Capitolo 12 - Promesse

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Louis

Harry aveva fermato la macchina vicino casa di mia madre.

"Harry, davvero, non c'è bisogno che tu lo faccia.. Hai visto? Non è andata bene con Zayn, lasciamo perdere, veramente.. Per me va bene così, credimi!" lo implorai, cercando di convincerlo.

Ma lui non voleva saperne. "Fammi fare una prova Lou. Non costa niente.."

Stringeva la lettera tra le mani, con aria decisa, ma non mi guardava in faccia. Così gli misi una mano sulla coscia, per richiamare la sua attenzione. "Haz..?"

Tirò su col naso e, lentamente, si girò verso di me. I suoi occhi erano spenti, persi nel vuoto, tristi. Vederlo in quello stato mi ridusse il cuore ad una nocciolina, e provai dolore. "Ti prego.. " Scossi la testa. "Non mi darò mai pace per questo.." Chinai la testa e mi trattenni dal piangere.

Harry allora sembrò riprendersi, fece un respiro profondo e mi afferrò la mano, con forza. "Basta, basta.." Poi si sporse verso di me sul sedile e mi baciò dolcemente la guancia, tirandomi a sé. "Andiamo dai. Ho voglia di conoscere tua mamma." E mi sorrise, un po' più allegro.


La porta, dopo qualche minuto, si aprì. Ed ecco mia madre sulla soglia, in vestaglia e ciabatte. Aveva un'aria stanca ma la trovai comunque bene. Era solo qualche giorno che non la vedevo, ma il sorriso mi spuntò spontaneo sul viso. Anche lei squadrò Harry.

"Si?" disse piano.

Vidi Harry mostrarle il sorriso più tenero e porgerle la mano. "Salve signora. Mi chiamo Harry Styles, e.." Esitò un attimo, con la mano di mia madre nella sua. Abbassò lo sguardo. "..Ho qualcosa per lei da parte di suo figlio." Concluse guardandola negli occhi, con rispetto e dolcezza.

Mia madre si portò una mano al petto, stupita e allo stesso tempo diffidente.
Incredibilmente, poco dopo, i due si erano accomodati in salotto.


Harry

Johannah, sulla vecchia poltrona in pelle, non mi staccava gli occhi di dosso. Mi fissava insistentemente, come se mi stesse studiando, con gli occhi sgranati. Le avevo appena finito di raccontare del mio incontro con Louis.. E aspettavo dicesse qualcosa, o mi cacciasse da casa sua, se non ci avesse creduto. Ma lei non disse niente.

"E.." Frugai nella tasca. "Questa è per te Johannah. Spero ti possa convincere e.. In qualche modo far star bene." Conclusi dandole la lettera.

Lei la prese, titubante.

"L'ha scritta lui." le confermai.

Cominciò a tremare, e piano, iniziò a spiegare il foglio. Dopo pochi istanti, si portò una mano sulla bocca e soffocò un lamento. Continuando a leggere, poi, accennò una tiepida risata, ma subito dopo scoppiò a piangere, stringendo forte al petto il pezzo di carta. Non ne capii il motivo, ma dedussi stesse sorridendo per qualcosa che avesse scritto Louis.

Mi girai d'istinto verso il piccolo, appollaiato sul bracciolo del divano, poco distante da me. Infatti sorrideva, con lo sguardo perso su di lei, ma con le lacrime che gli correvano sulle guance. Non si scompose più di tanto, era come se il suo sorriso stesse lottando per essere decisamente più forte del suo pianto. L'amore che provava verso di lei era più forte di quel dolore.

"E' proprio il mio Louis.." Singhiozzava Johannah, scuotendo la testa incredula.

Mi diventarono gli occhi lucidi, e strinsi i denti per non piangere ancora come un bambino.

Lei mi guardò ed io le sorrisi, dolce. "Hai un figlio fantastico, Johannah." dissi, ma subito mi tremò la voce e tutti gli sforzi fatti fino a quel momento furono nulli. Scoppiai a piangere davanti a sua mamma, come un idiota, nascondendomi la faccia nelle mani.

SUONA ANCORA PER ME ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora