● CAPITOLO 2 ●

130 22 6
                                    

Una sera di Agosto mio padre non rincasò, avevo sedici anni, frequentavo ragazzi più grandi di me che presto mi portarono sulla cattiva strada.
Mia madre andava a lavorare anche nelle sue condizioni di salute precarie, nonostante il medico le avesse detto di restare a casa. Aveva una broncopolmonite.
Passarono due mesi, mio padre non tornò più, solo allora capii che ci aveva abbandonati. Troppe volte mi domandai il perché di quel suo gesto. Perché? Perché proprio a noi?
Le disgrazie non finirono qui; presto ci sfrattarono dalla nostra "casa" poiché non avevamo i soldi per pagare l'affitto. Così andammo a vivere da un'amica di mia madre, Abby che abitava a un isolato dal nostro vecchio monolocale.
Passammo così le prime due settimane, era una casa fredda e malandata, in confronto il nostro monolocale era un hotel a cinque stelle. Il fumo persistente che c'era la dentro proveniva dalle sigarette e da qualche canna che si faceva Abby. Tutto questo non fece che peggiorare le condizioni di salute di mia madre, la quale se ne andò pochi giorni dopo. La trovai alle cinque del mattino vicino la porta della mia camera, distesa per terra...probabilmente mi stava cercando per chiedere aiuto ma io non c'ero. Questo non me lo perdonerò mai come il fatto di non essere andato al suo funerale. Mi aveva lasciato da solo, la sua perdita per me fu devastante sebbene non le avessi mai detto o dimostrato quanto le volessi bene. Mi abbandonai completamente a me stesso, nella mia oscurità, con i miei demoni.

Raggiunta la maggiore età andai a vivere a casa di Marcus, un caro amico nonché leader del nostro gruppo, un gruppo di delinquenti avrebbe detto mia madre. Pensavo sempre a quello che avrebbe detto mia madre sapendo chi ero diventato, ero Robert Junior, la copia esatta di mio padre. Il padre che avevo anzi che avevamo sempre odiato e disprezzato.
Effettivamente però, eravamo persone poco raccomandabili, frequentavo sempre ragazzi di tre, quattro anni più grandi che a loro dire sapevano quello che facevano. Non feci fatica ad apprendere le regole del gruppo, forse dovrei chiamarla gang.
Ricordo che la più importante diceva:

"Quello che riesci a procurare (soldi, erba, droga...) rimane tuo e non dovrai dividerlo con nessun altro del gruppo."

Per procurarmi soldi scippavo borse, rubavo nei negozi la sera, vedevo sigarette,droga e alcolici ai ragazzini dai tredici ai diciassette anni, vendevo merce contraffatta al mercato nero...
Affrontavo tutti i giorni i poliziotti ma in qualche modo riuscivo sempre a scappare. Vivevo nella paura di essere arrestato.
Mi stavo rovinando con le mie stesse mani, passavo più tempo a escogitare piani per come guadagnare di più al posto di uscire dal circolo vizioso nel quale mi trovavo. Un giorno per scappare dalla polizia diedi fuoco ad un bar per evitare di essere preso e gettato in gattabuia.
Una mattina di Maggio...

Continuerò la storia solo se vi piace!❤

●I CHOOSE TO BE HAPPY●Where stories live. Discover now