Capitolo 10

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Leònidas e i gemelli non erano nella sua stanza, né in quella del chico caliente e Frank iniziò a preoccuparsi. Prese a girare senza meta per il castello, gridando i loro nomi, finché un vampiro dai lunghi capelli bianchi non spalancò di colpo una porta e le piombò quasi addosso ringhiandole di smetterla di fare rumore.

Frank avrebbe voluto protestare che tanto lui non stava dormendo, ma era morto, però non lo fece: gli occhi del succhiasangue non promettevano niente di buono. Così annuì e chiese scusa, proseguendo oltre in silenzio. Alla fine, disperata, tornò da Damastair. Di certo lui doveva sapere tutto quello che accadeva nel castello, altrimenti che razza di belfagor era?

Non appena svoltò nel corridoio che portava alle sue stanze, l'alta porta si aprì e il demone le venne incontro. Sembrava sconvolto. « Tu... ».

« Dove sono Leònidas e i gemelli? ».

Il demone le si avvicinò. Si mosse così rapidamente che Frank sussultò quando d'un tratto se lo ritrovò davanti. Damastair abbassò lo sguardo, le prese le mani tra le proprie e se le portò al volto. Prima che Frank potesse protestare o domandare alcunché, ne baciò i palmi, fissandola coi suoi occhi troppi grandi lucidi e commossi.

La ragazza era senza parole. « Ma perché... ».

« Tu ci sei riuscita », mormorò lui.

Frank capì che si riferiva al fatto che l'aveva appena strappato a Serafim. Annuì e sorrise, felice. « Sì, ci sono riuscita ».

Il demone sussultò, come sorpreso. « E non mi vuoi come tuo schiavo! », esclamò, apparentemente sbalordito.

« Ma certo che no! Che razza di domande fai, scusa? », sbottò lei, poi scrollò le spalle, « Adesso però devi aiutarmi: bisogna che troviamo Leònidas e i gemelli. Meglio se leviamo le tende, non sia mai che Serafim cambi idea ».

« Ti ha dato la tua parola: siete al sicuro », le garantì il demone.

« Sì, beh... di prudenza non è mai morto nessuno », tagliò corto Frank. La realtà era che non aveva più energie: il breve scontro con Serafim l'aveva completamente prosciugata. Se un vampiro, uno qualsiasi, anche un principiante morto la sera prima, avesse provato a sfiorarla, lei sarebbe stata completamente inerme. Era un'idea che la terrorizzava. Aveva sempre avuto una fifa nera dei succhiasangue, ma si era trattenuta sicura di poter tener loro testa, in qualche modo: ora non più. Doveva riposare, dormire e riprendere le forze, ma non poteva farlo al castello. Come avrebbe potuto appisolarsi in un posto pieno di vampiri, eh?

No, doveva andarsene, e subito, prima di cedere al panico e mettersi ad urlare. Frank fissò intensamente il demone negli occhi e attese che lui decantasse tutto quello dentro di lei.

Alla fine Damastair annuì. « Molto bene. Gli umani sono in cucina. Vieni, ti mostro a strada », disse, offrendole il braccio.

Frank vi posò sopra la sua mano, sentendo muscoli duri e sinuosi sotto la manica di stoffa leggera. E non erano muscoli umani: sembravano liquidi, come se cambiassero ad ogni suo movimento. Era una sensazione strana ma, in tutta sincerità, Frank non riusciva a trovarla spiacevole.

« Ne sono felice », commentò Damastair, leggendo il suo pensiero. « Non sono in molti gli umani che non mi trovano ripugnante ».

Lei fece spallucce. « Sei un belfagor: non il più bello, ma certamente nemmeno il più brutto dei demoni », commentò, asciutta e sincera.

Damastair si finse piccato. « Non il più bello, eh? », fece, rizzando la schiena in una posa impettita che la fece ridacchiare.

« Beh, no. I demoni antropomorfi, quelli sì che sono carini. Ne ho incontrati un paio che... », fece una smorfia molto eloquente, «... da mangiarseli con gli occhi! ».

NIGHTERS - La GuardianaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora