Capitolo trentacinque

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"Ho una cosa per te" mi sussurrò all'orecchio.

Sorriso guardando in basso, in un punto immaginario e indefinito.

Era arrivato anche per me il giorno del mio diciottesimo compleanno. Un evento importante.
Tutti sono dell'idea che compiere diciotto anni segni un passaggio decisivo della vita, ma io non ci credo. Una persona è matura quando è veramente cosciente di quello che è. Quando si è scoperto a se stesso in tutte le sue sfumature possibili.

Io non credo invece che questa affermazione corrisponda a me. Né a nessuno.
Una persona non finisce mai di scoprirsi, di far nascere nuovi talenti, nuovi scopi e sogni dentro di sé.

Comunque, l'età dei diciotto anni è qualcosa che tutti gli adolescenti sogano. Si immaginano, un giorno chissà dove, chissà con chi. Magari lontano da casa, magari in un altro continente, o più semplicemente nel loro mondo. Nel loro piccolo spazio ritagliato per godersi a pieno questi primi, attesissimi giorni della maggiore età.

Io, sinceramente, non mi sarei mai immaginata di avere questo numero sopra la torta. Soprattutto perché non avrei mai pensato di arrivarci, ma oltre a questo, perché semplicemente non mi interessava veramente.

Non immaginavo questo momento sia perché non ci tenevo così tanto, ma anche perché ho sempre odiato immaginare qualcosa. Anche se lo facevo sempre restavo dell'idea che una persona non deve immaginare qualcosa, perché con l'immaginazione si è felici solo al momento, ma non permanente. Con l'immaginazione vivi e resti nel tuo piccolo mondo, bello ma pur sempre piccolo.

Non si deve immaginare una cosa, la cosa si deve fare. Osare, buttarsi, essere forti, provarci e riprovarci.
Facile a dirsi, ma sempre molto difficile a farsi. Però, la fatica è ricompensata da qualcosa che va ben oltre a tutto. Il senso di completezza e l'orgoglio personale.

Provare orgoglio per sè stessi, rendere felici e fieri per una volta, non gli altri. Ma sè stessi.
Prima o poi tutti dovrebbero rendersi felici, senza pensare a cosa è meglio per gli altri o cosa potrebbero pensarne. Molte volge bisognerebbe pensare a sé stessi e a che cosa veramente ci fa star bene.

La felicità e l'orgoglio personale hanno un caro prezzo, ma un grande valore.

Premetti il palmo della mia mano sulla guancia e mi accorsi di quanto fosse freddo nonostante la temperatura elevata della stanza.

Justin chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò a me.
"Sei fottutamente vecchia, Grace" aggiunse come finale al suo discorso.

Sorrisi fissando i suoi capelli.

Vidi Justin estrarre a tasca un pacchetto, per poi porgermelo.

"E questo è per te" disse sventolandomi il regalo davanti agli occhi.

Gli sorrisi senza senso, ma lo feci soprattutto perchè non sapevo come rispondergli.
Quando ero a corto di una risposta, sorridevo sempre, senza saperne bene il motivo.

"Grazie, Justin" dissi prendendo in mano il pacchetto.

Mi avvolse il fianco con la mano e fece scontrare i nostri corpi.
"In genere dovresti ringraziarmi dopo averlo aperto, lo sai vero?"

Lo guardai piuttosto confusa e lui per tutta risposta rise sussurrandomi all'orecchio, spostandomi dietro di esso alcune ciocche di capelli, di aprire il pacco.

Tolsi ad esso la carta e mi rimase in mano solo una scatola bianca rettangolare. Aprii anche quest'ultima e vi trovai, avvolta da un piccolo panno apposito, una collana.

Guardai per un attimo Justin e lui mi rispose con uno di quei suoi sorrisi che ti emanano solo voglia di vivere.

Predi la collana e la tirai fuori dalla scatola.
Aveva un ciondolo a forma di cuore e da un lato ci aveva inciso il suo nome e dall'altro il mio.

"Ti piace?" Mi chiese avvicinando il suo al mio.

Lo abbracciai e per un attimo il suo profumo diventò una parte di me.
"Mi piace da morire"

Justin mi fece cenno di girarmi. Feci come mi aveva detto e lui mi spostò i capelli di lato, per poi mettermi la collana.

"Fatti guardare" mi disse per poi prendermi per i fianchi e farmi mettere difronte a lui, faccia faccia.

In quell'istante non accadde niente, ci guardammo solo, senza dire una parola. Però in quell'istante mi resi conto di quanto fortunata fossi ad averlo. Di quanto fosse gentile, dolce e comprensivo. Di quanti sforzi fecesse per farmi sentire amata da qualcuno e farmi sentire bene. Di quanto facesse per vedermi sorridere e farmi sentire apprezzata.
Mi resi conto di quanto fossi fortunata ad averlo e in quel momento lo amai come non avevo mai fatto prima d'ora.

"Sei bellissima, lo sai, vero?"

Dopo quella frase arrossii violentemente e nascosi la mia faccia con le mani, tutto questo sotto la sua risata diverita e beffarda.

"Oddio, arrossisci ancora" disse mettendo le braccia di lato, facendo segno di venire da lui.

Appena mi avvicinai a lui, le sue braccia mi avvolsero con una velocità davvero notevole e mi strinsero con una forza tale da impedirmi quasi di respirare.

Appoggiai la testa sul suo petto, chiusi gli occhi e strinsi nel mio pugno un pezzo della sua maglietta grigia.

Il rossore dalle guance stava quasi per scomparirmi del tutto, quando ritornò con la stessa intensità, o forse più forte di prima, dopo la frase che mi sentii dire.
"Sei così sexy quando arrosisci Grace"

"Justin smettila!" Gli dissi tirandogli un leggero schiaffo, mentre lui sghignazzava diverito.

"E beh" mi disse come se mi stesse rimproverando "è il giorno del tuo diciottesimo compleanno e te ne vorrai restare qua tutto il giorno giusto?"

Prima di avere il tempo di rispondergli, Justin si rispose da solo.
"Ovvio che no" rispose accentuando il 'no'.

"Preparati, io ti aspetto fuori"

Spazio autrice:

Hei hei :D
Mi dispiace per il ritardo e per la schifosità di questo capitolo, ma avevo un terribile blocco di fantasia.
Volevo ringraziarvi per le tante visualizzazioni che ha raggiunto questa storia e ne sono davvero felice, non me lo aspettavo affatto ed è stata una bellissima sorpresa.
Mancano ancora pochi capitoli alla fine della storia e spero che per ora vi sia piaciuta :)
Alla prossima❤

Angel Guardian; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora