Notte bianca

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Capitolo 01

Chiudo la porta dietro di me, sono stanco morto, stravolto direi... ma ne ho tutto il diritto dopo aver passato la giornata peggiore della mia vita!! E non lo penso solo perchè sono stanco, lo penso perchè è dannatamente vero, ma chiunque la penserebbe così se fosse nei miei panni. «John, fai del caffè» stringo la mano a pugno a quella richiesta, guardando con odio per niente celato il mio coinquilino, che per tutta risposta se ne sta comodo sulla sua bella poltrona e con il violino in mano. Suona qualche nota, forse a caso o forse no, in ogni caso riesce ad irritarmi.

«Fattelo da solo il caffè, per quel che mi riguarda vado a dormire» rispondo acido avviandomi deciso verso la mia camera. Mi mordo l'interno della guancia rendendomi conto di essere stato anche fin troppo duro con Sherlock, nonostante sia al centro del mio malumore e per giusti motivi. Solo che lui proprio non ci arriva!!

«Sei nervoso, John? Eppure abbiamo appena risolto un caso, dovresti essere felice» ...ecco, appunto. Mi volto verso di lui, facendo perno su tutta la mia buona volontà e tutto il mio desiderio di non saltargli alla gola e so che è davvero poco, ma specialmente mi appoggio all'idea che ho di fronte a me il mio migliore amico... se così posso ancora chiamarlo dopo oggi, o meglio ieri visto che mezzanotte è passata da un pezzo.

«Sherlock, è ovvio che sono felice di aver risolto il caso. Solo che...» prendo un profondo respiro. «...sono stanco, è stata una giornata impegnativa, ed ho bisogno di un letto» pronuncio con calma ogni parola come se avessi a che fare con un bambino, non che ci vada lontano visto le grane che pianta quando si annoia.

«Vai nel mio, è più vicino» sgrano gli occhi mentre me lo dice, guardandomi poi come se avesse detto la cosa più normale di questo mondo, come "passami il sale".

«Nel tuo letto?!» esclamo indignato senza trattenermi.

«Sì, perchè?! È comodo, sicuramente più del tuo che è troppo rigido, poi la mia camera è indubbiamente più vicina della tua e se sei veramente così stanco mi sembra ingiusto farti fare altre scale. Poi stasera devo finire assolutamente l'esperimento che ho iniziato prima che Lestrade ci chiamasse e perciò è alquanto improbabile che usi il letto stanotte» la sua flemma nel dirmi certe cose a volte mi spaventa, anzi posso togliere "a volte": lui mi spaventa!

«È un tuo modo contorto per dimostrarti gentile nei miei confronti?» chiedo, sperandoci quasi.

«No, il mio era un consiglio pratico» muove di nuovo l'archetto lasciando uscire un inizio di melodia, molto bella, ma che ora come ora non riuscirei ad apprezzare.

«Sì, certo un...» mi blocco folgorato quasi sul posto, per poi sgranare gli occhi e guardarlo non male, di più!! «Come fai a sapere che il mio letto è rigido?!!» esclamo facendo qualche passo in avanti.

Ferma l'archetto alzando piano lo sguardo su di me. «Ci ho dormito, ovvio» ...ovvio certo, per lui.

«No, non è ovvio. Perchè ci hai dormito?» la sola idea che Sherlock si sia deliberatamente addormentato nel mio letto, quando faccio fatica a farlo dormire nel suo, mi sembra ridicolo!!

«Mi andava e mi trovavo in camera tua e...» alzo la mano zittendolo.

«Fermo! Non lo voglio sapere, ho cambiato idea, preferisco andare a dormire» gli do nuovamente le spalle, prima di cambiare nuovamente idea e farglielo ingoiare quell'archetto.

«Se riesci a fare le scale deduco che tu possa anche prepararmi il caffè» mi dice quando ormai sono a metà rampa.

«Preparatelo da solo!!» sbraito irritato togliendomi la giacca una volta in camera, sentendo al piano di sotto Sherlock iniziare a suonare una melodia dolce e gentile, così diversa da come è lui che mi sembra quasi un paradosso. Mi sdraio sul letto completamente vestito, fatta eccezione per le scarpe, con la musica del violino come sottofondo e che in breve tempo riesce a portarmi nella più completa calma; crollo infine stravolto, mentre le immagini delle ultime ventiquattro ore mi affollano la mente senza darmi tregua.

The Next DayWhere stories live. Discover now