Capitolo 2 - Il Cavaliere 🆙

3.1K 171 9
                                    

🆙

Mi fermai a guardare la mia immagine riflessa nello specchio. Avevo indossato la mia nuova divisa di lavoro. Annusandola, si sentiva un intenso odore di lavanda. Non riuscii a frenare un sorriso nell'ammirare il ragazzino che ero camuffato dietro quell'elegantissimo smoking nero che mi faceva apparire molto più grande della mia età.

Ero quasi irriconoscibile.

Il viso, dalla pelle color avorio, era incorniciato da una cascata di capelli biondi, quasi rossicci, sempre troppo difficili da domare, nonostante li avessi spazzolati a dovere. Alcuni ciuffi ricadevano prepotentemente sulla mia fronte, disegnando delle morbide onde.

Soddisfatto del mio aspetto, presi a rassettarmi i bordi della giacca e tirai un profondo respiro. Feci una lunga giravolta su me stesso, per accertarmi che tutto fosse in ordine. Gettai anche un'occhiata alle mie scarpe di vernice, nuove di zecca.

Quando finii di esaminare la mia uniforme, presi le chiavi che avevo posato sul davanzale della finestra, indossai il mio solito bomber e uscii di casa.

Per fortuna aveva smesso di piovere: l'aria era fresca e profumava di terra bagnata.

Le mie scarpe nuove squittivano sull'acciottolato bagnato dalla pioggia. Cercai di muovermi con cautela, evitando, per quanto possibile, le pozzanghere.

Alberto mi aspettava vicino la fermata dell'autobus.

«Ci avrei giurato che non avresti resistito!». Mi disse scuotendo la testa divertito. Capii in un lampo che si riferiva alla mia nuova uniforme.

«Scusami, è che l'ho messa addosso e non sono piú riuscita a toglierla».

«Tranquillo! Fa quest'effetto un po' a tutti la prima volta».

Iniziò a scrutarmi dall'alto in basso, con attenzione: a giudicare dalla sua espressione, era soddisfatto del mio aspetto da damerino quasi quanto il sottoscritto.

«Mmmh... ». Alberto mi costrinse a girarmi di spalle. «Ti calza a pennello!».

«Dici sul serio?».

Mentre mi rassettavo il colletto, lui fece un cenno di approvazione.

Attendemmo qualche minuto, prima di vedere arrivare il tram che ci avrebbe portati alla meta. Da casa il ristorante distava solo dieci minuti a piedi. Salimmo l'uno accanto all'altro e mostrammo i biglietti. Durante il viaggio, rimasi in piedi reggendomi all'inferriata. Il mezzo si muoveva in modo incerto in mezzo al traffico milanese, così che dovevo fare ogni volta un grande sforzo per rimanere in equilibrio.

«Mi raccomando...». Disse ad un certo punto il mio accompagnatore con il chiaro intento di far conversazione. «Se vuoi fare colpo sul capo, non trascurare mai le buone maniere».

«Buone maniere?». L'autobus stava svoltando ad un angolo e io dovetti aggrapparmi al sostegno con entrambe le mani.

«Parlo del portamento: non dimenticarti mai di tenere le spalle sempre dritte. Quando rivolgi la parola ad un cliente, usa sempre formule di cortesia: prego, signore; va bene, signore; dica pure, signore. Queste frasi devono essere ben incise nella tua testa come un ritornello».

«D'accordo. Ci proverò».

Superammo l'ennesimo semaforo e rimanemmo in attesa fino a quando l'autobus non raggiunse la fermata successiva. A quel punto, scendemmo dal mezzo e attraversammo velocemente le strisce pedonali, inoltrandoci in una stradina dal pavimento di mattoni grezzi. Nel camminare, sentivo crescere l'agitazione. Avanzavo sul marciapiede stretto, senza parlare, mentre Alberto continuava a chiacchierare delle cose più disparate. Ad un tratto, si bloccò e allungò un dito verso un enorme palazzo d'epoca, circondato una lunga cancellata. Ai lati dell'ingresso, erano collocate due piante ornamentali dai fiori gialli. Osservai da lontano la struttura con un pelo di soggezione.

Una Nuova Vita - Parte 1 [ Primi Due Capitoli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora