Capitolo 8

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Siamo scappate.
Cioè, non proprio scappate. Ma siamo partite, per andare lontano. Ho deciso di portarti al confine degli Stati Uniti, sulle coste della California.
La mattina mi sono svegliata presto e ti ho preparato la colazione, portandola in camera. Ti ho svegliato, scossando la tua spalla dolcemente.
-La colazione è pronta.
Ho sussurrato nel tuo orecchio. Ti sei lentamente stiracchiata e hai aperto gli occhi stanchi. Hai mormorato qualcosa e mi hai sorriso, prendendo la colazione dalla mia mano e iniziando a mangiare. Eri perfino bella quando mangiavi.
-Che c'è?
Hai chiesto con le sopracciglia alzate, vedendo che ti stavo fissando. Alzai le spalle e ti baciai la fronte. Quando mi sono tirata indietro, avevi ancora gli occhi chiusi. Ho sorriso.
-Vado a preparare le valigie.
Ti ho detto e tu hai annuito. Sono andata di sotto e ho messo le cose più importanti nella nostra valigia e qualche vestito. Non sapevo per quanto saremo state via. Tre giorni? Cinque? Dieci? Non sapevo.
Passata una mezz'oretta sono rientrata in camera e tu ti stavi mettendo una felpa, che era la mia, e dei pantaloni leggeri.
-Pronta?
Ho chiesto. Tu ti sei voltata verso di me con un sorriso e, Dio, se era bello quel sorriso. Sentì il mio cuore sciogliersi e non mi resi conto che ti stavo fissando finché tu non ti sei avvicinata a me e mi hai baciata.
Ma, il telefono prese a suonare.
-Pronto?
Ho risposto.
-Oh...noi veramente stavamo per partire.
Ho aggiunto. Era il dottore, voleva visitarti.
-Facciamo fra quattro giorni magari? Va bene? Grazie mille, arrivederci.
Ho chiuso la telefonata e mi hai guardata con un sorriso sognante.
-Che c'è?
Ho chiesto confusa, ma comunque le mie labbra erano ripiegate verso l'alto.
-Nulla. Io...
Hai cercato di dirmi qualcosa, ma le tue labbra si sono chiuse di nuovo.
-Sicura che vuoi partire?
-Certo.
-Andiamo.
Ti ho preso la mano, e siamo scese. Guardai un'ultima volta il salotto, controllando di aver preso tutto.
-Hai preso tutto?
Mi hai chiesto, stringendomi la mano. Ho annuito e appena siamo uscite, siamo entrate in macchina e ho messo in moto il motore.
-Arriviamo, California.
Ho sussurrato, facendo ringhiare il motore. Tu hai riso e ho pensato che era il suono più dolce e melodico che abbia mai sentito in tutta la mia vita.
Il viaggio è stato lungo, lungo, e ancora lungo. Ci siamo fermate una decina di volte, e tu ti addormentavi sempre con la musica in sottofondo. Eri carina quando dormivi, adorabile.
Mi sono fermata in un autogrill, avevo molto sonno e non appena ho spento la macchina, e quando era tutto fermo, i miei occhi si sono chiusi, e come se fosse passato un secondo, erano già aperti con la luce del sole abbagliante.
-Siamo arrivati?
Gai chiesto. Probabilmente ti eri appena svegliata, dato il tuo tono di voce.
-Quasi, piccola.
Ho risposto, mettendo di nuovo in moto l'auto. Tu eri arrossita. Amavo, quando arrossivi.
Sono quasi passate altre tre ore e un enorme cartello con la scritta "California" si vedeva all'orizzonte.
-Siamo arrivati?
Hai chiesto saltando sul posto. Ti ho sorriso. Ero felice. Eri felice. Eravamo felici.
-Siamo arrivati.

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