HOW TO SAVE A LIFE

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Tony si alzò immediatamente, deciso a liberare la sua amata da quella scomoda posizione, ed a portarla via di lì. Si avvicinò ad una parete e ci andò a sbattere di lato con forza, per rompere l'aggancio delle manette, ma niente. Poi pensò a quei quattro che adesso chissà cosa stavano progettando per lui e Ziva, e si buttò con ancora più forza. Avevano fatto piangere la sua Ninja, e le avevano detto cose spregevoli nelle orecchie. Altro colpo contro il muro. L'avevano fatta sentire in colpa per tutti questi anni. Un'altra botta. Avevano tentato di allontanarla dall'NCIS, le avevano detto che era sola al mondo, che non aveva nessuno che l'amasse. Ancora un colpo. Le avevano sparato al ventre, ed ora aveva chiuso quei suoi splendidi occhioni dolci. Un ultimo colpo deciso, e finalmente le manette caddero, liberandogli le mani.
Si sentì le braccia addormentate formicolare, ma senza farci caso, tornò dalla ragazza non cosciente e continuò a parlarle angosciato, prendendole il capo fra le mani.
Tony: "Ziva! Ziva! Dai apri quegli occhietti! Non puoi mollare adesso... Ziva! Ziva!"
Ma la ragazza non dava cenni di miglioramento.
Non aveva un bell'aspetto, il volto era ricoperto di sangue che usciva dal naso, dai graffi sulle labbra e da ferite sulle tempie e sugli zigomi. Era sudata, e aveva i capelli spettinati, ma nonostante tutto ciò, era sempre bellissima e attraente. Non era la prima volta che la vedeva in simili condizioni, in Somalia ad esempio, o quando dovettero fare una prova, senza saperlo, per testare la sicurezza di domino, e vennero catturati da alcuni soldati dopo che lui svenne, ma non Ziva, non la sua ninja, che rimase attiva fino a quando le fu possibile, fino a quando un colpo di fucile sul volto non la buttò a terra tramortita; si risvegliò in una stanza buia con davanti il segretario della marina, e la prima cosa che chiese fu dov'era lui... Certo, era tutta un'esca per una talpa che si insinuava tra gli uffici della marina, ma loro avevano rischiato la pelle!
Tony non si arrese, e tentò in ogni modo possibile di toglierle le manette, anche se sembrava impossibile. Poi si ricordò di quando il primo anno in cui lavorarono insieme, un poliziotto li aveva scambiati per criminali e aveva ordinato loro di ammanettarsi l'uno all'altro, ed in pochi secondi Ziva si era già liberata saltandogli addosso, perché l'aveva chiamata bastarda e signora.  Senza che se ne accorgesse un timido sorriso si formò sul suo viso, incurvando i lati della sua bocca.

Intanto, Gibbs, Abby e McGee, avevano raggiunto il cantiere abbandonato, indicato da McGee, anche se nelle ultime due ore, questi aveva perso le tracce del cellulare di Vance e dell'auto di Tony.
Abby: "Accosta Gibbs, quella macchina ha la targa americana, e sembra proprio quella del direttore!"
In meno di pochi secondi Gibbs e McGee scesero dall'auto, ed entrarono nel magazzino, preceduti dalle loro pistole.
McGee: "Libero!"
Gibbs: "Lo vedo McGee! È un'unica stanza!"
Il fatto che Tony e Ziva non si trovassero più, aveva reso gli agenti molto nervosi e preoccupati, e la situazione precipitò quando McGee si agitò improvvisamente, e Gibbs non ne capiva il motivo.
McGee: "Capo! Capo vieni qui!"
Gibbs: "Che succede McGee?"
McGee: "Capo! Capo!"
Gibbs: "Parla McGee!"
Il giovane si piegò a terra e raccolse una collana... La collana! La mostrò al capo, che per un attimo sembrò destabilizzarsi, per poi riprendere immediatamente il controllo.
Gibbs: "Dallo ad Abby e dille di controllare che non ci sia niente e nessuno di sospetto nei paraggi"
Iniziò a ispezionare la stanza con più attenzione, ma non sembrava avere alcunché di strano, o qualche indizio su dove fossero adesso i suoi agenti. Doveva trovarli.

Nel frattempo, Tony iniziava a sudare, probabilmente per via dell'aria consumata, e della sua agitazione. Aveva provato di tutto, ma le manette che tenevano legata Ziva a quel pilastro non ne volevano proprio sapere di aprirsi. Si accasciò a terra avvilito, con la schiena appoggiata alla colonna, di spalle alla ragazza.
I loro rapitori non erano ancora tornati, e Tony sentiva puzza di bruciato... In tutti i sensi.

Quella che provava era una strana sensazione, che non aveva mai provato prima. Aveva dolori ovunque, al ventre, sul volto, alla gamba, al braccio rotto che dopo la caduta dalla moto non aveva fatto che peggiorare. Non capiva dove fosse, era tutto buio, le pareva di essere in un tunnel senza fine. Sentiva delle voci ovattate, erano quelle di suo padre, suo fratello, sua sorella, sua madre, Rivkin, Vance, Tony, Gibbs... Tutte insieme, ma non capiva cosa le stessero dicendo. Risuonavano nella sua mente provocandole un forte dolore alle tempie. Era spaventata, e l'unica cosa che le veniva in mente di fare era correre. Le sue gambe si muovevano velocemente, e cercava di spingere al massimo per tentare di raggiungere la luce ed uscire fuori da quel tunnel infinito. Ma più avanzava, e più diventava buio, sembrava una corsa nell'oscurità. Le voci si facevano sempre più insistenti. Non riusciva a liberarsene.

Gibbs aveva setacciato l'intero magazzino, cercando porte segrete, botole nascoste, o aperture nel soffitto, ma non aveva trovato nulla. Così tornò da Abby e McGee, che intanto si erano accorti di un particolare... Un particolare che indicava la presenza dei loro amici in quel magazzino, ma anche che erano in grave pericolo.
Abby: "Gibbs! Guarda al lato del magazzino! Ci sono delle bombole di ossigeno, e prima McGee è scivolato. Credevo fosse acqua, ma era troppo densa... È benzina! Basterebbe un fiammifero perché una bomba scoppi senza lasciare traccia di questo cantiere"

Tony continuava a sentire puzza di fumo, ed era sempre più convinto che dietro quella porta, un incendio stesse divampando, e presto li avrebbe inghiottiti. Tentò il tutto per tutto, e con foga si buttò sulla porta che cedette e si aprì. Non si sbagliava, il fuoco aveva già buttato giù qualche palizzata della stanza oltre la porta. Non aveva idea di dove si trovasse, ma doveva andare a chiedere aiuto. Attraversò il fuoco sporcandosi il viso di fuliggine, fin quando non raggiunse finalmente l'uscita. Davanti a sé aveva delle enormi bombole di ossigeno che gli coprivano la visuale. Sentiva delle voci. Parlavano inglese, ed erano voci familiari... Gibbs? Il suo capo? Abby? McGee? Ma com'era possibile che stessero a Berlino? Senza pensarci troppo, iniziò a gridare per farsi sentire e sovrastare il rumore del fuoco.
Tony: "Capoooo! McGeeee! Abbyyyy!"
Abby si voltò di scatto, ed intravide qualcosa muoversi dietro le bombole.
Abby: "Gibbs! Gibbs! Gibbs! C'è Tony!"
Disse eccitata e contenta che fosse ancora vivo, mentre indicava il vicolo al lato del magazzino.
Gibbs gli corse incontro insieme a McGee.
Tony: "Viaggio turistico in Europa capo?" disse nel tentativo di sdrammatizzare la situazione già abbastanza tragica di suo.
A Gibbs prudevano le mani. Avrebbe voluto tirargli due scappellotti: uno per la battuta inopportuna, e l'altro per quello che aveva visto la notte prima... Insomma Ziva era sempre la sua bambina. L'ha vista crescere e l'ha cresciuta come una figlia... E ne era geloso! Però non poteva fare niente perché le enormi bombole di ossigeno gli impedivano di avvicinare la mano alla nuca del ragazzo
Tony: "Faccio da solo" disse rispondendo allo sguardo fulmineo del capo, e notando le mani impacciate. Si girò e si diede un colpo sulla nuca.
Gibbs: "Tony, dov'è Ziva?"
Lo sguardo dell'agente s'incupì, ma rispose immediatamente per non perdere tempo.
Tony: "Lunga storia, ma adesso dobbiamo liberarla dalle manette, prima che il fuoco la raggiunga"
McGee che fino a quel momento era stato zitto, prese a parlare
McGee: "Il fuoco?! Tony se il fuoco raggiunge queste bombole scoppierà una bomba! Qua per terra c'è della benzina!"
Il ragazzo ripensò subito a quello che aveva detto Tali a Ziva. Perché tu eri come lei, e come lei morirai. Ecco cosa stavano progettando per loro! Una bomba, per farli saltare in aria proprio come la madre di Ziva!
Tony: "Allora mi sa che è il caso di sbrigarsi... Non credo che a Ziva piacerebbe l'idea di farsi cremare al momento!"
Gibbs: "Aiutami a passare McGee!"
I due ragazzi tentarono di spostare una delle bombole per liberare un passaggio, riuscendo ad aprire un varco minuscolo, dal quale a stenti ci sarebbe passato un gatto. Ma per Gibbs fu una passeggiata oltrepassarlo.
McGee: "State attenti..." Disse mentre Abby lo raggiungeva.
Abby: "Se la caveranno, vero?"
McGee senza rispondere l'abbracciò, avvicinandola a sé, e appoggiando il mento sul suo capo.

Prima di entrare nelle fiamme Gibbs tirò un sonoro scappellotto sulla nuca di Tony, che rimase sorpreso, non capendone il motivo.
Tony: "Capo, me l'ero già dato... E questo era davvero forte!"
Gibbs: "Questo era per l'altra sera DiNozzo!"
L'altra sera? Cos'era successo l'altra sera? Poi gli balenò nella mente il ricordo di quella magica serata, senza però tener conto di quello che ne seguì. Era stato bellissimo poterla riabbracciare in quel modo, baciare in quel modo, sentire il suo corpo su di sé in quel modo!
Ma Gibbs come faceva a saperlo? Li aveva seguiti? Quindi anche lui aveva frainteso... Ed anche Abby e McGee! Certo, fosse stato per lui, avrebbe potuto fraintendere anche la stessa Ziva, ma sapeva che probabilmente dopo che le aveva mentito, aveva perso ogni possibilità di essere ricambiato... E non era il momento di pensarci... Adesso dovevano liberarla!
Raggiunsero in breve la porta che Tony aveva sfondato poc'anzi. Il fuoco aveva invaso quasi completamente la stanza, creando una barriera che separava i due agenti dalla ragazza. Ma non fu nemmeno questo a bloccarli. Avevano notato un punto in cui le fiamme non erano eccessivamente alte, e che con i loro cappotti avrebbero potuto abbassare creandosi un varco. Raggiunsero Ziva, e subito Gibbs prese dalla tasca due piccoli ganci sottili che usava per aprire le porte chiuse a chiave. Ci volle un po', ma finalmente le manette cedettero, e Ziva cadde fra le braccia di Tony. Tentò immediatamente un massaggio cardiaco, anche se sapeva che avrebbe aumentato il rischio di emorragia dalla ferita che aveva sul ventre. Eppure, nonostante tutto, continuava tenere gli occhi chiusi.

Correva, senza una meta, senza fermarsi. Correva verso una luce che sperava di trovare. Poi sentì una voce che era più chiara e limpida delle altre. Era quella di sua mamma. Era da più di 20 anni che non l'ascoltava. Ormai l'aveva dimenticata. Come aveva dimenticato quella di Tali, e quella di Ari. Poi le si erano presentati d'avanti e lei non ebbe incertezze nel riconoscerli.
Si girò per cercare sua madre, per poterla rivedere e riabbracciare. Ma d'un tratto non era più in quel tunnel. Si trovava nel campo minato in cui aveva perso l'unica persona che l'avesse amata veramente quando era bambina. D'avanti a sé poteva vederla. Quanto le era mancata. Le corse incontro, senza pensare alle mine anti uomo che avrebbe potuto far saltare. Si sentì finalmente stretta fra quelle braccia sicure, che l'avevano sempre fatta sentire protetta. Le braccia della sua mamma! Per un attimo tornò bambina, e rivisse quel momento, riascoltò quelle parole di cui adesso aveva bisogno. Non sei sola. Ricordati che io sono con te anche quando tu non mi vedi. E così sarà per sempre. Non voleva staccarsi da quell'abbraccio, voleva poterla trattenere con sé, fino a quando le fosse possibile. Ma il tempo era già scaduto. Doveva tornare al suo mondo, dove c'era ancora qualcuno che aveva bisogno di lei, qualcuno che in quel momento stava rischiando la vita per poterla riportare lì, ma era lei a non volerlo. E così sarà per sempre. Questa era l'unica promessa che sua mamma le aveva fatto prima di andarsene,  e lei non doveva dimenticarlo mai più. Doveva tornare dalle persone che amava. Si staccò da quell'abbraccio. Rivide per l'ultima volta sua mamma. Si guardarono negli occhi. E a differenza di quello che accadde tanti anni prima, Ziva non voleva allontanarsi da lei. Ma la bomba scoppiò ugualmente portandole via entrambe.

Mentre Tony e Gibbs tentavano disperatamente di riportarla in vita, Ziva d'un tratto aprì finalmente quei suoi splendidi occhioni dolci. Tony le sollevò leggermente il capo perché potesse respirare più facilmente.
Tony: "La devi smettere di farmi spaventare in questo modo, mia Ninja!" disse sorridendo, con gli occhi che gli brillavano dalla contentezza.
Ziva continuava a tossire per tutti i fumi che aveva inalato. Non riusciva a parlare, ma guardò il suo Tony con gli occhi di chi non ha mai smesso di amare. La pancia aveva preso a sanguinare copiosamente, provocandogli forti fitte di dolore, che le si accentuarono quando si accorse della presenza di Gibbs, che le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte. Ziva continuava a fissarlo incredula.
Gibbs: "Dobbiamo uscire di qui. Non siamo al sicuro, una bomba sta per scoppiare"

McGee ed Abby erano rimasti ad aspettarli fuori, e dopo aver chiamato un elicottero della marina perché li raggiungesse e li potesse riportare a DC il più in fretta possibile, non restava altro da fare che pregare per i loro amici. Erano passati circa 20 minuti da quando erano entrati. Fu una questione di attimi, e di quel magazzino non ne rimase più nulla. Il fuoco aveva raggiunto la benzina, divampando e facendo esplodere le bombole di ossigeno. I due si abbracciarono in un pianto disperato. Avevano perso il loro capo e i loro colleghi, ma soprattutto avevano perso il cuore della loro famiglia. Divorati da una bomba che li aveva portati via dai loro cari. Continuavano a piangere l'uno sulle spalle dell'altra, quando pochi minuti dopo, McGee vide delle ombre proiettarsi sulle fiamme. Dalle macerie spuntarono i loro tre eroi. Gibbs e Tony che sorreggevano Ziva nel mezzo, appoggiata con le braccia ai loro colli. Abby le corse immediatamente incontro, e l'abbracciò come quando l'aveva rivista dopo quattro mesi in Somalia. Ziva voleva urlare per i dolori, voleva accasciarsi a terra, ma quell'abbraccio fu rigenerante, ed anche se la stringeva proprio sulla ferita, strozzò un gemito in gola, perché non voleva che quell'abbraccio finisse com'era finito quello di sua mamma.
Quando Abby si staccò e vide il sangue che aveva lasciato una scia dietro di lei, rimase per un attimo come pietrificata. Intanto Tony Gibbs e McGee la fecero sedere, rassicurandola che l'elicottero sarebbe arrivato a breve e li avrebbe riportati a DC quanto prima.

Tutti e tre erano ricoperti di fuliggine, avevano attraversato il fuoco, e quando avevano quasi raggiunto l'uscita, lo scoppio della bomba li aveva riallontanati. Nessuno sa come, ma erano sopravvissuti anche a questo, ed ora erano stremati, senza forze, qualcuno in pessime condizioni, ma felici di essere di nuovo insieme, di nuovo una famiglia!
Ziva: "Grazie..." lo disse quasi senza voce, che forse nessuno aveva sentito.
Gibbs: "Ziver..."

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