Omicidio

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Passarono giorni, credo, e io ero sempre rinchiusa nella stanza che era stata chiusa a chiave da fuori.
Un giorno era passato qualcuno con il vassoio di metallo contenente del cibo evidentemente scaduto. Almeno non erano parti del corpo mutilate, pensai.
Finalmente una cosa buona in quest'inferno.

Ero dimagrita così tanto da sembrare quasi uno scheletro e le ferite si erano rimarginate.

Avevo sete, tanta sete.
L'acqua non era inclusa nel pranzo, evidentemente. Sarei morta entro un giorno se non me la portavano subito. Era già da un giorno che non bevevo, o almeno, a me sembrava.

Perché mi stava accadendo questo? Perché ero lì?

Che avessi fatto qualcosa di grave nella mia vita precedente a questa prigionia?

Ormai avevo perso la speranza quando sentii il suono della sirena irrompere nel silenzio del giorno.

Le docce.

La porta si aprì di uno spiraglio e io esitai.

Non volevo più vedere quelle cose brutte. Volevo solo essere lasciata in pace.

L'unico modo per farla finita era farsi catturare dalle guardie che mi avrebbero ucciso.

Ecco, sarei uscita di notte e non mi sarei difesa.

Ma se avessero di nuovo chiuso la cella? Non potevo resistere ancora un altro giorno lì dentro.

Decisi di uscire e non entrare più in nessuna stanza, così la notte le guardie mi avrebbero trovato facilmente e avrebbero messo fine alla mia vita.
Non mi importava se mi facessero del male in quel momento, l'importante era che non avrei mai più sofferto.

Mi scese una lacrima.
Avevano vinto loro, alla fine. Non sarei sopravvissuta come mi ero ripromessa di fare.

Uscii con cautela dalla cella e trovai la suora attendermi con il suo sorriso caratteristico ed inquietante.

-Cosa ci fai fuori di notte?- ma che gran faccia tosta! Incominciai ad arrabbiarmi seriamente, mi aveva preso in giro facendomi rischiare la vita e ancora adesso continua a sostenere le sue menzogne?

Ero schizofrenica? Allora vuol dire che lei non è reale, quindi se non è reale non dovrebbe poi soffrire tanto se la uccido, no?

Sorrisi malefica e afferrai il vassoio di metallo dandoglielo in testa con forza più e più volte fino a che non si accasciò a terra con il cranio spaccato e in una pozza di sangue.

Qualcosa non andava.

Se non era reale perché sentivo l'odore del suo sangue? Perché, toccandola sento un corpo solido sotto le mie dita?
Perché i miei vestiti sono sporchi di schizzi insanguinati?

All'istante realizzai: lei era vera, il ragazzo mi aveva mentito.

Inorridii e lasciai cadere il vassoio a terra.

Cosa avevo fatto?

Corsi verso il portone d'entrata.
Volevo andarmene, non ne potevo più.

Urlai strattonando il pesante anello di metallo... ma cosa ci fa in un ospedale?

Sentii un brivido scorrermi lungo la schiena e mi girai.

C'era la suora.

Non sorrideva più.

-Non accettiamo atti di violenza, qui- disse freddamente.

-Verrai punita- si avvicinò velocemente e mi afferrò la testa sbattendola contro il muro e io persi i sensi.

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