Capitolo VI - Il messaggio

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Correvo. Non importava se mi stesse seguendo o se camminassi male. Correvo anche non avendo più il respiro, senza voltarmi a guardare, non riuscendo a trattenere alle volte qualche smorfia di dolore che si mescolava alle lacrima. Non so precisamente quanto tempo fosse passato, ma a un certo punto dovetti fermarmi, nascondendomi tra i fitti rami della radura, dietro un grande pino. Cercavo di non fare troppo rumore mentre rifiatavo, mentre lentamente cercavo di sedermi a terra per riposare. Una lunga e dolorosa fitta colpì la mia gamba, che aveva perso molto sangue. Tentai allora di applicare una fasciatura d'emergenza per bloccare il flusso, come mi aveva insegnato il generale Nelson durante l'addestramento. Osservai per un po' di tempo quel piccolo foro, e tentai di sentire se vi fosse dietro di me ancora quell'uomo. Ricordavo che il suo sguardo pareva quello di un folle, ma non uno di quelli comuni. Il suo era uno sguardo glaciale di chi vuole far male a qualcuno, facendolo soffrire. Chissà se Dave e Bram hanno provato dolore! Se ripenso a come sono morti, mi viene la nausea. Mio Dio, quell'uomo ha avuto una mira assassina! Ciò che continuo a non capire è il perché di tale gesto, e il perché di quelle parole ...

"Vai da chi ti ha mandato e dì che c'è un uomo che caccia voi assassini dell'Ordine. Fai pure il mio nome, Aaron Parson, non ti scordare nulla ciò che ti ho detto. Se non vedo cavalieri che stanno sulle mie tracce entro tre giorni considerati un morto che cammina."

... mi mettono i brividi al solo pensiero. Aaron Parson. Non voglio sapere chi sia, non voglio avere più niente a che fare con lui. Andrò dal generale Nelson e gli racconterò tutto l'accaduto; e poi mi inventerò qualcosa e chiederò le dimissioni. Non voglio più cacciarmi in questi guai, solo perché devo vantare il nome della mia casata. Mio padre, William Carter, è stato un cavaliere prima di me, ma è perito per via della grande epidemia di peste che ha toccato molte città inglesi, tra cui la mia, Portsmouth. La città,durante l'assedio francese, fu colpita, come già detto, dalla grave pestilenza, nota come Morte Nera, che uccise migliaia di miei concittadini. la mia famiglia riuscì a scappare assieme a me, ancora in fasce, rifugiandosi nei pressi di Londra, a Reading. Come un'ombra che ci seguiva, la peste giunse anche qui, ma, fortunatamente, noi alloggiavamo, assieme ad altre importanti persone, all'interno dell'abazia, posta più in alto rispetto alla città, ai piedi di un colle. Lì passammo tutto l'inverno, sperando e pregando nostro Signore, che facesse cessare tale flagello. Così, all'inizio della primavera dello stesso anno, ci trasferimmo definitivamente a Londra, dove tutt'oggi i miei familiari vivono. All'età di diciassette anni, mia madre mi prese per mano e mi disse che dovevo aiutare in qualche modo la famiglia, che già da tempo soffriva economicamente. Così mi venne detto di provare ad entrare nell'esercito, cercando di vantare il diritto ad entrarvi in quanto figlio di un comandante. Così entrai nelle fila dei cavalieri dell'Ordine giurando in nome di Dio di difendere solennemente il suo nome, e di punire chiunque non rispettasse il suo volere. L'addestramento era durato circa un anno, al termine del quale, ero stato affidato ai due soldati maggiori Dave e Bram, per farmi fare un po' di esperienza sul campo. Mi era stato detto che avremmo viaggiato molto, toccando quasi tutte le maggiori città del Regno, e che poi ci saremmo dovuti fermare nei pressi di Manchester per indagare sui Valkyria. Dave e Bram ridendo a crepapelle, mi dissero che non ci sarebbe stato nulla da temere, in quanto in questo poco tempo, il mio apprendistato sarebbe terminato, rendendomi uomo. Non dovevo temere di sentire solo nominare il nome dei Valkyria, poiché era solo una leggenda inventata da chissà quale farabutto per far vivere tutti sotto la costante paura di essere uccisi nel sonno. Loro ridevano in continuazione, come due scemi, pensando a quanto sarebbe stato facile portare un mucchio di soldi a casa solo per cercare qualcosa o qualcuno che non esiste. Effettivamente vista in questo modo, la cosa farebbe ridere chiunque, ma anche credendo alle loro parole, non potevo far a meno di mostrare una certa inquietudine a sentirne soltanto parlare. I Valkyria, un gruppo di uomini spietati che non si sa bene dove si nascondano, ma un giorno arriveranno e violenteranno le donne e ucciso i bambini nel sogno, nutrendosi dei loro cadaveri. Queste erano le parole di mio nonno Flynn, che aveva sentito raccontare questa storia a un vecchio cantastorie. Ai tempi ero troppo piccolo, e mio nonno per proteggere la mia fanciullezza, non mi raccontò il resto della storia. Non ebbe il tempo di continuarla in quanto morì di morte naturale un paio di anni fa.

Ero riuscito a riprendere abbastanza fiato da riuscire a riprendere a correre, anche se la gamba ora mi faceva ancora più male di prima. Forse riposare non era stata un'idea brillante. Comunque sia dovevo dirigermi verso Londra, cercando di resistere al dolore, evitando l'insorgere dell'infezione. Lì poi ci avrebbero pensato i generali a quell'uomo, come lui desiderava che fosse. Che stolto! Non sa contro chi si sta mettendo! L'Ordine è troppo potente per essere piegato da un singolo uomo, per giunta folle. Beh, peggio per lui, avrà quel che si merita per aver ucciso due cavalieri. 


PS: cari lettori, se siete qui è perché in qualche modo questa storia vi è sembrata interessante, perciò vi ringrazio e spero di avervi intrattenuto per tutto il tempo che avete letto . Perciò vi chiedo di commentare e scrivere la vostra: Ogni commento per noi che scriviamo è importante per avere un Feedback costante sulle nostre storie .

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L'anima del DannatoWhere stories live. Discover now