Stiles/Lydia - Ready or not | Teen Wolf

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Una os scritta di getto che ha come protagonisti Lydia e VoidStiles. Volevo scriverla da un sacco di tempo, e adesso ho finalmente raccolto le idee e scritto quel che mi è venuto in mente.
Penso sia abbastanza malata come cosa, ma spero vi piaccia.
Buona lettura.

Ossessione - 906 parole
Il vecchio Stiles era andato. Forse per sempre, forse no. Ma di speranza non ce n'era più; non ne era rimasta neanche una briciola.
Era difficile, per tutti; specialmente per Lydia, perché lei ormai non aveva più nessuno: Allison non c'era più. Lei era devastata, non sapeva più come andare avanti. Ma l'unica persona con cui avrebbe voluto parlarne, l'unica persona che avrebbe potuto farla sentire bene, era scomparsa, rimpiazzata da un essere che di lui conservava solo l'aspetto. Un mostro.

Lydia non seppe dire, poi, se quel giorno, quando sentì la porta di casa spalancarsi, si aspettava di trovarselo proprio lì, quel mostro: da lei. Nessuno seppe mai cosa successe; non ne parlò neanche una volta.

Ma io so che lei, prima di scendere le scale e andare incontro a quella che pensava essere sua madre, controllò - da persona prudente che era - chi fosse entrato, sporgendosi appena dalla sua stanza. E so che lo vide.
So che le fece male - malissimo - vedere il modo in cui i suoi occhi saettavano malignamente da una parte all'altra dell'ingresso, cercandola. So che sentì il sangue gelarle nelle vene e il cuore battere all'impazzata.
E so tutto questo perché io ero lì, ai piedi delle scale, e la stavo cercando.

«Vieni fuori, Lydia» l'avvisai, facendo qualche passo in avanti. «Non mi obbligare a venire a cercarti.»
Suonò come una minaccia bella e buona. Forse lo era; dipende dai punti di vista.
Lei si mosse, facendomi sentire chiaramente il rumore delle sue scarpe sul pavimento. Era al piano di sopra.
Portai le mani dietro alla schiena, afferrandole tra loro. «Vieni qui» ribadii, inclinando la testa per avere una visuale migliore della stanza. «Sai che non voglio fare il cattivo.»

Respirò affannosamente, in una maniera così rumorosa da sembrare quasi ingenua; in realtà, era solo tremendamente spaventata. Aveva paura di me.
Lì, in quel momento, non sapevo se facesse bene o male, a temermi. Probabilmente non lo so ancora.

Avrei potuto tranquillamente salire a grandi falcate le scale, raggiungere la sua stanza nel giro di qualche istante - perché, oh, sapevo perfettamente che era lì - e trovarla, ma volevo darle la possibilità di comportarsi bene con me. Volevo darle un'opportunità per dimostrare che provava ancora qualcosa per il povero Stiles.
In fondo, a lei erano sempre piaciuti i cattivi ragazzi. Perché io dovevo fare eccezione?

«Questa è la tua ultima chance, Lydia» le ricordai, marcando con un tono smielato il suo nome. «Conto fino a 10.»

Uno. Un cuore che batte sempre più forte.
Due. Passi incerti sulla moquette.
Tre. Dita che picchiettano su un mobile.
Quattro. Una porta che si chiude.
Cinque. Qualcuno che si siede a terra.
Sei. Singhiozzi disperati.
Sette. Un "non farmi del male" appena sussurrato.
Otto. Il rumore di qualcosa che si rompe.
Nove. Altri singhiozzi.
Dieci. «Pronta o no, io sto arrivando.»

Un sorriso malato mi si dipinse sul viso mentre salivo lentamente le scale, godendomi ogni singolo istante di quell'attesa così appagante. Percorsi con una calma innaturale il piccolo corridoio che mi separava dalla sua stanza. Afferrai la maniglia e l'abbassai pian piano, facendola cigolare. Aprii la porta.
Le rivolsi un sorriso. «Eccoti.»
Era seduta contro al muro, con la testa fra le mani e i capelli sparsi ovunque. Non mi guardava nemmeno. Stava piangendo, disperata.
«Oh, Lydia» sussurrai, avvicinandomi a lei. «Te l'avevo detto che sarei arrivato.»
«Non farmi del male» ripeté, balbettando. Mi piegai sulle ginocchia, arrivando alla sua altezza. «Non ho intenzione di farti del male» sussurrai, accarezzandole dolcemente i capelli biondi fragola. Lei rabbrividì.
«Non devi avere paura di me» le bisbigliai all'orecchio.

Lei sollevò appena la testa, quel che bastava perché i suoi occhi verdi trovassero i miei. «Come posso non aver paura di te?»
Le accarezzai una guancia, contemplandola in tutta la sua bellezza. «Sono pur sempre il tuo Stiles.»
Lydia si allontanò di poco, lasciando la mia mano sospesa a mezz'aria. «Stiles non c'è più» dichiarò, con voce tremante.

Il sorriso sparì dalle mie labbra. Mi sedetti a terra, guardandola negli occhi. «Ma provi ancora qualcosa per lui, Lydia.»
Una lacrima sfuggì al suo controllo e le solcò la guancia. Per non farmela notare si voltò verso la finestra, ma la mia mano era già tesa, pronta ad asciugargliela. «E io sono ciò che resta di Stiles» continuai, disegnando dei cerchi immaginari col pollice sulla sua guancia rosa.

Si girò appena. «Tu non sarai mai lui.»
«Andiamo, Lydia» la esortai, ridendo sprezzante. Una risata gelida, tutt'altro che felice. «Non ti piacevano i cattivi ragazzi, qualche tempo fa?»
La vidi irrigidirsi davanti a me. Gli occhi sembrarono farsi più scuri. «Tu non sai niente di me.»
«Oh» risposi, avvicinandomi al suo viso. «So più di quanto pensi.»

Ricominciò a respirare affannosamente. «Questa cosa... non va bene» balbettò, spaesata.
Sorrisi. «Cosa, Lydia?»

Mi piaceva tanto il modo in cui suonava il suo nome, quando lo dicevo. Sembrava quasi poesia.

Mi avvicinai ancor di più. «Questo» affermò poco convinta, intrecciando il suo sguardo con il mio. «È una brutta cosa» continuò, con il tono che sembrava quello di una bambina.
Prima di alzarmi da terra portai il mio viso davanti al suo e lasciai un lieve bacio sulle sue morbide labbra. Quasi una carezza.

Lei sembrò rendersi conto solo in quell'istante del fatto che si era cacciata in qualcosa di grosso; sembrò capire solo quando me ne stavo andando che lei era la mia ossessione.

«Come può l'amore essere una brutta cosa?»

Legendary - One shots | Multifandom Where stories live. Discover now