Parte 1 senza titolo

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Il concerto

- Cisiamo persi. -

Pocheparole, lanciate con la forza dell'esattezza, senza puntointerrogativo, così diventava un accusa precisa e insinuante. Ciandava quel benedetto punto, tanto per dare un futuro certo anche seerroneo. Stando alla cartina aperta, per modo di dire, sulle miegambe, ci eravamo persi. O meglio stavamo per perderci, non sapendose la direzione era quella giusta. Ale (il cantante), che guidava,continuò, sottovoce, a ripetere la frase, in modo intonato anche. Ecerte volte ci metteva il punto interrogativo. In quanto a me (ilchitarrista) stavo litigando con la cartina nel tentativo, inutile,di capirne i segreti e sapere dove eravamo. Perché non compariva lafreccia con la scritta "voi siete qui". Difficilmente perdevo ilsenso dell'orientamento, fino a che non sono andate di moda lerotonde. Con loro mi perdo ogni volta. Max (il batterista), che siera svegliato grazie alle mie imprecazioni, prese la cartina e dopoavergli dato un' occhiata, cercando il "voisietequa" inutilmente,tirò giù il finestrino e la gettò di fuori. Come una farfallaimpazzita in balia del vento e della polvere si allontanò, forsefelice della libertà recuperata e di non dover dare piùinformazioni, per quanto inesatte e incomprensibili, a chi che sia.                                                                                                        

- Ehi,ferma, è volata fuori la cartina... - David (il tastierista), ilquarto del gruppo, si era svegliato nell'attimo dell'addio dellamappa. Nessuno gli rispose, anzi ridemmo. Si aggiunse anche lui, nonso se avesse capito o per contagio. Boh? Più avanti un distributore.Ci fermammo. Era abbandonato, in balia della polvere e della naturache stava prendendo il sopravento.

- Ehivenite- chiamò Ale - Leggete qua... - Ammassati in gruppo alle suespalle a leggere il foglio, messo lì da tempo e quasi sbiadito.C'era scritto di fare benzina, offerta dal proprietario a patto digirare la macchina e di tornare indietro. Non era spiegato il motivoma l'offerta, ringraziando l'ignoto gestore, era da prendere al volo.Non proprio il pieno dato che la benzina si esaurì presto. Anchel'edificio era vuoto, l'avevano razziato per bene senza lasciareniente. David, il timoroso, stava osservando l'orizzonte, immobile,come se temesse chissà che cosa. Lo imitai, in lontananza siscorgevano dei nuvoloni grigi che si dirigevano verso di noi. Un beltemporale non ci stava male con i giorni afosi avuti. Però erameglio rifugiarsi nell'edificio, un riposino ci stava. Max e David siaddormentarono sdraiati sul bancone. Ale cercava di far funzionare,inutilmente, la radio trovata in un angolo. Non c'era corrente eneanche batterie. Io ero alla vetrata a osservare fuori, attendendola pioggia. Trovavo rilassante il picchettare sui vetri delle goccepiovane. Passò un ora e le nubi in lontananza rimasero inlontananza. Strano. Immobili come statue di sale all'aria aperta adosservare, incuriositi, con il naso verso il cielo lontano.Verso,forse, la direzione obbligatoria del nostro viaggio.

-Strano - disse Ale, sempre sintetico.

-Magari... - si intromise David – ...si spostano in altredirezioni.- - Sei proprio... - Max gli diede un colpetto, seccoma affettuoso, sul capo - ... scemo, non vedi che non si muovono perniente. - Questo era vero, come era vero il fatto che si dovevaandare, proprio, in quella direzione. E si era in ritardo.

-Ritorniamo indietro - disse David senza punto interrogativo. - Avanti, non saranno due nuvolette... - Max non finì la frase.  


Il concertoWhere stories live. Discover now