Prologo

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La vita di Astraea è sempre stata caratterizzata da piccole tragedie.

Non sapeva perché o come queste piccole tragedie accadessero, ma per un motivo o per un altro, si era sempre trovata a fare i conti con delle disgrazie più grandi di lei.

Come quando a cinque anni si era persa nel centro commerciale e sua madre aveva dovuto chiamare le polizia.

O a dieci anni, quando nel soffiare le candeline un ondata di vento aveva fatto si che il fuoco delle candeline le arrivasse ai capelli e ne bruciasse delle ciocche.

A sedici anni aveva scoperto il suo fidanzatino baciare un ragazzo – piccola tragedia, che però risultò in una grande amicizia.

Poi a venti si innamorò della persona più sbagliata, una vera e propria tragedia.

Infine a ventisei, la morte dei suoi genitori.

Faceva freddo, indubbiamente freddo, ma Astraea si era dimenticata come fosse bello sentirsi il sole addosso nonostante il vento ti punzecchiasse la pelle. Seattle a confronto era gelida, bagnata e cupa, ma Seattle era casa e Blue Hill era più un ricordo. Sin dalla nascita di Aaliyah, Astraea aveva capito che quella era la sua via d'uscita, se fosse stata figlia unica Jack e Vivienne West non l'avrebbero mai lasciata andare via dalla piccola città, ma adesso c'era Aaliyah e l'idea di lasciarla andare a Seattle non sembrava la fine del mondo. Così a diciotto anni aveva lasciato tutto ciò che conosceva e si era trasferita con zia Olivia e all'improvviso tutto sembrava avere senso. Non si era mai sentita parte di Blue Hill, non le apparteneva, Seattle invece le era entrata in corpo fino alle ossa e adesso più che mai ne sentiva la mancanza.

La Blue Institute non era affatto cambiata, l'edificio sembrava star cadendo ancora a pezzi e per un momento Astraea era quasi tentata dal riportare la sorella a casa. Si trovavano in macchina, parcheggiate dall'altro lato della strada. La campanella era suonata per la terza volta, ma Aaliyah non si era ancora alzata dal sedile.

"Non devi andare se non vuoi, posso chiamare il preside e-"

Aaliyah non la lasciò nemmeno finire, si slacciò la cintura di sicurezza, prese lo zaino e si precipitò fuori dalla macchina verso la scuola. Astraea sospirò lievemente. Erano passati cinque giorni dai funerali, sei giorni dal suo ritorno e sei giorni in cui Aaliyah non le aveva proferito parola.

Un altro sospiro lasciò le sue labbra, poi mise in moto e lasciò il perimetro della scuola.
Non era riuscita a spiegare ad Aaliyah cosa fosse successo ai genitori, non che ci fosse esattamente nulla da spiegare. Era stato un incidente d'auto, niente più niente meno.

Non aveva ancora pianto, non perché non fosse distrutta dalla morte prematura dei suoi genitori, semplicemente non ci riusciva.

Era difficile svegliarsi al mattino, era difficile anche solo riuscire ad aprire gli occhi ed uscire dalla propria stanza e passare di fronte a quella dei genitori, consapevole che non avrebbe mai più sentito il russare tonfante del padre e le continue lamentele della madre. Era difficile indossare i vestiti che Vivienne si era assicurata di lavarle ogni settimana, nonostante lei non fosse lì per indossarli, nonostante vivesse in un'altra città, ma li aveva sempre lavati perché "Puzzerebbero di chiuso". Era difficile passare davanti allo stipite della porta della cucina dove Jack aveva segnato ogni anno l'altezza delle due figlie, Astraea si era fermata ai diciannove, ma l'ultima di Aaliyah risaliva a due settimane prima. Era difficile aprire il frigo e notare che gli avanzi che Viv aveva lasciato in frigo erano ancora lì. Forse li avrebbe riscaldati quella sera, forse li avrebbe mangiati l'indomani, ma adesso erano solo da buttare. Era difficile anche solo respirare in quella casa perché ogni sua parte, ogni minimo centimetro di quella casa, era sto toccato o costruito da Viv e Jack.

Piccole TragedieWhere stories live. Discover now