Just a magic trick

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Non posso credere a quello che sta accadendo. Il mio amico è sull'orlo del precipizio. Letteralmente sull'orlo del precipizio e tra poco, se non riesco a farlo rinsavire, si butterà. Quel pezzo di idiota si butterà se io non sarò abbastanza per lui. Non riesco a ragionare, non so come faremo a cavarcela questa volta.

"Ho fatto delle ricerche, prima di conoscerti ho scoperto tutto quello che potevo per impressionarti. E' un trucco, è solo un semplice trucco"

Ma poi eccola! La frase. Quella frase. Deve essere stato un disperato tentativo, non crede nemmeno che io possa afferrare quello che sta cercando di dirmi ma io sono il suo migliore amico e lui il mio. Ci capiamo sempre, o quasi. Ora, io non dovrei sapere quello che sta per fare, non devo far capire a nessuno tranne che a Sherlock che l'ho capito. 

"Sherlock... ascoltami attentamente. Con attenzione, Sherlock! Ho capito. Non sarò un genio ma so che tu lo sei. Mi fido di te, okay?"

"Addio, John"

Ed ecco che salta. Non mi preoccupo, so che ha architettato qualcosa. Gli altri però dovranno pensare che io sia in lutto.

"Sherlock!" 

Urlo. Faccio appena in tempo a vedere il cadavere di Sherlock a terra che un ciclista mi investe. Il dubbio si insinua nella mia mente. E se fosse morto davvero? E se mi fossi sbagliato? 

                                                                                       18 ore dopo

Rientro in casa zoppicante a causa della caduta dovuta al ciclista. Ho dovuto recitare per tutto il giorno, potrei fare l'attore. Mi siedo sulla mia poltrona e sento uno scricchiolio dietro di me. "Il ciclista potevi risparmiartelo, mi fa ancora male tutto" Lo sento ridere, non desideravo altro dopo quel pomeriggio che avevamo passato "Era già previsto. Sai, nel caso non avessi capito". Come poteva pensare che non avrei capito? Non sono così idiota. "Ma ti ho capito, per fortuna. Cosa si fa adesso?" Sherlock si è ora seduto di fronte a me e mi rivolge uno sguardo strano. Sembra quasi addolorato. "Ovviamente non posso restare qui e, prima che tu me lo chieda, non puoi venire con me. Sarebbe troppo strano, non pensi? Io mi uccido e tu sparisci il giorno dopo. Le persone parlerebbero" Ha ragione, ma c'è una soluzione a tutto. Ormai mi sono costruito una vita qui e lui è la colonna portante, senza di lui crollerebbe tutto. "Non proprio, no. Pensaci bene. Potrebbero accidentalmente trovarmi qui domani mattina. I cadaveri non scappano, è per questo che sei qui. Avresti potuto andartene e lasciarmi col dubbio e in quel caso, te lo garantisco, avresti avuto bisogno di una tomba molto presto". Sorride debolmente "Sarebbe complicato ma... hai ragione, ci ho pensato prima di te e se te la senti Mycroft ha già preparato tutto. Abbiamo l'aiuto di Molly e Lestrade sarà occupato con tutte le scartoffie dovute alla mia morte e alla scomparsa di Moriarty. Non voglio costringerti, hai una vita qui" "Sappiamo entrambi benissimo che senza di te non avrei più nessuna vita. Facciamo questa cosa. Spiega cosa devo fare" Sherlock si alza "Non devi fare proprio niente se non venire con me. Mycroft domani mattina entrerà in casa per parlarti e troverà il cadavere che posizioneremo noi due poco prima. Chiamerà i suoi uomini che, travestiti da poliziotti, lo porteranno via da Molly. Non ti assomiglia affatto ma non serve, non ti vedrà nessuno. Sarai solo un effetto collaterale del mio gesto. Quanto vorrei che ci fosse un'alternativa". Una lacrima solca il suo viso. Non posso credere di vedere il mio amico piangere, lui non piange mai. Mi avvicino a lui e gli prendo la mano, mi guarda intensamente e gli sorrido "Non preoccuparti, a me sta bene così. Ma spiegami: dove lo troviamo un cadavere?" Sherlock mi guarda innocentemente "Potrebbe essere nel frigo" inizia a guardarsi intorno. Vado in cucina e apro il frigo, eccolo là! Sherlock ha svuotato completamente il frigo per farci entrare un quarantenne morto con addosso i miei vestiti. Aspetta... i miei vestiti?! "Sherlock! Cavolo, Sherlock. Proprio i miei vestiti dovevi mettergli addosso?" Il mio amico ride "Era per renderlo più credibile. Dovresti proprio vedere la tua faccia, John". Scoppio a ridere anche io fino a quando non sento la signora Hudson chiamarmi. Io e Sherlock ci fissiamo per un attimo e gli faccio segno di andare di sopra nella mia stanza. Lui sparisce di sopra non appena la Signora Hudson entra in salotto. "Mi ha chiamato Signora Hudson?" Chiedo, con aria distrutta e addolorata. "No, cioè sì. L'avevo sentita parlare da solo e mi stavo preoccupando" "Oh, no non stavo parlando da solo era la tv" dico tutto d'un fiato. Per fortuna sembra cascarci e se ne va a dormire dopo avermi salutato. Salgo di sopra e trovo Sherlock addormentato sul mio letto. Sembra così in pace mentre dorme, al contrario di me. Quello che è successo oggi si ripercuoterà sulla mia sanità mentale, me lo sento. I miei incubi peggioreranno. L'Afghanistan non è nulla in confronto a quello che ho provato oggi quando ho pensato di poterlo perdere. Mi stendo accanto a lui attento a non svegliarlo e mi metto sotto le coperte cercando di addormentarmi e riuscendoci quasi immediatamente, con l'odore di Sherlock ad avvolgermi. 

"Addio, John" Sherlock cade. E' morto. Nessun trucco, nessuna magia. E' morto, sono da solo. Sono da solo, le lacrime rigano il mio viso "Sherlock!".

"John! John, svegliati!" Sento qualcuno chiamarmi ed apro gli occhi per trovare uno Sherlock preoccupato che mi tiene per le spalle e mi fissa intensamente. Mi porto una mano alla guancia: bagnata. Sherlock mi prende la mano e la stringe "Mi dispiace, non sai quanto mi dispiace" dice. Non è colpa sua se questi stupidi incubi non mi lasciano in pace. Lo abbraccio, le lacrime ancora mi rigano il viso, qualche singhiozzo mi fa saltare ogni tanto. Quanto odio queste maledette crisi, gli incubi non sono nulla paragonati agli attacchi di panico che seguono. La mancanza d' aria, i brividi, la nausea, la testa che gira. Ovviamente Sherlock non sapeva quanto in realtà fossero gravi i miei attacchi. Non prima di questa sera. Mi fa allungare e continua a stringermi, accarezzandomi la schiena e sussurrando parole di rassicurazione fino alla fine. Mezz'ora. E' durato parecchio questa volta. Mi stacco dal suo abbraccio, ora con il respiro regolare "Grazie. Ora va meglio" "Non sapevo fossero così gravi, John. Avresti dovuto dirmelo". Una risata amara mi esce dalla bocca "E cosa sarebbe cambiato? Non è colpa tua, è così da anni. Non pensare nemmeno per un secondo che sia colpa tua, capito?" Sherlock annuisce non del tutto convinto. "Ah, dannazione! Sei la persona più testarda che abbia mai conosciuto!" "Lo so e sinceramente ne vado fiero. Ora rimettiamoci a dormire, domani mattina abbiamo del lavoro da fare. Se vuoi me ne vado nella mia stanza". Un fremito di terrore mi attraversa e mi spinge a stringergli il braccio per fermarlo "Non ti azzardare". Sorride e si rimette vicino a me, abbracciandomi. Così ci riaddormentiamo, nel buio più assoluto. Ci proteggiamo a vicenda e non uno sprazzo di preoccupazione mi coglie se penso al futuro, perché so che lui sarà con me sempre e comunque. Il resto della notte sarebbe passato sereno e senza incubi, ne ero sicuro e per questo mi riaddormentai senza difficoltà, perché ero accanto a lui. E questa sarebbe stata la prima di molte notti.


Johnlock OneshotsWhere stories live. Discover now