Routine, stupida Routine

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Eccomi sul pullman, come ogni giorno. Sono salito per miracolo, la faccia spiaccicata sulla cartella del ragazzo davanti a me, in equilibrio precario sul penultimo gradino con la cartella che tocca il vetro della porta d'entrata.

"Eddai spostatevi che c'è ancora spazio" urlo ai deficienti che si fermano a metà pullman, dietro di loro c'è ancora spazio per almeno altre cinque persone ma si ostinano a fermarsi prima lasciando noi dell'ultima fermata sempre sui gradini.

"Alla prossima scendo" penso. Oggi ho sei ore e non c'è nulla di importante da fare poichè interrogano in tutte le materie. "Scendo alla fermata dell'altra scuola e me ne vado a fare un giro, tanto se salto un giorno non cambia nulla, anzi, evito qualche brutto voto dato che ieri non ho toccato libro".

Arriva la fermata, scendo altrimenti gli altri non possono passare e mi metto con altri ragazzi vicino alla porta aspettando che scendano tutti. Non arriva nessuno, salgo e mi siedo finalmente.

Sbuffo: sono tornato su, ora mi tocca andare a scuola e sorbirmi il massacro.

Scendo dal pullman, fa freddo, alcuni ragazzi parlano e ridono, io mi dirigo verso l'entrata della scuola da solo: nessun mio compagno prende quel pullman la mattina.

Attraverso il cancello, scendo le scale e faccio per aprire la porta: chiusa. Aspetto speranzoso che passi qualcuno e busso, vengono ad aprire e posso entrare, la temperatura dentro è più decente, quasi sopportabile.

Mi siedo in classe, prendo il mio solito posto seduto vicino al calorifero e attendo che arrivi il prof.

La giornata passa estremamente lenta, vengo interrogato in due materie e in qualche modo me la cavo. Rimedio un sei e un cinque e mezzo, decenti per non aver toccato libro.

Salgo sul pullman, questa volta sono tra i primi a salire e riesco a sedermi. Si parte. Altra scuola, altra gente che sale. Ora come scendo? Non si passa più. Scendo alla prima fermata quindi non c'è nessuno prima di me. Dovevo sedermi al primo posto.

Arriva la mia fermata, chiedo permesso e con qualche sforzo riesco a scendere. Mi incammino verso casa, l'aria è fredda ma il sole mi scalda. Arrivo a casa e salgo a fatica i tre piani di scale con la cartella sulle spalle, apro la porta e appoggio il pesante fardello sulla sedia, vado in cucina e mi preparo da mangiare. Pranzo guardando la televisione, mi tiro un po' su di morale con i Simpson e Futurama. Oggi non posso guardare Dragonball che domani ho una verifica, meglio iniziare presto a studiare.

Finisco il frugale pranzo e ritiro tutto, prendo i libri, mi siedo sul divano e inizio a leggere. Ho già studiato prima ma non mi ricordo praticamente nulla. Passa poco più di un'ora e inizio a sbadigliare: pausa.

Vedo cosa c'è nella dispensa: merendine dietetiche di mia madre, brioches che piacciono solo a mio padre, grissini senza sale che riesce a mangiare solo mia sorella. Niente. Chiudo la dispensa sconsolato e vado ad accendere il computer.

Quel catorcio! Sono passati cinque minuti e si blocca mentre si sta accendendo, come al solito. Stacco la corrente e lo riaccendo; so già come andrà a finire.

Come previsto inizia la sua strana danza alternata di accendersi e spegnersi da solo. Alcune volte impiega un secondo per spegnersi altri tre o quattro. La cosa peggiore è quando rimane acceso per quasi dieci secondi e ti da la speranza che si stia accendendo. Dopo trenta minuti finalmente parte, altri quindici minuti per accendersi e finalmente posso andare su internet. Apro facebook per dare un'occhiata: cinque minuti prima che si apra. Non c'è nulla, chiudo ma lascio il pc acceso; torno a studiare.

Prendo il libro e mi siedo sul divano, apro la pagina interessata e la guardo per alcuni minuti. Appoggio il libro e mi sdraio: non ne ho la minima voglia, ripasso più tardi. Risultato? Mi addormento sul divano.

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⏰ Last updated: Jan 02, 2016 ⏰

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