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Claire's POV.
Sentii dei mugolii provenienti da un angolo della cella,mi girai e rigirai nel letto ma quei mugolii non volevano proprio cessare.
Aprii gli occhi nel buio intravendendo solo la figura sfuocata del letto di Luke.
Così mi alzai,andando ad accendere la piccola lampada che vi era sul tavolino accanto al mio letto.
Trovai Luke in un angolo,immerso nel suo stesso sangue,che teneva a mala pena gli occhi aperti.
"Max!-urlai il nome della guardia.-Apri la porta!"
Dissi avvicinandomi a Luke e mantenendo la sua testa fra le mie mani.
"MAX!APRI QUESTA STRAMALEDETTISSIMA PORTA!"
Urlai quasi in lacrime.
Ci tenevo a Luke,era diciamo il mio migliore amico.
Poco dopo Max arrivò preoccupato alla cella e dopo aver visto tutto quel sangue si bloccò.
"Per Dio Max aiutami a tirarlo sù!"
Urlai alzandomi,prima che Max prese Luke in braccio per poi correre insieme a lui verso l'infermeria/ospedale del manicomio.
Entrammo dentro quasi sfondando la porta,subito Max posó Luke sul lettino che c'era nella stanza,io presi due asciugamani e li poggiai sui polsi di Luke,cercando di togliere tutto il sangue che era appena uscito,poi presi dei lacci e li legai ai polsi,accanto ai tagli profondi,per fermare il sangue,poi presi il disinfettante e lo passai sopra i tagli,facendo diventare i tagli croste e fermando definitivamente il sangue.
Tolsi i laccetti e mi lasciai cadere sulla sedia lì accanto,sospirando e guardando Luke riprendersi man mano.
Max se ne andò poco dopo,il suo turno era finito e doveva proprio tornare a casa-detto da lui.-io invece stetti lì,su quella sedia,ad aspettare che Luke si riprendesse del tutto.
"C-Claire?"
Balbettò Luke proprio mentre mi stavo per addormentare su quella sedia.
"Luke."
Dissi assonnata.
"M-Mi dispiace,i-io volevo togliermi le garze,m-ma per sbaglio mi sono tagliato."
Disse e si girò dall'altra parte,stava mentendo,non riusciva a sostenere il mio sguardo arrabbiato.
"Luke,non mentirmi.Devi smetterla,sò che è difficile,ma ce la devi fare.
Stavi per morire,ti rendi conto?"
Dissi con le lacrime agli occhi e mi avvicinai al lettino.
Gli presi il polso e gli feci vedere quello che aveva fatto a sè stesso.
"Guarda Luke,guarda i tuoi polsi,guardali come sono straziati e pieni di graffi,ti piace quello che vedi?Ti piace quello che sei diventato?Sai che a quest'ora della notte saresti in discoteca con gli amici e con qualche ragazza se non fosse per questa cosa dell'autolesionismo?Pensaci,avresti una vita normale,da normalissimo 19novenne,ed invece sei qui,a sprecare la tua adolescenza,vuoi davvero finire così?"
Gli chiesi guardandolo furiosa.
"No."
Scosse la testa.
"NO!"
Disse a voce molto più alta.
"E ALLORA BASTA!BASTA TAGLI,BASTA GARZE,BASTA SANGUE!"
Gli urlai e lui annuì,alzandosi e abbracciandomi improvvisamente.
"Luke ma cosa..?"
Gli chiesi ma lui strofinò la testa nell'incavo del mio collo e allora avvolsi anch'io le braccia attorno a lui.
"Shh,va tutto bene adesso."
Gli dissi accorgendomi che stava piangendo.
Restammo così per minuti interi,forse anche per quasi un'ora,ma poi,Luke si calmò,e così ci staccammo.
"Grazie per tutto quello che fai,per me."
Disse Luke per la prima volta non balbettando.
"Luke?"
Lui girò la testa dalla mia parte come per farmi parlare.
"Perché hai iniziato a tagliarti?"
Gli chiesi disegnando cerchi immaginari sul palmo della sua mano.
Lui abbassò lo sguardo e deglutì,poi iniziò a parlare:
"È cominciato tutto a 14 anni,andavo in prima superiore,tutto andava bene,fino a quando non incontrai una ragazza:Sydney Parleyson.
Era una ragazza taciturna,che stava sempre nei suoi felponi,con le cuffiette nelle orecchie,sorrideva raramente,e non parlava mai con nessuno.
Un giorno decisi finalmente di cominciare a parlare,provavo interesse per lei,così cominciammo a sentirci,a baciarci, e alla fine ci mettemmo insieme.
Poi scoprii una cosa,che mi fece davvero male.
Sydney stava con me solo per una scommessa con la sua amica,non mi amava,non provava niente.
Ero così addolorato quando ci lasciammo,il dolore era così tanto,che cominciai a farmi i primi tagli.
Notai che ogni volta che provavo il dolore fisico quello emotivo si dissolveva un pó,così continuai a farmi tagli finchè non diventó un ossessione.
Nessuno ne sapeva niente fino a pochi mesi prima dei miei diciotto anni.
Mia mamma non só come scoprì le lamette,e mi minacció.
Se non avessi smesso mi avrebbe fatto rinchiudere.
Questa sua minaccia mi fece stare ancora più male,così continuai facendo tagli più profondi.
Un giorno ne feci uno così profondo da tagliarmi praticamente una vena.
Finii in ospedale e per poco non morii,ma mi salvarono chiudendo la vena e la ferita,e donandomi del sangue.
A quel punto mia madre non ne poté più,e mi mandó qui."
Disse e io poggiai la mia mano sulla sua.
"Mi dispiace."
Gli dissi pensandolo davvero.
"È passato.-disse sorridendo.-Ora ci sei tu qui,a fare quello che avrebbe dovuto fare mia madre a quel tempo."
Sorrise e lo feci anch'io.
Nella camera vi era uno specchio,e grazie alla luce accesa notai che eravamo tutti e due sporchi di sangue.
"Dovremmo cambiarci le divise."
Dissi guardandoci allo specchio.
"E farci una doccia."
Aggiunse tirando sù una mia ciocca di capelli sporca del suo sangue,ormai secco.
"Si,giá.Mentre ti riprendevi Max ha acceso il gas per l'acqua delle doccie."
Mi avvicinai al piccolo armadio vicino allo specchio,presi due divise e ne diedi una a Luke.
Poi ci dirigemmo verso le doccie,e aprimmo l'acqua di due doccie.
C'erano le doccie comuni,ma almeno c'erano dei divisori.
"Vedi di non allungare l'occhio tu."
Gli dissi ridendo e chiusi il divisorio.
"Non contarci."
Rise e cominciai a svestirmi,togliendomi il maglioncino blu sporco di sangue e poggiandolo sopra il divisorio,per poi fare la stessa cosa con tutti i vestiti.
Cominciai a sciacquarmi,facendo scivolare il sangue dal mio corpo e dai miei capelli,mi insaponai e rilavai,per poi prendere l'aciugamano e legarmelo in corpo.
Uscii dalla doccia e mi guardai allo specchio.
Presi un altro asciugamano e cominciai a tamponare i capelli,per farli asciugare un pó.
Poco dopo uscì Luke dalla doccia accanto,anche lui con solo un asciugamano attorno alla vita.
Andó anche lui davanti allo specchio e cominciò a tamponarsi anche lui i capelli.
Continuai a tamponarli finchè non furono abbastanza asciutti,poi mentre stavo per entrare nella doccietta per prendere la divisa e l'intimo,la risatina di Luke mi fermò.
"Che cosa c'è?"
Chiesi inarcando il sopracciglio.
"Quanto sarebbe bello se quell'aciugamano cadesse."
Disse ridendo ancora.
"Non ci sperare."
Gli feci l'occhiolino,risi,e poi entrai nella doccietta,vestendomi.
-
Mi svegliai nella cella,con Luke nel suo letto che ancora dormiva,girato dalla parte del muro.
Alla fine tutto il sangue che era a terra era stato ripulito da Max,quindi appena tornati in cella tornammo a dormire.
Oggi sia io che Luke avevamo un altro appuntamento dallo psicologo sfigatello,quindi dovevo svegliare Luke,perché probabilmente a momento Max sarebbe arrivato per portarci da Hood.
"Luke."
Sussurrai cercando di svegliarlo dal mio letto.
Non si svegliava,quindi mi alzai e andai a scuotergli la spalla.
Mugolò e si girò dalla mia parte,stringendo gli occhi azzurri per vedere chi lo stava svegliando.
"Max arriverà a momenti per la seduta da Hood."
Gli dissi e lui annuì.
Peró,pochi minuti dopo,invece che Max,arrivò un'altra guardia,che con voce bassa mi disse:
"Montgomery,dallo psicologo."
Aprì la cella e cercò di prendermi un braccio,ma io mi allontanai di un passo e così lui mi mancò.
"Non fare obbiezioni."
Disse e tirò fuori dalla tasca una pistola paralizzante.
"Non sei nessuno per dirmi cosa fare."
Gli dissi assottigliando gli occhi e lui avvicinó a me la pistola paralizzante,ma prima che potesse fare qualcosa mi spostai,arrivando dietro di lui e sfilandogli di mano la pistola paralizzante.
"Oops,adesso quello che non deve fare obbiezioni sei tu.
Cammina e muoviti,sfigatello."
Risi e spensi la pistola paralizzante,per poi incamminarmi verso l'ufficio dello psicologo.
"Hood."
Ghignai entrando nell'ufficio.
"Ecco qui il mio sfigatello preferito."
Ghignai ancora sedendomi sulla sedia di fronte alla scrivania di Calum.
"Claire,ti direi di sederti,ma lo hai già fatto da sola."
Cercò di ridere per la sua pessima battuta ma smise immediatamente quando vide che non stavo ridendo.
"Beh,allora,oggi hai voglia di raccontarmi la tua storia?"
"No."
Scossi la testa.
"E perché?"
"Perché non sono affari tuoi."
Feci spallucce.
"Ma.."
"Niente ma.Dovrebbero rinchiuderci te qui dentro.Ti sembra normale andare in giro a chiedere alla gente sconosciuta la propria storia.Cioè,meno confidenza,caro il mio Hoody."
Usai il primo soprannome che mi venne in mente.
"È il mio lavoro,chiedere le storie,e capirvi."
"Mettiamola così-dissi spostandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.-se tu mi racconti la tua storia,io ti racconto la mia."-"E niente invenzioni,altrimenti il patto salta."
Dissi ghignando.
"Io non ho una storia."
Scosse la testa.
"Impossibile,tutti hanno una storia."
Scossi la testa.
"Mio padre è uno psicologo,mia madre è morta,mio padre mi ha costretto a fare questo lavoro che odio,insomma,lavorare in questo posto pieno di matti non è la cosa migliore di questo mondo."
Sbuffò e poi sgranò gli occhi per aver detto quello davanti a me.
Mi sporsi verso di lui,e posai la pistola paralizzante sulla scrivania.
"Non avere paura,ora sono disarmata."
Risi per la sua espressione di paura e mi alzai dalla poltroncina.
"Molte delle persone qui dentro sono davvero pazze,ma alcune no,fatto sta che qui siamo tutti più furbi di quanto pensiate."
Dissi e detto questo aprii la porta per richiuderla alle mie spalle,lasciando il Dottor.Hood da solo con la sua espressione impaurita.

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⏰ Last updated: Dec 05, 2015 ⏰

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Chaos ||Calum H.||Where stories live. Discover now