L'uomo dei sogni

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La strada per tornare a casa mia è molto cupa. Non c'è molta vita qui intorno. Si trova in mezzo ad un bosco. La nostra casa è appena fuori dalla città, ma si raggiunge abbastanza facilmente. Sento il cinguettio degli uccellini qui intorno, l'aria fresca che respiro, il sole che filtra fra i rami degli alberi. Ho sempre pensato che se si sta zitti, e non hai rumori intorno a te, si può sentire la terra che gira. Ho sempre avuto questa sintonia con l'universo. Penso come se...ci muovessimo insieme. Come se tutto l'universo ruoti e tu con lui. È un' icantesimo che supera la forza del tempo e dello spazio, dove il mondo non ha confini. Questo è quello a cui credo.
Non mi sono neanche accorta di essere già arrivata a casa. È una piccola villetta di due piani, si trova in una radura ai margini della foresta. È di un colore giallo sole acceso, con molte finestre. Ci abito da quando ero bambina e ci sono molto affezionata. È una casa magnifica la adoro. Ma adoro ancora di più le persone che vivono la dentro. Mia mamma. E un tempo c'era anche mio padre. Non ricordo molto di lui. In effetti ho un solo ricordo dell'uomo che sarebbe dovuto essere il più importante della mia vita.

Era una solare giornata di sole. I suoi raggi luminosi e candidi illuminavano la casa. Ero seduta sull'erba. Accanto a me c'era mio padre. Il bosco di fronte a noi proiettava una grande ombra sulle parole della storia che stavamo leggendo. Parlava di un'ape gigante. Era la classica storia per bambini. Finita la storia mi ha sorriso. Mi ha sorriso come solo un padre sorriderebbe alla figlia. Mi ha sorriso. E poi ha detto delle parole che hanno cambiato tutto:
《Ti voglio bene. Porta sempre con te queste parole. Qualunque cosa accada sappi che io veglierò sempre su di te. Sarò il tuo angelo custode》

È l'unico ricordo che ho di lui. Se ne è andato la sera dopo. È stato come un lampo. Io ero lì. C'era anche mia mamma. Un sorriso luminoso incorniciava il suo volto. Poi ha chiuso gli occhi. Non li ha mai più aperti.

Entro in casa. Mamma non torna dal lavoro fino alle nove. So che sta molto li per non dover entrare quasi mai in questa casa. Troppi brutti ricordi. So che a ogni angolo gli giungono alla mente migliaia di ricordi su mio padre. Lo so perchè mi accade ogni giorno anche a me, ultimamente. Andrea.
Anche a me manca papà. Ma non allo stesso modo della mamma. A me manca una cosa che gli altri hanno. Io no. Tutti i giorni, mentre sono a scuola, penso a come siano fortunati i ragazzi ad avere due figure che li guidano nella vita. Loro si lamentano dei problemi di ogni giorno, senza sapere quanto in realtà siano felici. La felicità è un concetto molto difficile. È diversa per ognuno di noi. Non esiste la felicità. Esistono le felicità.

Entro in cucina e un dettaglio mi fa sobbalzare. La finestra. È aperta. Ma io ero sicura di averla chiusa. Quello che provo ora è incredibile. Ho sia paura. Che gioia. Perché la finestra è aperta? È mentre un terrore buio si fa strada verso di me, provo anche la luce della felicità. Perché so una cosa. Perché finalmente sono potente. Immagino che la finestra si chiuda. In poco tempo lo vedo accadere nella realtà. O in quella che sembra la realtà. Perché io ho raggiunto Andrea. Sono in un sogno.
Lucido.
Oh cazzo.

Il mondo intorno a me sembra cambiare di fronte a questa rivelazione, mentre una miriade di infinite possibilità iniziano ad affollare la mia testa. Non so esattamente quando sia successo. Non so esattamente quando la realtà si è fusa nel sogno. Provo a ritornare ai ricordi di poco prima. Sono tornata a casa. Ho pranzato. Ho letto e poi...
I miei ricordi si fermano qui. Il resto è offuscato da una nebbia leggera. È buffo. Più dettagli cerchi di afferrare di un sogno più essi scivolano via. Più provi a ricordarne il sogno meno ti ricordi. Qui è il contrario. Più provi a ricordare della realtà meno ricordi, come se una nebbia pesante lo avvolgesse. È una cosa fantastica.
È un'occasione più unica che rara e non intendo sprecarla a rimugnarci sopra. Ora so quello che voglio fare. Voglio vivere il sogno. Voglio sapere cosa ha provato Andrea, voglio conoscere i segreti dei sogni. Voglio volare, viaggiare nel tempo, voglio rivedere le persone a me care. Voglio essere libera. Voglio ritrovare la parte si me più nascosta e misteriosa, voglio viaggiare nel mio cuore senza più tornare, voglio fondersi con il sogno. Voglio essere felice. Un'emozione che ho dimenticato da tempo.

Mi spingo con i piedi. Una spinta leggera,senza forza. Ma una spinta che in circostante normali, potrebbe costarmi la vita. Mi spingo giù dal balcone del secondo piano. E cado. È bellissimo. Mi sento libera, felice, sicura di me. E poi, a pochi centimetri da terra, mi blocco. E inverto tutto, volo verso l'alto senza fermarmi. Volo mi libro in aria plano sopra il bosco intorno a casa mia, plano dolcemente su un albero per poi rilanciarmi in un turbine di colori e magia, in un volo che mi libera da tutto, che mi fa sognare, che mi fa sentire magica. Sorvolo la città volando. È così bella. Silenziosa alla luce del sole... e poi mi viene un'idea. Mi concentro molto attentamente, vedo nella mente il desiderio della notte. E poco dopo accade nella realtà. Il sole tramonta piano, piano e la luce della luna inizia a illuminare la città. Ora è perfetta. Il silenzio irreale, che domina sul luogo è magico. È interrotto solo da un rumore strano, come dei passi. Ma...come è possibile. Allora lo vedo. Una figura sta camminando frettolosamente sul marciapiede. Non riesco a capire chi sia. Ma, mentre passa sotto la luce della luna, riconosco la corporatura di Andrea.

Sto per buttarmi fra le sue braccia, quando vengo colpita da una amara delusione. Non si tratta di Andrea. È strano. La corporatura è quella di Andrea, e i capelli anche. Cambia solo il viso. È un uomo. Labbra carnose, sopracciglia carcate, grandi occhi color nocciola e capelli talmente scuri da fondersi con la notte intorno. Emana come un qualcosa di irreale, come se non appartenesse al sogno ma fosse una cosa totalmente diversa. È talmente strano che non riesco a smettere di fissarlo. Poi mormora alcune parole. Non hanno un preciso senso per me:
《Finalmente sei qui. Ti stavamo aspettando.》
Cosa? Chi mi stava aspettando?
E mentre penso al senso di queste parole, sento il tintinnio metallico della sveglia infilarsi nel sogno. E il sogno fondersi con la realtà.

Mentre vado a scuola provo a ricordarmi qualcosa del sogno. Ma è davvero complicato. Ricordo che ho sognato lucido, una finestra aperta...
Altri piccoli dettagli iniziano ad affiorare nella mia testa. Uno in particolare. Un uomo. È l'unica cosa certa che ricordo con chiarezza. Il suo viso...era così... magico.
E poi mi blocco. Perché quel viso mi sta fissando proprio in questo momento.

#spazioautore
Volevo in anzitutto scusarmi per l'enorme ritardo a pubblicare. Ma davvero, sono stato incredibilmente impegnato. E poi volevo chiedervi:
Preferite capitoli più corti (diciamo circa 1500/2000 parole) ma aggiornati più frequentemente, o capitoli più lunghi, ma aggiornati con più margine fra uno e l'altro???
E mentre vi lascio a pensare io vi saluto.
Ciao❣









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