A guardare il sole

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<<Qualche problema?>> mi chiese la ragazza porgendomi un falso sorriso
<<No, aspetto un'infermiera>>
<<Se mi permette, come mai?>>
<<La mia ragazza è ricoverata per un'emergenza che si è tenuta sta notte...>>
<<Oh...ecco cosa era il frastuono di sta notte. Come sta ora?>>
<<Ecco...>> entrai nella stanza ed il suo sguardo si spostò dal mio volto alle mie gambe che entravano veloci nella stanza <<...era in pericolo di vita, ma ora sta bene. E come mai lei è qui?>>
<<Io?>> fece un volto divertito ma anche amareggiato e continuò <<Io passo il 90% della mia vita in ospedale. Quando avevo 7 anni mi investi un'auto e persi l'uso delle gambe. Purtroppo quell'incidente danneggiò anche un mio nervo celebrale e...diciamo che da allora non si è trovata la soluzione per fare in modo che io non muoia. Potrei morire in ogni momento per colpa di questo nervo danneggiato>>
Mi venne un brivido. La guardai allibito e tentai di dire qualcosa che mi si bloccò in gola. Ripresi la calma è la guardai cercando di essere il più normale possibile e dissi
<<Da quanto tempo che sei qui?>>
<<3>>
<<Giorni?>>
<<Anni>>
<<Ma scusa, veramente ti fanno rimanere in ospedale per così tanto tempo? Non potrebbero monitorarti a casa? E la scuola?>>dissi. Mi vennero in mente 100 domande da porgere a quella ragazza. Ma poi pensai che la stessi facendo sentire a disagio. Cercai di rimediare velocemente dicendo
<<Ehm...scusa, ecco...>>
<<No, tranquillo. La curiosità fa parte degli uomini>>
In quel momento entrò l'infermiera con la benda di Deborah in mano, chiedendomi
<<È per caso questa?>>
<<Oh, sì! La ringrazio!>> risposi sorridendo e affermando la benda
<<Si, figuri>> disse l'infermiera, voltandosi e tornando nel corridoio.
<<Penso che lei gliela debba riportare>>
<<...sì...ciao...>> dissi solamente imboccando il corridoio
Mentre raggiungevo la stanza di Deborah pensai a quella ragazza. Ci portavamo quasi 3 anni, era così giovane. Costretta a rimanere in questo posto senza senso. Immagino la noia e la depressione a stare da sola in questo posto. Mi tolsi quei pensieri tristi dalla testa ed afferrai la maniglia della porta e la aprii. Non c'era nessuno. Tornai in corridoio e fermai la prima infermiera che passò
<<Mi scusi ma la ragazza della 103 manca>>
<<Cosa?>>
<<Guardi>> dissi puntando la porta con la mano
L'infermiera si affacciò. Poi entrò ed aprì la porta del bagno. Si affacciò alla porta del bagno e cadde per terra. Io corsi verso di lei ed osservai il suo volto sbigottito, incapace di spiegare. Mi affacciai alla finestra e vidi Deborah seduta su un ramo un albero, come se non avesse mai subito nessuna ferita mortale. Ci era riuscita ad arrivare grazie alla vicinanza dell'albero. Guardava il sole, che in quel momento si trovava alto nel cielo. Aveva un volto sereno, tranquillo.
Facepalm Number Two.
<<Deb!>> urlai
<<Che c'è?>> mi chiese senza neanche guardarmi
<<Non pensi che ci sia qualcosa di strano in quello che stai facendo?>>
<<No...guardò il sole...>>
<<Seduta su un albero!>>
Lei sbuffò e con una serie di passaggi equilibratissimi tra i rami degli alberi, si destreggiò per raggiungermi. L'infermiera aveva sbiancato e stava per svenire. Io presi Deborah delicatamente per la mano e la aiutai a scendere della finestra.
<<Ma...la ferita...la flebo>> disse l'infermiera girando la testa
Io guardai l'infermiera demoralizzato e dissi <<È normale...anzi non lo è!>>. Guardai Deborah arrabbiato e continuai dicendo <<Ti sei staccata da sola il catetere che avevi sul braccio, ti sei arrampicata su un albero con una ferita mortale sulla pancia ed hai quasi fatto svenire un'infermiera!!!>>
Deborah fece le spallucce in risposta è si diresse sul letto, in cui ci si buttò di faccia. Io aiutai l'infermiera al alzarsi e mi scusai nuovamente e lei scossa se ne scappò correndo fuori dalla stanza. Andai da Deborah e la aiutai a risistemarsi sul letto.

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