IL SASSO DISUBBIDIENTE

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ILSASSO DISUBBIDIENTE

Nel sottoscala di una città che a stento si potrebbe definire una metropoli, o pure una cittadina, insomma in un polveroso sottoscala di un paesino d'entroterra si trovava, tra il 1847 e il 1851, una scrivania. Questa scrivania, ormai ridotta a qualche povera asse tarlata, recava dentro un cassetto una scatola contenente una lettera. La lettera, scritta in modo quasi illeggibile, recitava pressappoco queste poche righe:


"Caro e illustre Avvocato, vi informo che l'infamia che rischiava d'offendere il vostro nome e macchiare la vostra condotta è stata, per così dire, cessata da una coperta di terra e fango tra via de' pellicciai e vico vecchio. Spero che la vostra onorabilissima persona riconosca la bontà del nostro gesto guidato, più che dalla ricompensa, da sincera ammirazione.

In fede Fulvio Abbuoni

5 novembre 1847"


Se ad oggi vi capitasse di recarvi in quello stesso fangoso crocicchio tra Via De' Pellicciai, ora via Mauller, e Vico Vecchio e scavaste qualche decina di centimetri in profondità forse non vi trovereste niente. Ma se vi foste lì recati entro l'alba del 6 gennaio del 1852 allora potreste aver trovato un'oggetto tanto insignificante quanto enigmatico. La nostra storia è la storia di quest'oggetto, mal volentieri reo di un crimine non suo.

Quando il commercio più remunerativo del paese in cui si agitano le figure della nostra storia era in orzo e fagioli borlotti, il borgomastro locale era Antonino Mercavelli; tale Antonino era nipote di un più famoso Mercavelli coltivatore di canapa tessile, altra fonte di guadagno per la zona fino al fallimento della sua casa di tessitura. La storia attorno al fallimento della Mercavelli Intessuti non è la nostra storia ma ne è in qualche modo la genitrice. Augusto, tale è il nome del prozio, era un abilissimo commerciante. I suoi registri contabili erano l'invidia di tutte le attività della zona, mai un saldo mensile negativo in 27 anni di onorata attività, neanche l'incendio dei campi avvenuto durante un nefasto settembre era riuscito a macchiare di rosso quei registri. La fama di Augusto superava le contrade locali e i suoi prodotti facevano buon vendere nei paesi vicini. Sembrava che ogni impiegato e ogni fornitore trovasse Mercavelli una figura paterna e affidabile sebbene intorno a ogni florida attività non può che vorticare anche un pulviscolo divoci sibilline e velenose. E forse queste voci portarono così rapidamente la Mercavelli Intessuti ad un tracollo. Ciò che è certo è che una di queste voci redasse la lettera che porto il rispettato Mercavelli a spararsi con una derringer a doppia canna. Il contenuto di quella lettera, ahimè, non ci è dato conoscerlo, ma sfuggi dalle note del delitto sino alle bocche dei passanti il nome di colui che causò una così tragica fine: Fausto Parini. Parini era l'amministratore e contabile delle finanze di quel piccolo impero e forse conoscere da così vicino i guadagni del suo padrone l'aveva aiutato a capire quanto insulso fosse il suo guadagno rispetto ad una tale fortuna. Fortuna che perì insieme ad Augusto e che lo portò a perdere il lavoro ma non la libertà poichè nessuno venne in effetti arrestato per la morte del signor Mercavelli.

Nell'ottobre del 1847 sotto Antonino Mercavelli il borgo godeva di una certa vitalità campagnola che gli insoddisfabili uomini di città avrebbero ben definito deserto. Oltre ad un barbiere, un fabbro ed una drogheria aveva aperto da alcuni anni un ufficio notarile di chiara reputazionee cospicui guadagni, poichè si sa che un uomo di legge è capace dicavar quattrini anche alla mensa dei poveri. Lo studio era perfino dotato di un assistente giovane e brillante sebbene più adatto ad uno studio d'artista che a uno notarile. Daniel Ferner era stato finoa pochi mesi prima uno studente in diritto presso una grossa città distante alcuni giorni di posta ed era uno dei pochi tra i suoi colleghi che non solo aveva terminato i corsi con solo un paio di anni di ritardo ma aveva anche preferito lavorare piuttosto che sperperare i soldi del padre alla bisca e al baretto. A Daniel spettava l'ingrato compito di ordinare le carte del notaro, tale Ernesto Parini, ed era così eccezionale in quel compito che l'eccessiva perizia talvolta infastidiva Parini che desiderava che talune delle sue carte non fossero toccate da anima viva fuor che lui. Ma si sa che ciò che è proibito attira due volte il curioso e l'incauto e ben presto Daniel ammattì pur di scrutare quelle carte. Parini, uomo non troppo acuto, a sua insaputa condivise molti dei suoi segreti con un troppo precoce giovanotto. Molti di questi segreti erano cose di poco conto che meritavano segretezza solo per maggior tranquillità e sicurezza del notaro, ma uno di questi segreti era ben più scottante di ciò che Daniel avrebbe mai immaginato. Ciò che trovò era un vecchio documento, forse vecchio di decenni, che redasse Fausto Parini e che recava la condanna d'Augusto Mercavelli sotto forma di minacciosa presa di coscienza d iun qualche peccato del mercante che troppo pesava sulla sua coscienza. Daniel Ferner, preso da un fuoco sacro forse più poichè sprovveduto che per spirito di legge, incuriosito e stupito dal suo ritrovamento cercò il parere d'un suo caro amico che riteneva il più alto consiglio nelle situazioni incerte. Questi era un giovane moro che il padre chiamò Stefano Mauller, ma che l'amico affettuosamente riconosceva come Fanni. Daniel e Fanni ebbero quindi congresso nella casa del secondo e decisero sul da farsi. Decisero infine che, per onor di cronaca, sarebbe stato conveniente presentare quelle nuove indiscrezioni sull'ormai storico caso alla casa comunale. Questa, che forse sembrava una ragionevole scelta priva di danno, risultò fatale. Spiati da una coppia stravagante, che aveva seguito i chiassosi amici dallo studio del notaro sino alla casa di Fanni, non s'accorsero d'essere seguiti. La coppia di furfanti, che si potrebbero definire onesti signori se s'ignorasse il tanfo d'alcool e i modi da taverna, spiava da alcuni giorni il giovane Ferner poichè gli era parso troppo brioso per non aver qualche cosa tra le mani di cui volevano essere messi a parte. Era, a ben vedere, cosa da poco questa notizia per due gentiluomini come loro se non fosse che un, per così dire, caro amico loro che aveva più volte commissionato qualche furtarello o visita in case private era il Parini nipote del contabile che rese pubblico il mesto segreto che uccise Augusto Mercavelli. Si risolsero quindi a fare un favore all'amico caro usando un grosso sasso di almeno 12 libbre grosse da far capitare intesta a Daniel Ferner che più spesso aveva il capo per aria che non per terra. Non appena i due giovani furono tra Via De' Pellicciai e Vico Vecchio intenti a raggiungere la casa comunale i furfanti lasciarono cadere il sasso sul capo di Daniel. Sia che la vista appannata, sia che lo svelto passo dei ragazzi, sia che il sasso prese volontà propria, risultò tutto in un gran frastuono. Daniel corse via spaventato dal fracasso e Fanni cadde morto col cranio scarlatto. I due gentiluomini, poveri di spirito ma non tanto da non rendersi conto dell'errore avvenuto, raggiunsero ansimanti la casa del notaro entrando da una porta per la servitù e gli narrarono i fatti. Quello fu dapprima compiaciuto, poi allarmato e poi pensoso. Diede di mala voglia poche monete ai due sventurati e li mandò a seppellire il sasso che lo aveva assai offeso essendo disubbidiente. Di certo non desiderava la morte di un innocente ma non poteva rischiare che questi antichi fatti ridestati potessero attrirare su di lui le ire e lo scherno del paese costringendolo a chiuder battenti. L'incidente comunque sortì i suoi effetti: Daniel fuggì dalla via insanguinata e per la paura non parlò per alcuni mesi, nessuno vide quella scomoda lettera e il sasso venne sotterrato proprio in quel nefasto incrocio. Solo allora Fulvio Abbuoni, uno dei due criminali, scrisse la lettera al notaro per informarlo d'aver occultato la prova del delitto.

Il 7 novembre 1847 si celebrò il funerale di Stefano Mauller. Nessuno venne incriminato poichè l'unico testimone aveva perso la parola per il turbamento. Passarono 4 lunghi anni e solo allora qualcosa accadde. Si sa beneche la giustizia è lenta tanto più è anziano chi se ne occupa e i gendarmi del paesino in cui s'avvicendano i fatti qui narrati sono tanto decrepiti che se li trovaste a riposare potreste facilmente credere che siano finalmente morti. E nonostante questa mortale lentezza a dicembre del 1851, a causa d'una perlustrazione a casa del notaro per alcune brevi ma concise parole deposte da Daniel Ferner, ormai ripresosi dall'accaduto, venne trovata la lettera d'Abbuoni. In breve si scavò nell'ormai noto crocicchio e venne rinvenuta l'arma del delitto nel mattino del 6 gennaio 1852. In quella stessa mattina Abbuoni venne arrestato e con lui Ernesto Parini, rei d'essere esecutore e mandate del brutale assassinio. Così Via De'Pellicciai venne rinominata Mauller in onore di Fanni e voi scopriste perchè un sasso pùo essere causa di tanti sconvolgimenti.










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⏰ Last updated: May 07, 2023 ⏰

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Il Sasso Disubbidiente - Adriano WanderWhere stories live. Discover now