dio, ciao"
"Ciao Caroline, come va?"
Non sapevo cosa dire, non avevo niente da dire.
"Bene, tu?"
Male.
"Bene"
"Passo da te, ti va?"
La sua voce mi tranquillizzava, iniziai a pensare che fosse lei l'ancora di cui mia madre parlava.
"Fai presto"
Sussurrai.
Poco dopo arrivo Caroline. Era bellissima come sempre, sorridente come la ricordavo, viva. Era il mio esatto opposto, io ero morta con mia madre, ero persa. Nessuno sarebbe riuscito a cancellare il ricordo della sua morte, nessuno sarebbe riusciato a cancellare qul dolore. Nessuno mi avrebbe mai amato come faceva lei. Era la donna migliore che avessi conosciuto, e vi giuro, lei si che era una vera donna. Era forte, non aveva paura, ne aveva superate tante ed ogni volta restava in piedi, solo per me. Mi aveva dato la vita, una vita che avevo intenzione di sprecare. Era mia madre, ed era morta.
Mi fiondai nelle braccia della mia migliore amica e iniziai a piangere, di nuovo, ma questa volta il dolore sembrava più leggero, sembrava che piangere non fosse sbagliato. Riuscivo a vedere una luce, tra quelle braccia, forse ci sarebbe stata speranza anche per me.
Passò un mese, e con l'aiuto di Caroline e della psicologa riuscivo ad andare avanti.
Il dolore rimaneva, era sempre lì, pronto ad attaccare, ma cercavo di respingerlo con tutte le mie forze.
Era il primo giorno di lavoro, Caroline era riuscita a convincere il suo capo ad assumermi, ed è meglio così, perché senza lei al mio fianco ho paura di lasciarmi andare di nuovo, di svanire nuovamente nel buio.
"Oh mio dio non crederai che razza di antipatico si è presentato al bancone prima!"
Inizio ad urlare Caroline. Sorrisi, spontaneamente, niente sorrisi falsi da ora in poi, niente rimpianti, e niente lacrime, avrei vissuto, come mia madre avrebbe voluto.
"è entrato e mi ha chiesto una birra, ovviamente gli ho detto di aspettare perché c'era fila, e dio solo sa quante me ne ha dette, così abbiamo iniziato a litigare ed ho rischiato il licenziamento"
Iniziai a ridere e Caroline mi guardò sorridendo, nei suo occhi si poteva leggere la felicità, perché lo aveva capito, avrei ricominciato da capo.
"Adesso ci vado a fare due chiacchere"
E andai al bancone.
"Qual è?"
Chiesi.
"Se n'è andato, se ritorna ti chiamo e lo sistemiamo una volta per tutti"
Alzò la mano in aria, aspettando che gli battessi il cinque e così feci, poi l'abbracciai sussurrandole un grazie all'orecchio.
Era finito il turno, ci andammo a cambiare e tornammo a casa. Vista la situazione Caroline aveva deciso di trasferirsi da me, e gliene sono grata.
"Senti Allison so che non è la domanda migliore da farti, ma se stasera andiamo al mio locale preferito, giusto per festeggiare"
La guardai.
"Festeggiare cosa?"
Lei mi guardo nervosa e sorrise.
"l'ho visto, Allison so che vuoi andare avanti, e ti giuro che se ti annoi o vuoi tornare a casa lo faremo, ma ti prego, non ho mai saltato questa festa da quando mi hanno permesso di entrarci."
"Ci sto"
Sorrisi. Iniziammo a prepararci, Caroline si mise un tubino rosso e dei tacchi vertiginosi, io misi il vestito che mia madre mi regalò per il mio sedicesimo compleanno. Me l'aveva comprato per la festa che organizzò quella sera, fu una sorpresa, la sorpresa migliore della mia vita. Era un abito nero che arrivava a metà coscia, stretto in vita e più morbio sulle cosce, dietro era bellissimo, la schiena era coperta solamente da un strato sottile di pizzo a aveva uno spacco in mezzo che arrivava a metà schiena.
Arrivammo al locale ed era affollato. Mi ricordo l'ultima volta che sono stata qui, era appena finita la scuola e io e Caroline avevamo bevuto qualche bicchierino di troppo, fu qui che capii che lei sarebbe rimasta al mio fianco, perché nonostante avesse voglia di divertirsi era rimasta fuori con me, a tenermi i capelli mentre vomitavo anche l'anima.
"Ci siamo" Disse agitata.
Entrammo e andammo dirette al bancone, prendemmo due cosmopolitan e ci dirigemmo sulla pista da ballo, poi Caroline mi afferrò per il polso.
"C'è il tizio antipatico del bancone" mi urlò all'orecchio. Mi girai e vidi un ragazzo biondo seduto con degli amici ad un tavolo.
"Non mi hai detto che era anche bello" Risi.
"Ero impegnata ad urlargli contro per guardare la sua bellezza"
La presi per il polso.
"Che fai?" Urlò, cercando di impedirmi di andare avanti.
"Andiamo a sistemare le cose" la guardai negli occhi "O hai paura?"
Scoppiò a ridere "Non ho paura" diventò seria "Promettimi una cosa".
La guardai interrogativa "Da ora in poi non conosceremo più la paura, Allison, mai più"
"Te lo prometto" urlai per sovrastare il rumore della musica. Fui strattonata da Caroline e mi ritrovai a due passi dal tavolo del ragazzo.
"Lo facciamo nero" disse "Lo facciamo nero" ripetei.
Il ragazzo stava sorseggiando la sua birra e gliela sfilai di mano, bevendone un po'.
"Che fai?" urlò.
Una volta scolata la rimisi sul tavolo, sbattendola.
"Direi che me la devi dopo aver quasi fatto licenziare la mia amica a lavoro"
Mi guardò per un po', senza capire a cosa mi riferivo poi si illuminò.
"Ah, la ragazza della birra"
Mi guardò dalla testa ai piedi, e a quello sguardo tremai.
"Esatto"
Risposi, ma la voce iniziò a mancarmi. Quel ragazzo era dannatamente bello, aveva qualcosa nello sguardo di cui ebbi paura, vidi il casino nel blu dei suoi occhi e iniziai ad avere paura, non di lui, ma di me stessa, volevo andarmene.
"Come ti chiami, dolcezza?" Disse alzandosi. La sua altezza incombeva su di me, e in quel momento fu chiaro, avevo paura. Non riuscivo a capire perché, ma qualcosa in lui, qualcosa in me, mi diceva di scappare e stargli lontano il più possibile.
"Allison" dissi, abbassando lo sguardo.
"Hai due opzioni" Alzai lo sguardo alle sue parole e incrociai i suoi occhi azzurri. Iniziai ad osservarlo, le labbra rosee incastrate perfettamente in un cerchietto nero, gli occhi azzurri, profondi, i capelli biondi, lo sguardo di un angelo cresciuto tra i demoni.
"O mi porti una birra, o balli con me" e mi guardò in segno di sfida.
"Scelgo la terza opzione" dissi, trovando il coraggio in qualche parte nascosta della mia mente. Mi guardò.
"Io me ne vado e tu tratti più gentilmente le mie amiche." E me ne andai.

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⏰ Última actualización: Nov 26, 2015 ⏰

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