Babycakes on his Austin-Healey

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N.B. Sono presenti pain!kink e daddy!kink, sesso M/M esplicito e dettagliato tra Louis Tomlinson di venticinque anni e Harry Styles appena diciottenne. Chi non apprezza il genere è pregato gentilmente di evitare la storia a prescindere. Buona lettura! x

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Alle tre e mezza del pomeriggio, nonostante fossero tutti stanchi e completamente addormentati sopra il proprio banco, Harry non smetteva di battere nervosamente il piede sul pavimento in marmo. Lui non era stanco, non era nemmeno annoiato e, cosa più strana, non aveva fretta di uscire da quell'aula che lo faceva sentire solo un po' soffocato. C'era puzza di sudore, l'aria era viziata e sporca, eppure lui sarebbe rimasto lì per un'altra ora e mezza. Aveva gli occhi aperti, dilatati in modo quasi disumano e inquietante, sbirciava il display del telefono - che come screen aveva un "Fottiti" scritto in Courier New - ogni dieci secondi in attesa dell'ennesimo, criptico e inespressivo messaggio di conferma da parte di Louis per il loro appuntamento.

Sarò puntuale.
Non osare farmi aspettare.

Harry era evidentemente agitato e irrequieto. I ricci dietro la nuca erano umidi per il leggero strato di sudore che gli increspava la cute, la schiena era tesa come una corda di violino per l'agitazione e lo stomaco contratto, gli occhi smeraldini bruciavano dolorosamente. Aveva passato tutta la mattinata a fissarsi ripetutamente allo specchio, a lisciarsi il ciuffo castano sulla fronte e a coprire i brufoli adolescenziali che quella mattina avevano deciso di fiorire come margherite sulle sue tempie. Si guardava e si odiava, come ogni normale adolescente di quasi diciotto anni e mezzo in fase di sviluppo. Con ostinazione, si paragonava a Di Caprio ai tempi di "Titanic", o al meraviglioso Danny Walker di "Pearl Harbor" - Harry era convinto che il personaggio di Ben Affleck fosse assolutamente sopravvalutato e anche un po' stronzo. Si studiava con aria critica e faceva una lista di cose che avrebbe cambiato di lui se avesse potuto, partendo dal naso a patata e troppo grande per il suo viso spigoloso, per poi proseguire con la bocca poco carnosa, il mento, le guance, i denti. Non aveva muscoli, la sua fisionomia era imprecisa e tutt'altro del tipo che ferma il traffico quando passa, nessuno si bloccava mai a osservarlo mentre camminava. La sua pancia era piatta, non aveva fianchi e sentiva di far parte dell'ultimo anello della catena di montaggio dell'High School di Doncaster, un anello che comprendeva gli sfigati senza futuro, la squadra di scacchi, seguiti subito dopo dai secchioni asessuati, maniaci dei videogame e che si masturbano davanti a un manga hentai. Non che a Harry fregasse realmente qualcosa della scuola, principalmente si dedicava alle due ore standard di studio individuale nel pomeriggio e il resto del tempo lo impiegava scrivendo messaggi spinti e allusivi a Louis Tomlinson, erede della Tomlinson Corporation, il quale rispondeva da dietro a una scrivania che nascondeva bene la sua mano stretta nei pantaloni.

A venticinque anni non era lui a capo dell'azienda di famiglia, ma ci sarebbe stato una volta che suo padre avesse deciso di passargli finalmente il testimone. Di certo, era più bravo con il sesso che con le pratiche amministrative, ma cercava di mantenersi abile in entrambi i campi.

Si erano conosciuti a una festa, Harry e lui, ed era stato un fatto puramente casuale. Avevano bevuto un drink in compagnia, avevano ballato in modo equivoco uno addosso all'altro, condividendo ossigeno e sudore, e poi avevano deciso tacitamente che scopare nei bagni del pub, ubriachi fradici e senza un reale pudore, era forse il modo perfetto per concludere la serata. L'attimo dopo, quando il piacere scemò nei loro lombi, si sentirono un po' sporchi, ma soddisfatti di aver trovato un corpo caldo a cui aggrapparsi per un'ora o due. Ad una settimana da quella notte, era diventato un gioco e una sfida per Harry cercare l'uomo che lo aveva posseduto in un sudicio stanzino e insistere per avere un secondo round. Louis lo aveva rifiutato infinite volte - troppo piccolo, troppo strano, troppo sfigato, troppi problemi -, e infinite volte il minore aveva continuato a provarci finché le cose non si erano evolute a suo favore, fino a degenerare.

Babycakes on his Austin-Healey || Larry Stylinson || OSWhere stories live. Discover now